2020-11-10

TRIBUTO A PIER PAOLO PASOLINI NEL QUARANTACINQUESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE. UN GRANDE DELLA CULTURA MONDIALE, NEL CUI AMBITO HA TANTO PROFONDAMENTE INCISO



di Germana Marini - 
Poeta, scrittore, sceneggiatore, drammaturgo, giornalista, regista di fama indiscussa, Pier Paolo Pasolini, uno dei più ragguardevoli intellettuali del Novecento, nacque a Bologna il 5 marzo 1922 e il suo iter terreno si concluse tragicamente il 2 novembre 1975 a Roma. Quarantacinque anni sono trascorsi d’allora, ma la sua memoria rimane vivissima, come gli scritti e le opere, testimoni di una vita spesa ad affermare il suo personalissimo, anticonformistico modo di concepire i sentimenti umani e l’esistenza, che destò, sin dagli esordi, incomprensioni e scandali. 

Omosessuale, ebbe un rapporto simbiotico con l’amatissima madre, e profondamente conflittuale col padre.  

Risale al 1955 la pubblicazione, con Garzanti, del suo romanzo “Ragazzi di vita”, sequestrato e poi dissequestrato, con assoluzione piena al relativo processo. 

Anni e anni,  quelli del nostro, improntati a un dover continuamente difendersi da accuse, ordite da chi lo ritenne un “personaggio scomodo”, per l’assoluta sincerità di espressioni e intenti. 

A “Ragazzi di vita” fece seguito  “Accattone”, “Il Vangelo secondo Matteo”, “Il Decamerone”, “Mamma Roma”, “La meglio gioventù”, “Le ceneri di Gramsci”, “Una vita violenta”.  

Come detto, un fatale destino era per lui in agguato il 2 novembre 1975, sul litorale romano di Ostia, allorché, in un campo incolto, una donna scoprì il cadavere di un uomo, in cui Ninetto Davoli riconobbe il cinquantatreenne amico Pier Paolo Pasolini. 

La responsabilità dell’omicidio fu attribuita all’allora diciassettenne Piero Pelosi, che sostenne d’essere stato adescato da Pasolini alla stazione Termini di Roma.  

Si parlò di un complotto politico, di segreti che si temeva Pasolini potesse lasciarsi sfuggire, ma il vero esecutore, come il movente di quel “massacro tribale”, al cui proposito sono stati versati fiumi di inchiostro, è a tutt’oggi avvolto nel mistero. 

 

Profondamente colpita dall’esecrato evento, a poche ore dallo stesso, ho scritto di getto una composizione poetica, poi inclusa nel mio volume antologico “La notte degli orfani”, con prefazione di S.E. il Cardinale Angelo Scola e presentazione di Don Antonio Mazzi, pubblicato dalle Edizioni “Segno”, e declamata nel corso della messa in scena de “La Sagra dell’Amore”, comprensiva di liriche mie e di Padre David Maria Turoldo. Il toccante commento alla quale, ad opera del regista Salvatore Giujusa, è stato: “La poetessa libera qui quell’innegabile uomo di pensiero dallo schiumoso pettegolezzo della terra, e lo affida alla misericordia del Cielo”. 

 

DI CHE STUPITE? 

 

Ispirata all’assassinio di Pier Paolo Pasolini 

 

Di che stupite, uomini dabbene, 

impietosi censori, incensurati 

farisei? 

Di che temete? 

Non ricadrà su di voi il suo sangue  

rappreso, nella poltiglia di carne  

il suo cuore ormai tace. 

 

“Alfine!”, esulate, ché scomodo 

e molto per troppi quel genio 

smascherava irridente i vizi 

dei probi e i suoi stessi vizi; 

ardito, spietato. 

 

“Eretico”, dite? “Bestemmiatore”? 

Non nega:  

quando mai negò la sua natura, lui? 

 

Povera natura, umana, precaria, 

di bene e di male commista, 

mille volti in un volto, 

sfaccettati, stridenti. 

Poliedrico volto oltraggiato

di sputi, 

cui l’estrema vergogna 

ha precluso il riscatto. 

“Non giudicate 

e non sarete giudicati !”: 

è dottrina di Cristo. 

Cristo, infinito amore, misericordia 

Immensa. 

 

E voi, insospettati e laidi corruttori 

salottieri, rotti ad ogni turpezza,  

purché celata al sole, 

deplorate dagli alti palchi 

la sua indegna fine. 

 

Tra trine e merletti è la morte  

del giusto, 

solo i topi di fogna li ammazzano 

 in strada, 

i cani randagi, i tristi, i furfanti… 

 

Seguitate a dissertare compiaciuti 

sul massacro, sadici rovistando 

nelle più gelose piaghe, scoprite 

ragioni artificiose, infingarde. 

 

La verità è una sola: 

angelo e demone, mistificatore  

e geniale, mite e violento, 

atterrato e incensato, 

egli, come tutti, fu solamente 

un uomo! 

 

                                                                                                                                                                                      Testo, successivamente apparso su accreditati periodici e rassegne culturali, a corollario della biografia di un artista impavido, che ha arditamente sfidato la ristretta e ipocrita visuale corrente. 


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