La delegazione a Roma guidata dal presidente Antonio Peccati e dal direttore Alberto Riva
"Noi crediamo nel valore economico e sociale dei servizi di prossimità e della piccola impresa. Perché pensare al piccolo non significa pensare in piccolo, non significa chiedere politiche da riserva indiana, ma al contrario significa farsi carico delle città e dei territori come bene comune".
Queste parole del presidente di Confcommercio Imprese per l'Italia, Carlo Sangalli, hanno caratterizzato uno dei passaggi più significativi della relazione al centro dell'assemblea nazionale, svoltasi mercoledì 7 giugno presso l'auditorium di via della Conciliazione a Roma. Un'assemblea a cui ha preso parte la delegazione di Confcommercio Lecco, guidata dal presidente Antonio Peccati e dal direttore Alberto Riva e composta anche dai componenti della Giunta Severino Beri (vicepresidente), Peppino Ciresa e Cristina Valsecchi, e dai consiglieri Raffaella Beri, Giuseppina Gallarati, Ferruccio Adamoli, Giulio Bonaiti, Marco Caterisano, Lucio Corti, Luca Spreafico, Roberto Tentori.Il presidente Sangalli ha preso la parola dopo l'inno nazionale, la lettura del saluto del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e un video emozionale. Nella sua relazione è partito da un omaggio alle vittime della alluvione che ha colpito Emilia Romagna, Marche e Toscana (raccogliendo il primo applauso), puntando subito l'attenzione sul tema della transizione ecologica, sulla "permacrisi" e sulla stagione "densa di incertezze, emergenze e sfide" anche a livello europeo. "La crescita in Italia è merito delle nostre imprese. E i nostri settori sono stati i più colpiti dalla crisi, ma non si sono mai arresi mostrando sempre coraggio e responsabilità. Il tasso di occupazione non è mai stato così alto, ma c'è spazio per nuova occupazione. Del resto il terziario di mercato sta vivendo una persistente carenza di personale soprattutto nel turismo e nel commercio. Occorre intervenire per colmare la distanza tra formazione ed esigenze delle imprese, così come per programmare adeguati flussi di lavoratori immigrati". E ha poi affrontato la questione Neet: "È una vera emergenza. Don Milani diceva che se si perdono i più fragili la scuola diventa un ospedale che cura i sani e respinge i malati".
Dopo un passaggio relativo al contratto del terziario ("Non ci piace alimentare polemiche, ma gli argomenti infondati vanno confutati: la nostra contrattazione collettiva ha da sempre garantito trattamenti economici adeguati e proporzionati") ha poi toccato l'argomento relativo alle sfide del Pnrr: "Siamo preoccupati per il rallentamento degli investimenti privati: questo non va bene perché nell'ottica del Pnrr è importante che questi siano complementari a quelli pubblici".
Molto apprezzati sono stati i passaggi sulla necessità di tenere insieme semplificazione e legalità, sulle azioni di contrasto ad abusivismo e contraffazione e sulla moneta elettronica ("Siamo da sempre favorevoli, ma bisogna abbassare costi dei Pos e serve più trasparenza delle commissioni"). Sul tema del fisco Sangalli ha raccolto l'applauso più significativo quando, parlando di web tax, ha affermato: "Non capiamo perché un piccolo commerciante debba pagare le tasse, tutte e subito, mentre questo non succede per le grandi piattaforme globali!". Così come la platea ha apprezzato il passaggio sull'Iva ("Bene la razionalizzazione, ma essa non dovrà mai tradursi in un incremento della tassazione indiretta su beni e servizi").
Ampio risalto è stato dato dal presidente anche alla questione urbana: "Noi crediamo nel valore economico e sociale dei servizi di prossimità e della piccola impresa. Vanno tenute insieme rigenerazione urbana dell’ambiente costruito e degli spazi pubblici con la rivitalizzazione dei servizi di prossimità e con la valorizzazione del modello italiano di pluralismo distributivo. È l’unico antidoto alla desertificazione commerciale dei centri storici e delle periferie, così come delle aree interne e montane". Il presidente Sangalli ha concluso evidenziando come si debba "mettere al centro le persone che anche nelle stagioni più complicate costruiscono la speranza e il nostro futuro".
Di persone ha parlato anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: "Le persone sono il motore sociale del nostro Paese e devono essere messe al centro. Noi vogliamo trasformare Italia. C'erano previsioni negative rispetto al governo Meloni invece non è stato così, anzi. Le imprese hanno il merito di questo risultato, grazie alla loro capacità di reagire. Il sistema italiano è fatto di tante realtà piccole e con filiere corte, con milioni di soggetti produttivi nell'economia reale". E ha aggiunto: "È importante che i giovani tornino a capire che ci si realizza anche con il lavoro. Le imprese non trovano personale, ma nello stesso tempo ci sono 3 milioni di persone che non lavorano, non studiano e non cercano occupazione. Cosa abbiamo fatto? Essendo un governo pragmatico abbiamo disincentivato il reddito di cittadinanza e incentivato i giovani ad attivarsi. Solo così, tra l'altro, si agisce per riuscire a sostenere la natalità che è un grosso problema italiano".
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