2022-11-19

“L’Italia, il voto, il dibattito politico e i gravi problemi sul tappeto. Siamo messi male!”



Dal lecchese Sergio Fenaroli riceviamo e pubblichiamo:

Dopo la batosta elettorale del 25 settembre, con il voto che ha registrato la vittoria della destra in Italia, le forze progressiste ancora stentano con evidente difficoltà a riprendersi, prevalgono personalismi e pratiche di partito che eludono un confronto più ampio con l’elettorato.

E’ difficile creare una convergenza di interessi che favorisca la necessaria unità di intenti. L’azione distintiva di personaggi di dubbia coerenza e linearità politica come Calenda e i suoi amici è un indubbio problema per il quadro politico progressista del Paese. Lo hanno evidenziato le elezioni politiche nazionali e ora anche in concomitanza con l’elezione per il rinnovo della Regione Lombardia si ripresenta la spaccatura del fronte progressista, che favorirà di nuovo la destra lombarda che da 28 anni governa nella nostra Regione accumulando ritardi e manchevolezze, in particolare nel campo sanitario esplose con la crisi pandemica legata al Covid-19.

Il nuovo Governo, dal canto suo, si è distinto per quello che effettivamente ha manifestato di essere, aggressivo e sprezzante con i più deboli (emigranti, studenti, disoccupati) e indulgente con i più forti (evasori fiscali e detentori di capitali illeciti all’estero). E’ quello che si aspettavano gli italiani?

E’ in atto una evidente campagna di distrazione di massa, rispetto ai gravosi problemi che coinvolgono le condizioni economiche di milioni di famiglie e imprese. I nodi sono al pettine, presto ci coinvolgeranno e risulterà evidente la loro incapacità a farvi fronte.

In questi ultimi 30 anni il confronto politico si è caratterizzato nella contrapposizione delle forze politiche, la drammaticità dei problemi che abbiamo vissuto di recente, come la pandemia che ancora incombe, ma in particolare rispetto alla crisi sistemica attuale. Tutto ciò richiede una maturità e una consapevolezza del quadro dirigente che purtroppo non esiste.

La caduta del Governo Draghi è un esempio. Con tutti i suoi limiti, errori e ritardi è la testimonianza diretta e più recente che nessuno può negare e tuttavia quella esperienza, a mio avviso, dovrà essere rivalorizzata e l’attuale Governo, se non avrà questa consapevolezza, non farà molta strada, a farne le spese saremo ancora noi italiani.

Verrebbe da dire “chi è causa del suo mal pianga se stesso”. In realtà l’impoverimento progressivo di ampi strati della popolazione, favorito dall’erosione di salari e pensioni, l’aumento dei prezzi e l’inflazione a due cifre, le profonde diseguaglianze e la recessione economica imporrebbero maggiore serietà e pacatezza da parte di chi si è assunto l’onere di governare il Paese.

Altrettanto deve valere anche per chi è all’opposizione. Il loro orientamento deve trovare radicamento tra le fasce sociali più esposte, sensibilizzare milioni di cittadini, lavoratori e giovani che sbagliando hanno disertato le urne, forse anche per le ragioni che da troppo tempo si sono sentite non più rappresentate né dai partiti né dai sindacati a loro più vicini.

La campagna congressuale in atto della Cgil e il dibattito costitutivo del Partito democratico nella loro piena consapevolezza, autonomia e specificità operativa dovranno porsi questi interrogativi e saper adottare le adeguate scelte e azioni politiche imposte dalla crisi, consapevoli che milioni di italiani attendono una loro rinascita.

Sergio Fenaroli (Lecco)

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