Cos’è e come si sviluppa il coronavirus? Come hanno lavorato i laboratori? A che punto siamo con le cure? E quali le differenze tra i vari vaccini. Sono alcuni dei temi affrontati dal convegno online “Covid: vaccino o non vaccino, questo è il problema” organizzato da “Cancro primo aiuto”.
Moderato da Oscar Epis, presidente del Comitato scientifico dell’associazione, il simposio ha visto i saluti introduttivi di Silvano Casazza, direttore generale di Ats Brianza, e di Giovanni Monza, vicepresidente del Comitato scientifico di “Cancro primo aiuto”, quindi le relazioni di Antonio Villa (direttore sanitario del Poliambulatorio Medica etica), Francesco Scaglione (direttore SC Analisi chimico cliniche e microbiologia - Asst Grande ospedale metropolitano Niguarda di Milano), Cristina Kullmann (direttore laboratorio di Synlab Italia) con Maurizio Ferrari (CMO di Synlab Italia) e Maurizio Orso (responsabile del Centro vaccinale - Asst Grande ospedale metropolitano Niguarda).
Fatto il punto sulla malattia, si è parlato soprattutto delle cure, purtroppo poche (steroidi, eparina, ossigeno e plasma) e non risolutive del problema, “anche se si sta lavorando tantissimo su oltre un’ottantina di farmaci per bloccare la riproduzione del virus”, ha assicurato Scaglione. Soprattutto si è affrontato il tema dei vaccini che tante domande suscitano tra tutta la popolazione: quali sono? Ma non sono stati fatti troppo in fretta? Come vengono somministrati? Quali effetti collaterali determinano? Quanta efficacia hanno e per quanto tempo?
Esaurienti le risposte del dottor Orso. Sul mercato oggi vi sono i vaccini di Pfizer, il più diffuso e utilizzato, e quello di Moderna. Ma ne sono in arrivo altri, quello di Astrazeneca, che sta attendendo le ultime autorizzazioni, di Johnson & Johnson e quello italiano che vede coinvolto lo Spallanzani di Roma.
“Non sono stati fatti in fretta, non si sono saltate fasi della sperimentazione - ha assicurato il responsabile del Centro vaccinale del Niguarda - Semplicemente sono vaccini a cui si è arrivati attraverso tecniche nuove, diversi da quelli del passato come ad esempio quelli per la varicella o il morbillo. Qui conoscevamo già la genetica del virus, elaborata dai cinesi, per cui è stato più semplice individuare la proteina Spike e il modo per impedire che il virus entri nelle cellule e si diffonda”.
Sulla copertura e sull’efficacia del vaccino, Orso ha sostenuto che, fatte le due dosi previste per Pfizer e Moderna, saremo coperti tra il 90 e il 95%, mentre si hanno dati meno sicuri sulla durata dell’efficacia, ma “si stima nell’ordine di 9-12 mesi”.
Ha poi rassicurato sugli effetti collaterali di cui si è molto parlato: “Non abbiamo avuto effetti importanti. Solo in alcuni casi un po’ di stanchezza, mal di testa, leggera febbre, raramente vomito e dolori muscolari simili a quelli dovuti a un’influenza”.
Ha poi ricordato che si deve vaccinare anche chi ha già avuto il Covid, mentre basta la prima dose per chi ha avuto il coronavirus nei giorni successivi alla somministrazione del primo vaccino perché già sufficientemente coperti.
Quindi? “Si faccia il vaccino - ha concluso Epis - E’ l’unico sistema che abbiamo per proteggerci. E chi l’ha fatto non si ritenga un “eletto”, ma continui a utilizzare la mascherina e rispetti il distanziamento sociale”.
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