2021-06-24

RICCARDO CASSIN: RICORDO AFFETTUOSO PER UN GRANDE PROTAGONISTA.

Un omaggio del mondo dell’alpinismo alla memoria 

nel dodicesimo anniversario della sua morte 

 


di Renato Frigerio - Fa parte del nostro senso del dovere e dell’amicizia questo breve ricordo, e così facendo quello che certo lui vuole, farlo rivivere tra le persone con le quali si trovava bene. Allora facciamo anche quello che si deve. Scriviamo le lodi di lui, alpinista, uomo e personaggio, come cifra di spessore dell’ambiente della montagna lecchese e non solo. 

Semplicemente un ricordo? Non è possibile definire semplice ricordo il pensiero di una persona il cui incontro ha segnato la tua vita. Mi piaceva farmi raccontare da Riccardo le sue imprese in montagna: queste esaltanti imprese erano state per me, sin dall’inizio, un forte motivo di interesse attraverso la storia dell’alpinismo “eroico” della propria epoca, a partire dal periodo del sesto grado, anche come dinamica di un fenomeno culturale. . 

Riccardo Cassin non c’è più, l’alpinismo continua, come la vita del resto. Anche in suo onore, nel suo nome, nel suo ricordo. Si dice che la vita va avanti, si può anche dire che uno dei comandamenti di Riccardo era quello di non perdere tempo in sentimentalismi e “lavorare” seriamente per realizzare gli obiettivi da raggiungere. 

Riccardo Cassin appartiene alla sacralità della leggenda e le leggende vivono per sempre: non lo abbiamo dimenticato né mai lo dimenticheremo. 

Per molti in montagna è stato come un secondo padre. Sempre prodigo di consigli, anche se portati in modo ruvido e energico: un padre e un amico, un caposcuola. 

Ogni volta sosteneva con convinzione che l’essenza vale e conta più dell’apparenza: lui dice quello che sente e prova, senza mellifluità. Uomo di grande umanità e dirittura morale, severo ed esigente con se stesso lo era anche con il prossimo. 

Per molti alpinisti lecchesi è diventato un amico dopo essere stato un maestro. La sua è una realtà leggendaria fatta di cose semplici ed enormi generate da una carica esplosiva e un orgoglio smisurato. Salutava tutti con affetto e rispetto del prossimo, del valore altrui, è stato aperto all’evoluzione in favore delle giovani leve e alle forme di espansione che li vedeva coinvolti. 

Un grande sotto tutti gli aspetti. Anche il suo modo di dare consigli ti metteva in imbarazzo. Sono rari i personaggi che abbiano il suo spessore. Ha legato il suo nome ai trionfi lecchesi e italiani. Un colosso, che incise positivamente sul costume, sulla moralità, sulla professionalità del Paese. Una serietà eccezionale abbinata ad una vitalità dirompente, con un entusiasmo e una volontà vibrante. La sua presenza spronava sempre quattro chiacchere e ispirava confronti critici di straordinario interesse, malgrado la differenza di età. Una semplicità che è una ricchezza di stile, una intuizione rara di alpinista, capace di ricordi e racconti quasi soavi, anche se Cassin ha saputo essere severo, rigoroso, duro e determinato quando il caso lo richiedeva. 

Per nostra fortuna ha speso una vita per insegnare molte cose, per farci capire che si poteva fare e andare oltre certi limiti apparentemente invalicabili. L’alpinismo lecchese ha sempre fatto riferimento a Cassin, la sua indiscussa autorità tecnica, la sua valenza nello spiegare l’alpinismo. Da lui, come da un padre, si è imparato a vivere e capire che non sono mai del tutto inutili nessuna generosità e concessione e che non bisogna mai arrendersi per avere ragione. 

La Lecco di una volta ha imparato da Cassin a guardare dall’alto, restando però in ogni caso vicino allo sforzo dell’atleta, con esigenza competente, alla conquista di traguardi sempre più ambiti. Confidiamo che siano “per sempre” capaci di ricordarlo come lui “merita” tutti quelli che, ad ogni livello, gli devono molto. 




OMAGGIO PER RICCARDO CASSIN. 

Sono passati dodici anni da quando se n’è andato. 

Breve profilo del personaggio. 

 

di Renato Frigerio 

 

 

Cosa ha fatto, quali siano stati i suoi elevati meriti, sono in molti a saperlo, ma adesso, nell’avvicinarsi della ricorrenza dell’anniversario della scomparsa, si avverte il desiderio orgoglioso di onorare Riccardo Cassin alla memoria. Cittadino di Lecco e fuoriclasse dell’alpinismo del Novecento. Impossibile sostituirlo nei nostri cuori. Imperdonabile dimenticare le sue doti umane. Allora a ragione rammentiamo qui le sue caratteristiche. Cassin aveva una vita piena di cose, tutte cose piene di entusiasmo e della gioia di vivere, con una continua attenzione all’alpinismo, con costante apertura verso l’aspetto sociale. Con Cassin confidenziale si parlava di familiari, di amici comuni, di battute di caccia, di montagna, come per sentieri di bosco. 

Nato il 2 gennaio 1909 a Savorgnano di San Vito al Tagliamento, in Friuli, è morto la notte del 6 agosto 2009 nella seconda casa dei Piani Resinelli. Le sue precedenti montagne sono però quelle di Lecco, prima il Resegone e poi la Grignetta, dove si trasferì all’età di 17 anni. 

Da allora la sua impressionante attività peculiare si realizza sull’intero arco alpino, con nuove vie che sono divenute leggendarie: dalle Dolomiti orientali, al Pizzo Badile e sul Monte Bianco. 

Riccardo Cassin, che è uno dei più grandi alpinisti della storia, si è pure reso protagonista di mirabili spedizioni alpinistiche extraeuropee, Sessant’anni fa, nel 1961, all’età di 52 anni, alla guida della spedizione “Città di Lecco”, ha conquistato lo Sperone Sud del Mount McKinley, in Alaska. Superlativo! Questa magnifica ed impegnativa via, riconosciuta internazionalmente come una delle più grandiose imprese alpinistiche di tutti i tempi, si contraddistingue per l’eleganza classica del gigantesco Sperone che sale dritto fino alla vetta. Fantastico! 

Troppo noto è l’elenco dei libri pubblicati e dei film fatti, tutti sull’alpinismo, che ricordano la vita e la carriera di Riccardo Cassin, perché ora se ne debba parlare. 

Comunque parlando del “nostro” Cassin dobbiamo attestare che ci troviamo davanti ad una leggenda che dell’alpinismo ha fatto la storia. 

 

 

 

 

 

 

 

 

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