di Renato Frigerio Il Wetterhorn (3703m) domina, scosceso e calcareo su Grindelwald, dove nacque il 18 marzo 1826 ed abitò Christian Almer. Non alto (1,58) ma tarchiato ed erculeo, Almer ebbe come montagna-simbolo il Wetterhorn e l’esordio di questa vocazione ebbe luogo quando assieme al cognato Ulrich Kaufmann vi salì seguendo Sir Alfred Wills e le sue guide nella scalata del 17 settembre 1854 che viene considerata l’inizio dell’alpinismo moderno.
I due, dapprima ritenuti degli abusivi pirateschi, furono poi aggregati alla comitiva e sulla cima, accanto alla bandiera di ferro britannica, Almer affiancò il giovane abete fronzuto che aveva portato sulle spalle. E in diverse occasioni recherà sulle robuste spalle la pianticella, come quando lui e il cognato fecero la prima del Monch per la cresta Est il 15 agosto 1857 col dottore austriaco Sigmund Porges e come quando il 23 luglio 1862 con gli inglesi Hereford George e Adolphus Warburton Moore fecero la prima del Fiescherhorn dal versante Sudovest: due quattromila dell’Oberland bernese.
Gradinatore instancabile, guida dal 1856 col libretto numero 78 destinato ad accogliere gli unanimi elogi dei suoi clienti (che furono Whymper e George, Moore e Tuckett, Horace Walker e Stephen, Charles Edward, Mathews e Hornby ecc. ecc.), dotato di fegato e visione dei passaggi chiave, di spirito d’iniziativa e dal piede sicuro, fu il pioniere ardito delle ascensioni invernali come specializzazione dell’alpinismo. Fu storicamente un pioniere “insuperato e insuperabile” come lo definì Ronald Clark in ‘The Early Alpine Guides’ del 1949.
“Gli si deve”, scrisse Coolidge, “la voga dell’alpinismo invernale, di cui fu il primo sommo interprete, e che gli costò così caro”. Infatti il 7 gennaio 1885, tentando la Jungfrau, si congelò i piedi subendo l’amputazione di alcune dita e rimanendo sciancato.
L’incontro che condizionò l’attività di Almer fu nel 1867 con due americani: la quarantaduenne Meta Breevort (1825-1876) e il nipote diciassettenne William Augustus Coolidge (1850-1926). La Breevort sarà la prima statunitense a salire sul Bianco e a lei Almer donerà la cagnetta Tschingel che accompagnerà zia, nipote e guida in un gran numero di ascensioni. Coolidge fu il maggior studioso delle Alpi e il maggior salitore di cime alpine, 1700 fra importanti e modeste, come si può vedere nel secondo volume del Registro dei soci dell’Alpine Club curato da Arnold Louis Mumm che ne dà l’elenco in ben 22 pagine.
Il sodalizio Coolidge-Almer durò dal 1867 al 1885: i due compirono la prima invernale del Wetterhorn il 14 gennaio 1874 lottando contro un vento fortissimo. In seguito esplorarono tutto l’arco alpino e furono in Delfinato, sulla Meije, sull’Olan e l’Ailefroide, e nelle Alpi Marittime, sull’Argentera di 3297m (prima ascensione il 18 agosto 1879 per il canalone di ghiaccio di Lourousa alto 800m), sul Clapier e sul Gelas.
Nell’estate del 1876 Coolidge decise di mostrare il mare che Almer non aveva mai visto. Salirono sul monte Tenibres (3031m) al confine italo-francese, ma la foschia impedì di realizzare il desiderio. Ridiscesi, Coolidge volle bagnarsi in un laghetto e fu salvato dall’affogare da Almer che pur non sapeva, come Coolidge, nuotare. Inoltre i due vennero incolpati di pescare di frodo e solo quando mostrarono di avere pane, formaggio e vino, poterono allontanarsi. Infine la fortuna li premiò: dai 3000 metri del Clapier e del Gelas il mare apparve agli occhi delle due guide dell’Oberland: il cinquantenne Christian e suo figlio ventenne Christian II. Coolidge nel 1901 nella rivista ‘Pilot’ descrisse lo “smarrimento divertente da osservare” dei due Almer.
L’essere scambiato per ciò che non era, era già accaduto ad Almer quando nel 1867 in Tirolo lui e l’illustre cliente Francis Fox Tuckett vennero presi per mendicanti o fabbricanti di corde affamati. Ma in Francia nel 1879 lo scambio toccò l’apice del comico carnevalesco. Coolidge e Almer stavano pranzando nella locanda di Saint-Paul-sur-Ubaye quando due gendarmi li invitarono a presentarsi ad un giudice, il che fecero dopo aver finito il pasto. Dissipato l’equivoco di essere spie prussiane, il giudice chiese come si usasse la corda, e allora Almer legò il giudice, il brigadiere e un grasso commesso viaggiatore di passaggio, distribuì piccozze, barilotto di vino e zaino, e condusse la processione in assetto alpinistico dal cortile della locanda lungo le strade del villaggio, i cui abitanti si godettero lo spettacolo, e la notizia si sparse.
