2020-05-31

Il rosario in tempo di pandemia. E in Argentina anche Luján prega con Papa Francesco

Tra i Santuari dei cinque continenti in collegamento sabato 30 maggio con i giardini vaticani vi era quello in cui si venera la patrona dell’Argentina


(C.Bott.) Tra i più grandi Santuari dei cinque continenti in collegamento sabato 30 maggio dalla grotta di Lourdes nei giardini vaticani per il rosario recitato da Papa Francesco in mondovisione per implorare l’aiuto di Maria nella pandemia che ha contagiato quasi 6 milioni di persone in tutto il mondo, con oltre 360mila vittime, vi era quello di Nuestra Señora de Luján, in Argentina.

Quel Santuario fu una delle mete di un nostro viaggio del 2004 in Sudamerica e del culto degli argentini per la Virgencita parlammo nel libro-diario Argentina e Israele dato alle stampe due anni più tardi con le Edizioni Monte San Martino di Lecco.
Avevamo raggiunto Luján, 65 chilometri distante da Buenos Aires, dopo aver lasciato di buon mattino Tigre.

“Fuori dalla basilica - si legge nel libro - una donna e un bimbo chiedono l’elemosina e in cambio di pochi centesimi offrono l’immagine sacra della Vergine. Sul retro vi si legge: “Oh Santisima Virgen Maria! Coronada reina de Luján, Dios me ha creado para la gloria eterna. Ah! Quién me diera alas de paloma para volar a esa morada de felicidad”. “O Santissima Vergine Maria, incoronata regina di Luján, Dio mi ha creato per la gloria eterna. Chi mi darà ali di colomba per volare fino a quella dimora di felicità?”.
E ancora: “Dentro la chiesa si è appena conclusa la celebrazione della messa e il sacerdote sta per impartire la benedizione e per invocare sui presenti la protezione della Vergine. In molti si fanno avanti, fino a raggiungere i gradini dell’altare maggiore. Qualcuno non sa trattenere una lacrima. Nella grande piazza che si apre davanti al Santuario decine di bancarelle vendono ricordi del luogo. Appena oltre, ecco l’assolata plaza Belgrano, dominata dal monumento al generale Manuel Belgrano a cavallo. Poco distante il cabildo, antica sede del governo della città, e il Museo devocional inaugurato nell’agosto 1979, all’interno del quale sono custodite importanti testimonianze di fede, a cominciare dagli “ex voto” alla Vergine”.

I lavori della basilica di Nuestra Señora de Luján ebbero inizio nel 1890. Si tratta di una costruzione in stile gotico, con all’interno quindici altari, e bellissime torri frontali nelle cui nicchie sono collocate le statue degli apostoli.
Le torri raggiungono l’altezza di 106 metri, la guglia centrale e le facciate del tetto sono in placche di rame.
Punto di riferimento per i numerosissimi pellegrini che ogni anno raggiungono Luján è naturalmente la teca della Madonna. L’immagine è del 1630 ed è la stessa che, secondo la tradizione, scelse come destinazione questo luogo fermando la marcia di un carro proveniente dal Brasile e diretto a Sumampa. 
Davanti a quell’immagine di Maria, alla quale manifestarono la loro devozione anche i pontefici Urbano VIII, Clemente XI, Leone XIII, Pio XI e Pio XII, si inginocchiò Giovanni Paolo II nel corso della sua prima visita pastorale in Argentina, l’11 giugno 1982.

Tra i Santuari dei cinque continenti in collegamento oggi con i giardini vaticani vi era quello in cui si venera la patrona dell’Argentina
(C.Bott.) Tra i più grandi Santuari dei cinque continenti in collegamento oggi pomeriggio dalla grotta di Lourdes nei giardini vaticani per il rosario recitato da Papa Francesco in mondovisione per implorare l’aiuto di Maria nella pandemia che ha contagiato quasi 6 milioni di persone in tutto il mondo, con oltre 360mila vittime, vi era quello di Nuestra Señora de Luján, in Argentina.
Quel Santuario fu una delle mete di un nostro viaggio del 2004 in Sudamerica e del culto degli argentini per la Virgencita parlammo nel libro-diario Argentina e Israele dato alle stampe due anni più tardi con le Edizioni Monte San Martino di Lecco.
Avevamo raggiunto Luján, 65 chilometri distante da Buenos Aires, dopo aver lasciato di buon mattino Tigre.
“Fuori dalla basilica - si legge nel libro - una donna e un bimbo chiedono l’elemosina e in cambio di pochi centesimi offrono l’immagine sacra della Vergine. Sul retro vi si legge: “Oh Santisima Virgen Maria! Coronada reina de Luján, Dios me ha creado para la gloria eterna. Ah! Quién me diera alas de paloma para volar a esa morada de felicidad”. “O Santissima Vergine Maria, incoronata regina di Luján, Dio mi ha creato per la gloria eterna. Chi mi darà ali di colomba per volare fino a quella dimora di felicità?”.
E ancora: “Dentro la chiesa si è appena conclusa la celebrazione della messa e il sacerdote sta per impartire la benedizione e per invocare sui presenti la protezione della Vergine. In molti si fanno avanti, fino a raggiungere i gradini dell’altare maggiore. Qualcuno non sa trattenere una lacrima. Nella grande piazza che si apre davanti al Santuario decine di bancarelle vendono ricordi del luogo. Appena oltre, ecco l’assolata plaza Belgrano, dominata dal monumento al generale Manuel Belgrano a cavallo. Poco distante il cabildo, antica sede del governo della città, e il Museo devocional inaugurato nell’agosto 1979, all’interno del quale sono custodite importanti testimonianze di fede, a cominciare dagli “ex voto” alla Vergine”.
I lavori della basilica di Nuestra Señora de Luján ebbero inizio nel 1890. Si tratta di una costruzione in stile gotico, con all’interno quindici altari, e bellissime torri frontali nelle cui nicchie sono collocate le statue degli apostoli.
Le torri raggiungono l’altezza di 106 metri, la guglia centrale e le facciate del tetto sono in placche di rame.
Punto di riferimento per i numerosissimi pellegrini che ogni anno raggiungono Luján è naturalmente la teca della Madonna. L’immagine è del 1630 ed è la stessa che, secondo la tradizione, scelse come destinazione questo luogo fermando la marcia di un carro proveniente dal Brasile e diretto a Sumampa. 
Davanti a quell’immagine di Maria, alla quale manifestarono la loro devozione anche i pontefici Urbano VIII, Clemente XI, Leone XIII, Pio XI e Pio XII, si inginocchiò Giovanni Paolo II nel corso della sua prima visita pastorale in Argentina, l’11 giugno 1982.

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