2019-10-31

I misteri di Ötzi, l’uomo venuto dal ghiaccio

Lunedì 28 Ottobre 2019 – Conferenza alla Scuola Primaria “Aldo Moro” di Malgrate (Lc)

E’ stato questo il tema dell’incontro con gli alunni delle terze elementari di Malgrate, accompagnati dai professori Felice Risi e Ornella Billi, che ha visto come relatore Giorgio Rusconi, già Consulente Aziendale e appassionato di alpinismo.

Nel mese di settembre del 1991, in un ghiacciaio della Val Senales veniva scoperto il corpo mummificato di un uomo vissuto oltre 5.000 anni fa. Venticinque anni di studi e ricerche hanno portato a scoprire molto su chi era e come viveva l'uomo trovato nel ghiacciaio del Similaun a 3.200 mt di altitudine.
Tra i vari nomi circolati inizialmente: Uomo del Tisenjoch, Uomo di Schnals (o Senales) e perfino un “Homo Tirolensis”, il giornalista viennese Karl Wendl mette tutti d’accordo con il nomignolo Ötzi, derivato dalla fusione di Ötztal (le Alpi Venoste) e Yeti (l’uomo delle nevi).

Vissuto durante l’Età del Rame, fra il 3100 e il 3300 a.C., Ötzi, aveva circa 45 anni quando morì, un’età abbastanza avanzata per l’epoca. Aveva occhi marroni Ötzi, capelli scuri lunghi fin sulle spalle, che probabilmente portava sciolti. La sua corporatura era snella e scattante: alto circa un metro e sessanta, pesava una cinquantina di chili. Il suo numero di scarpe, ancora ai suoi piedi al momento del ritrovamento, corrisponderebbe oggi a un 38.
Le prime ipotesi.

A ritrovare la mummia che affiorava dai ghiacci a 3.200 metri di quota nella zona del Giogo di Tisa in Val Senales fu una coppia di escursionisti tedeschi, Erika e Helmut Simon che segnalarono la presenza di un cadavere al gestore del rifugio Similaun.
Due giorni dopo, si trovò a passare sul posto anche Reinhold Messner, in compagnia di un altro alpinista sudtirolese, Hans Kammerlander. Venne mostrato loro uno schizzo dell’ascia ritrovata accanto al corpo, e Messner per primo ipotizzò che si trattasse di un corpo di un’età molto antica, non un escursionista morto di recente o un soldato della Prima guerra mondiale.

Dopo una disputa con gli austriaci sulla “nazionalità” di Ötzi, che inizialmente venne conservato nell’Università di Innsbruck, dal 1998 la mummia si trova al Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano, conservata in una cella frigorifera che riproduce le condizioni del ghiacciaio: una temperatura costante di 6 °C sotto zero e un’umidità del 99 per cento. La mummia viene inoltre spruzzata regolarmente con acqua sterilizzata per contrastare la perdita di umidità. Il pubblico può osservarla da un piccolo oblò.
Ucciso per vendetta?
Ötzi morì assassinato: nel 2001 fu scoperta la punta di una freccia nella spalla sinistra. L’uomo venuto dal ghiaccio (questo è il nome ufficiale, stabilito dalla amministrazione provinciale di Bolzano) aveva una profonda ferita da taglio alla mano destra, risalente a pochi giorni prima della morte, che sembra procurata in una lotta corpo a corpo, forse in un tentativo di difesa. Poco prima di morire, inoltre, l’uomo si era fermato a consumare un pasto abbondante, di cui è stata trovata traccia nel suo stomaco: segno che non aveva fretta e non si sentiva minacciato. La freccia che l’ha colpito a morte è invece stata scagliata da lontano e probabilmente in modo inaspettato: il suo assassino, è l’ipotesi, potrebbe dunque averlo seguito, e avere pianificato l'agguato.
Com’era lo stato di salute di Ötzi?
Una tomografia computerizzata di Ötzi, realizzata nel 2013 con un apparecchio di nuova generazione che ha permesso di realizzare una scansione completa, dalla testa ai piedi, ha evidenziato tracce di arteriosclerosi nei vasi del cuore, oltre a quelle già note. Questi dati clinici, oltre alle analisi genetiche, testimoniano che l’uomo di Similaun aveva una forte predisposizione alle malattie cardiocircolatorie.

Lunedì 28 Ottobre 2019 – Conferenza alla Scuola Primaria “Aldo Moro” di Malgrate (Lc)
Soffriva inoltre di artrosi in molte articolazioni, aveva evidenti fratture rimarginate, quindi precedenti alla morte, alle costole e soffriva di vermi intestinali che curava con un fungo di betulla il poliporo.
I vestiti.
Gli abiti di Ötzi erano fatti di una combinazione di pelli e pelliccia di cinque diversi animali, oltre che di erbe intrecciate. In testa portava un berretto di pelliccia di orso bruno che secondo le analisi genetiche proveniva dall’Europa occidentale. La sopravveste era di strisce di pelle di pecora e di capra, ordinate in sequenze chiare e scure, quasi a dimostrare certo gusto estetico, rammendata con fili d’erba. I gambali erano fatti nello stesso modo. Aveva anche un perizoma, sempre di pelle di pecora. Le calzature avevano una suola "isolante" di erba secca, e tomaia di pelle di cervo, mentre i lacci erano realizzati in pelle bovina.
I Tatuaggi.
I primi studi individuarono sul suo corpo un numero variabile, tra 49 e 57, piccole incisioni della pelle su cui veniva strofinato del carbone vegetale. Un’analisi successiva ne ha trovati 61, in corrispondenza del torace e della schiena, sul polso sinistro, sul ginocchio destro, sui polpacci e sulle caviglie: ad eccezione di due croci, si tratta per la maggior parte di segni costituiti da brevi lineette disposte parallelamente. Un’ipotesi è che i tatuaggi avessero una funzione terapeutica, simile all’agopuntura, ma il dibattito sul loro significato è ancora aperto.
Gli studi e le ricerche sull’uomo venuto dal ghiaccio e sulla vita nelle Alpi nel Neolitico, continuano a ritmo serrato. Nel 2016 è stata datata del 3.800 a.C., ben 500 anni prima di Ötzi, la scoperta di una “ciaspola” non dissimile da quelle usate fino al secolo scorso, così come ricercatori dell’università di Padova insieme a quelli del CNR, dall’esame delle corde vocali hanno ipotizzato quale avrebbe potuto essere la voce dell’uomo preistorico.
Numerose le domande fatte dagli alunni al termine della relazione, tutti molto interessati ed incuriositi a questa storia straordinaria.
La relazione è stata accompagnata da numerose fotografie gentilmente concesse dal Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano.

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