2020-06-30

RIABILITIAMO LA RIABILITAZIONE ! COME, CE LO SPIEGA IL DOTTOR GIANPAOLO STRADA, RESPONSABILE SERVIZIO DI RECUPERO E RIABILITAZIONE FUNZIONALE DELL’ U.S.S.L. 16

di Germana Marini Rinverdire la memoria di chi ha vissuto la realtà di un servizio, sotto ogni aspetto eccellente: quello elargito dall’Ospedale lecchese di via Ghislanzoni, nel corso di oltre dieci intensi anni, compresi tra il 1989 e il 2000, e ragguagliare nel contempo le nuove generazioni in merito alla partecipazione dei medici a stage propedeutici all’accrescimento delle acquisizioni scientifiche, messe a frutto all’interno del contesto ospedaliero stesso: ecco le finalità di questo mio revival.

Il raccogliere in una pubblicazione unitaria, edita dall’Editrice C.B.R.S., una nutritissima serie d’interviste ai primari di ogni singola Divisione del presidio cittadino, da me effettuate in un lungo “Viaggio nel pianeta sanità”, mensilmente apparse sul periodico nazionale “il Punto Stampa”, si deve alla lungimiranza del direttore Claudio Redaelli, Consigliere dell’Ospedale provinciale di Lecco dal 1965 al 1981, e Vicepresidente dal 1975 al 1981,  succeduto al dott. Aldo Rossi, all’On. Vittorio Calvetti e al dott. Salvatore Bonalumi.
Pubblicazione dalla tiratura di 300 copie, in men che non si dica esaurite.
<< Questa singolare iniziativa >>, ebbe a dichiarare Redaelli, << posta in essere grazie alla preziosa collaborazione della giornalista Germana Marini e alla cortese disponibilità degli operatori sanitari, è di enorme rilievo, in quanto l’Ospedale rappresenta un’autentica risorsa, un fiore all’occhiello per Lecco, apprezzato com’è in ambito europeo, al punto che da ogni parte giungono qui per affidarsi a mani provatamente esperte >>. Aggiungendo: <<Posso ben dire che le articolate interviste della Marini rimarranno ad esempio di un servizio giornalistico esclusivo, reso possibile dal lodevole impegno professionale, sia di chi le ha curate, che di chi ne è stato protagonista. Mi corre quindi l’obbligo di ringraziare sentitamente, non gli specialisti soltanto, bensì il personale infermieristico, paramedico, ausiliario, i tecnici,  le 75 operose, infaticabili suore all’interno del collegiato e tutti coloro che si sono prodigati al fine di dar lustro a questa privilegiata
struttura >>.


Medicina fisica e Riabilitazione. Definire una volta per tutte cosa questa branca presupponga è importantissimo, giacché la confusione non solo a livello di utenza, ma anche di “addetti ai lavori”, è sconcertante, come sottolinea il Responsabile del Servizio di Recupero e Riabilitazione funzionale dell’USSL cittadina, dottor Gianpaolo Strada.
“Il termine Fisiatria è piuttosto vago. Non abbastanza efficace a sintetizzare le peculiarità di un servizio che più esattamente contempla un’azione di recupero e di rieducazione funzionale. Concetto evidentemente arduo da recepire, dal momento che seguitano ad etichettarci come “quelli della ginnastica”…”delle macchinette”… “dei massaggi”. In realtà il nostro è un “mestiere” che svolgiamo in stretta collaborazione con i tecnici della riabilitazione, comunemente definiti “fisioterapisti”, nel senso che noi effettuiamo la valutazione del paziente e delle sue esigenze riabilitative, dopodiché l’operatore esegue lo specifico trattamento, coordinando le attività di recupero. Impieghiamo altresì, radar, marconi, ultrasuoni, forni, corrente elettrica, come quando giova prescriviamo della ginnastica. Ma sarebbe riduttivo ed inesatto pensare che tutto si esaurisca qui”.

ASSISTENZA AL PAZIENTE IMMOBILIZZATO E IN COMA

“Ci risulta che, diversamente che all’estero, in Italia questa disciplina si è imposta solo da poco tempo. Vuole illustrarcela in modo più approfondito?”.
“Trattasi in effetti di una disciplina ancor giovane e in via di consolidamento, che consiste nel tentare di ovviare ai danni prodotti da malattie o da lesioni varie. Specie nell’immobilità conseguente a traumi noi aiutiamo il paziente a recuperare la funzionalità, e ciò anchenelle lesioni cerebrali di tipo vascolare, che inducono la morte di una parte del cervello, determinanti stato di paralisi.  L’intervento nostro allora è quello di cooperare con la natura nel modo migliore affinché la parte di cervello sano supplisca al deficit di quella che ha subito l’insulto. Ancora più complessa è la dinamica d’azione laddove il paziente sia stato colpito in modo più serio. Assistere e rieducare un individuo in stato comatoso nell’attesa del suo risveglio, implica un tipo di assistenza costante e intensissima da parte dell’équipe riabilitativa”.

