2021-03-12

Carlo Invernizzi: la grande e profetica utopia di Morterone


Gianfranco Colombo - Nel 1986, trentacinque anni fa, veniva inaugurata a Morterone la prima mostra d’arte contemporanea intitolata “Una ragione inquieta”. Tutto nasceva grazie alla passione del poeta Carlo Invernizzi. Anche se definire Carlo Invernizzi solo come “poeta” è piuttosto riduttivo; il suo, infatti, era un culto totale della bellezza che toccava sì la poesia ma anche la filosofia e la scienza. E questo suo amore per la bellezza trovò il luogo ideale proprio a Morterone. Con la mostra del 1986, l’Associazione Amici di Morterone iniziò a operare creando un museo all’aperto con l’installazione di oltre trenta opere di pittura e scultura di artisti italiani ed europei per abbellire il territorio nel rispetto della sua incontaminatezza e per far rivivere la comunità a partire dalle proprie radici, rendendo così Morterone un’autentica “soglia poetica”. 

E tutto questo è stato possibile grazie al progetto di Carlo Invernizzi e alla sua concezione della poetica della “Natura Naturans”, che vede nell’operare degli uomini un’azione di conoscenza. Si è così concretizzata l’idea di fare di Morterone un luogo privilegiato dell’arte contemporanea. Artisti di grande spessore hanno trasformato un gruppo di case in mezzo ai prati e la natura che le avvolge in una galleria d’arte a cielo aperto. A Morterone hanno trovato il loro luogo ideale artisti come Gianni Colombo, Carlo Ciussi, Nicola Carrino, Bruno Querci, Francois Morellet. Mauro Staccioli, Nelio Sonego, Rudi Wach, David Tremlett e l’elenco potrebbe continuare. In questi trentacinque anni a Morterone sono state  organizzate mostre, convegni letterari e incontri che hanno coinvolto personalità della cultura contemporanea proprio con l’intento di costituire un “Museo degli Artisti” inteso come luogo aperto alla progettazione e alla sperimentazione dell'arte nel rispetto della natura e dell'ambiente. 

«Di solito l’attaccamento alla propria terra è vincolante: ci nega la possibilità di essere altrove, al di là, dove qualche cosa sta succedendo. – ha scritto Luigi Erba - Chi è stato in questi anni a Morterone  ha potuto essere anche al di là, immerso in quei percorsi artistici che hanno caratterizzato e stanno caratterizzando il pensiero del nostro tempo. Un ritrovarsi, rinvenirsi, rendersi conto che le due condizioni era conciliabilissime… Alla banalità del contemporaneo, alla sua rozzezza spottistica si contrappone proprio questo pensiero che trae origine dal mondo poetico di Carlo Invernizzi e degli amici artisti e che, intuitivamente raccolto e fatto proprio soprattutto dai giovani, caratterizza tutta l’attività culturale di Morterone».

 Da qualche tempo, poi, è online il sito web del Museo di Morterone. E’ così possibile visitare da casa propria questa straordinaria galleria d’arte, che si è andato costituendo negli anni e che è sicuramente qualcosa di assolutamente originale. Morterone, infatti, è diventato una specie di laboratorio culturale, un paese-museo dove arte e natura si confondono. «Quello di Morterone – ha scritto Francesca Poli - è un progetto pilota nella direzione di una integrazione senza stravolgimenti, secondo una fattualità conoscitiva, di arte e natura: l’arte che ci aiuta a comprendere il nostro essere nel mondo. 

E non è un caso che sia stata proprio questa realtà a generare una situazione di questo tipo: Morterone è in quest’ottica luogo privilegiato, della geografia e della mente, nel quale proprio le condizioni di assoluta incontaminatezza permettono il libero dispiegarsi di una creatività tesa all’affermazione di una fondamentale identità tra uomo e natura, tra fare antropico e divenire dell’universo vivente». L’Associazione culturale Amici di Morterone, ha così portato avanti un’operazione culturale che ha letteralmente trasformato il piccolo paese di Morterone. Carlo Invernizzi, insomma, nel rigore del suo attaccamento viscerale alla poesia, ha saputo compiere il miracolo e così oggi «abbellito con opere d’arte della più pura creatività, Morterone è segnale di poesia». Quella che il filosofo Massimo Donà ha definito come





la «grande e profetica utopia di Morterone»,  ha dimostrato come l’arte e la poesia possano abbattere luoghi comuni e ridisegnare il volto di un paesello senza stravolgerlo ma semplicemente affiancando i segni tangibili della contemporaneità artistica alla bellezza di un paesaggio divenuto esso stesso luogo d’arte. 

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