Il congelamento non scoraggiò Almer, che riprese l’attività l’anno dopo e nel 1890 aveva recuperato la vecchia forma. Fu l’anno in cui Jean-Antoine Carrel, stremato dal vento furioso e dal nevischio persistente, era deceduto di sfinimento scendendo dal Cervino (il 25 agosto, dopo aver condotto in salvo, nella bufera, la cordata composta dall’alpinista Leone Sinigaglia e dal portatore Carlo Gorret); lo stesso vento colpì la comitiva guidata da Almer nell’attraversamento della Jungfrau, costringendola a passare la notte in un crepaccio a 200m dalla sommità, raggiunta poi la mattina dopo al sorger del sole. Giunti alla capanna Concordia, tre delle guide, esauste, si abbandonarono al sonno; Christian Almer andò a cucinare il pasto.
Il Wetterhorn (che Coolidge definì “the most graceful of all the great Oberland peaks” il più armonioso di tutti i grandi picchi dell’Oberland, e la cui pura e solenne solitudine venne intensamente espressa dal pittore svizzero Ferdinand Hodler nel 1887) rappresentò la “spedizione favorita” per Almer il quale “non era felice se non vi saliva almeno una volta ogni anno”, scrisse Coolidge; e lo storico dell’alpinismo Ronald Clark (biografo di Coolidge e anche di Vittorio Sella) ha parlato di “rituale” e di “inevitabile Wetterhorn”. Almer ne sentiva l’attrazione e avvertiva irrefrenabile lo slancio che lo portava a scalarne la vetta, sulla quale salirà dal 1854 al 1897.
A proposito, si può far menzione che il settuagenario marchese Turenne d’Aynac vi salì il 19 ottobre 1874 con i fratelli Christian e Peter Bohren e Peter Muller di Grindelwald e che il ventenne Winston Churchill vi salì nel 1894 con Christian Kaufmann, ventiduenne fratello di Ulrich, che nel 1901 andrà con Whymper nelle Montagne Rocciose del Canada.
Almer si era sposato nel giugno del 1846 e nel giugno del 1896 volle celebrare le nozze d’oro in cima al Wetterhorn portandovi, lui settantenne, la moglie settantunenne Margaretha, che non era mai salita su una montagna innevata e non aveva mai permesso al marito di affrontare pericolosi viaggi in mare. La comitiva che il giorno 20, un sabato, accompagnò gli sposi comprendeva due loro figli, Hans e Peter, due portatori, il dottor Huber di Grindelwald e un fotografo. Nel pomeriggio giunsero alla capanna Gleckstein, vi si fermarono tutta la domenica e il 22, appena dopo la mezzanotte, partirono raggiungendo la vetta poco dopo le sei. Il vento era molto forte e il freddo era intenso: Christian e Margaretha vennero fotografati e a Grindelwald li videro, poi dovettero scendere.
Almer salirà l’ultima volta nel 1897. Il 17 maggio 1898, il rude taciturno contadino, che la professione di guida aveva arricchito e lo aveva circondato di un alone leggendario, si spense serenamente nel suo letto.
Sir William Edward Davidson, scalatore e uomo di mondo, lo definì “grande vecchio dal cuore d’oro e dall’ossatura d’acciaio”. Al funerale del grande vecchio partecipò, tre giorni dopo, tutta Grindelwald.
Christian Almer (1826-1898)
Tra le prime guide alpine è una delle più grandi, al pari di Melchior Anderegg. Prese parte alla famosa scalata del Wetterhorn da Grindelwald intrapresa da Sir Alfred Wills e in seguito accompagnò molti dei più illustri dilettanti, tra i quali Moore, Whymper, Coolidge. Tra il 1868 e il 1884 arrampicò quasi esclusivamente con quest’ultimo, ma durante l’ascensione invernale della Jungfrau (1885) perse diverse dita dei piedi per congelamento e rimase inattivo per un paio di stagioni. Sembra che nel 1890 fosse di nuovo in piena attività, ma il suo posto come prima guida di Coolidge era stato preso ormai da suo figlio, Christian Almer II.
Almer fece numerose prime scalate nell’Oberland, tra le quali nel 1858 lo Strahlegg e la Jungfrau, con Peter Bohren e Charles Barrington. Fu con Whymper durante le famose stagioni del 1864 (tra cui si segnala la prima ascensione della Barre des Ècrins, 4102m, il più meridionale dei 4000 delle Alpi) e del 1865, ma non prese parte alla scalata del Cervino. La sua esperienza si estendeva da una estremità all’altra delle Alpi: dal Dachstein in Austria (1866) alle Alpi Marittime (1879). Il suo monte preferito è sempre stato il Wetterhorn che scalò insieme a sua moglie, per festeggiare le nozze d’oro, nel 1896, all’età di 70 anni lui e 71 lei; lo scalò di nuovo nel 1897.
Almer fu al centro di una famosa disputa alpinistica, nota come il “salto di Almer”; riguardava una illustrazione di Whymper in ‘Scrambles’, che raffigurava Almer impegnato a superare con un audace salto una frattura nella cresta degli Ecrins e causò una disputa tra Whymper e Coolidge su dove avesse avuto luogo l’episodio.
Almer ebbe cinque figli: Ulrich (n.1849), Christian (n.1859), Hans (n.1861), Rudolf (n.1864) e Peter (n.1869), i quali divennero tutti guide eccellenti, specialmente Ulrich (morto nel 1940) che accompagnò il padre in molte spedizioni e che nel 1888 guidò John Garforth Cockin nella prima scalata all’Ushha (4710m) nel Caucaso centrale.
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