INVALIDITA’ E DISABILITA’ ESIGONO UN CORRETTO APPROCCIO

“E come vi regolate quando a dispetto dell’impiego di ogni possibile risorsa, l’individuo rimane disabile?”.
“Il nostro compito è anche quello di occuparci di queste situazioni, suggerendo il tipo di carrozzina, di bastone, di materasso antidecubito che la persona deve usare. Ma non finisce qui. Consigliamo anche l’idonea modifica dell’abitazione che la famiglia deve attuare affinché un congiunto in carrozzina faccia ritorno a casa. Un aspetto del nostro mestiere poco conosciuto, quello che riguarda l’invalidità e la conseguente disabilità, tanto più che, travisando, la gente è portata a definire handicappato il disabile”.
“Ma chi ha avuto la felice idea di portare la fisioterapia a Lecco?”.
“L’intuizione è stata dell’allora Presidente dell’Ospedale dottor Rossi, e del segretario, dottor La Marca, che hanno affidato la realizzazione del progetto al sottoscritto, che a quel tempo lavorava a Milano, al “Niguarda”. Insieme a un altro medico, il dottor Camolli, ho accettato con entusiasmo di dare vita al Servizio, tornando successivamente a Milano per alcuni anni, onde maturare una proficua esperienza di degenza riabilitativa. La vincita di un concorso nell’87, mi ha riportato però nuovamente a Lecco, quale primario. Ora in questi cinque anni ho potuto rendermi conto delle tante innovazioni delle quali necessiterebbe il Servizio.
La carenza di personale rappresenta senz’altro la nota più dolente: io dispongo di 4 medici e di 16 tecnici della riabilitazione, e avvalendomi di queste esigue forze debbo gestire l’attività ospedaliera nonché quella ambulatoriale nel Distretto di Lecco, Oggiono e Calolzio. Una struttura alquanto impegnativa, alla quale è problematico attendere, considerando che la nostra azione è rivolta tanto al paziente ricoverato, che all’utente che raggiunge l’ambulatorio.
Ci occupiamo dell’aspetto globale di una persona, e quindi non solo dei suoi problemi medico-clinici, ma anche sociali. Perciò non manchiamo d’informarci dove e con chi abiti un paziente, come delle difficoltà che incontrerà alla sua dimissione. Quante rampe di scale debba salire, ad esempio, in modo da conformare su tale base il trattamento riabilitativo e le relative modifiche domiciliari”.
URGE L’INCREMENTO DI PERSONALE E ATTREZZATURE.   COSI’ PREVENIAMO LE PIAGHE DA DECUBITO

“Lei è il segretario dei Fisiatri lombardi e responsabile regionale. Una sorta di decano, nel campo. Cosa auspica per il futuro del territorio?”.
“Arrivando all’USSL ho potuto constatare che alcune iniziative sono veramente lodevoli. Si veda l’organizzazione che, collaborando con l’ufficio Disabili e con il Servizio Socio-Assistenziale, s’impegna a recarsi al domicilio degli aventi diritto e certi particolari requisiti, allo scopo di valutare i loro reali bisogni. Un servizio efficientissimo e pressoché unico in Italia. Altra cosa positiva è quella di portare questo genere di terapie il più possibile vicino alla gente, attraverso i Distretti.
Il problema è che per svolgere al meglio il lavoro occorrono tre cose: spazio, persone e strumenti. Ora di spazio ne abbiamo a sufficienza nella Sede ospedaliera, ma l’organico dei tecnici è ridotto e anche le attrezzature andrebbero potenziate”.
“Da parte di molti, inclusi alcuni medici di base c’è la tendenza a pensare che le vostre terapie possono essere prese, come si suol dire sotto gamba…”.
“Niente di più sbagliato in quanto, ogni prescrizione, per essere efficace, va fatta in base all’indicazione e per il tempo dovuto. Diffondere un’indicazione corretta in tal senso è essenziale giacché questa branca della medicina è tra le più misconosciute e noi veniamo fatalmente snobbati come medici di serie B…”. Si provi però a lasciare una persona paralitica trascurata nel letto, le coperte che le pesano addosso, e si vedrà che quando questa potrà alzarsi registrerà inevitabilmente danni che ne ostacoleranno il recupero. Dalla buona o cattiva assistenza, checché se ne dica, dipende tutto”.
(Riteniamo utile rammentare a tale proposito che il dottor Strada è autore di un libretto documentante la sua quasi quotidiana esperienza nella prevenzione e terapia delle piaghe da decubito, a cura del quale sono usciti anche altri suoi scritti scientifici inerenti alla Riabilitazione. Egli è altresì Presidente della Polisportiva Ospedaliera Passirano 1984 di Rho, Società Sportiva per disabili.)

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