2019-10-03

Giorgio Squinzi e quel legame con gli imprenditori lecchesi e con “Casa don Guanella”

L’ex presidente nazionale di Confindustria morto all’età di 76 anni era un convinto sostenitore del progetto della cascina voluta a Valmadrera dalla comunità educativa



di Claudio Bottagisi
Con il mondo dell’imprenditoria lecchese aveva stretto legami importanti ed era un amico, un grande amico di Casa don Guanella. In più di un’occasione aveva fatto tappa sul Lario, sia aderendo agli inviti di Confindustria Lecco sia accogliendo ogni volta di buon grado gli appelli di don Agostino Frasson, responsabile della comunità educativa di via Amendola, a favore del progetto di agricoltura sociale portato avanti proprio dal “Don Guanella” a Valmadrera.

Giorgio Squinzi, originario di Cisano Bergamasco, morto all’età di 76 anni, già presidente nazionale di Confindustria (ricoprì la carica dal 2012 al maggio 2016) e “patron” del Sassuolo Calcio, a Cascina don Guanella era arrivato l’ultima volta in occasione dell’inaugurazione della nuova grande stalla realizzata appunto a Valmadrera in località Piazza Rossè. Era il gennaio 2016 e alla cerimonia era intervenuto anche l’allora ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina.
Presentatosi in cascina con al collo la sciarpa neroverde del suo Sassuolo, Squinzi aveva ricordato le motivazioni che l’avevano spinto a sostenere il progetto di “Casa don Guanella” e a investire nella cascina.
“E’ stato Cadel Evans, grande campione di ciclismo - aveva spiegato - a farmi capire cosa sta nascendo in questo angolo di Lombardia. Il resto l’ha fatto don Agostino e oggi ai giovani che sono dentro questo progetto auguro le cose più belle per il loro avvenire”.
Forte, si è detto, anche il legame con il mondo dell’imprenditoria lecchese. Nel giugno 2015 Giorgio Squinzi, amministratore unico della Mapei, per due volte presidente di Federchimica e grande appassionato di ciclismo, aveva partecipato a Colico all’assemblea generale di Confindustria Lecco e Sondrio e parlando a una platea composta non soltanto da industriali ma altresì da politici, esponenti delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni non aveva esitato a definire l’Italia “un Paese ingessato”.

“E’ il nostro Paese a dover cambiare - aveva ammonito - non l’Europa. E a dover fare in modo che le nostre imprese possano lavorare senza dover superare eccessivi e spesso insormontabili ostacoli”.
Anche l’anno prima Squinzi era intervenuto all’assemblea della Confindustria lecchese, che si era tenuta quella volta nell’aula magna del polo territoriale lecchese del Politecnico di Milano.
Nella sua relazione il presidente aveva parlato tra l’altro dell’esigenza di abbandonare la strada dell’austerità portata all’estremo per percorrere finalmente quella delle politiche per la crescita e facendo riferimento alla questione morale aveva detto: “La corruzione è due volte aberrante. Come fatto in sé, ma tanto più in questo momento di grave difficoltà per il Paese e per moltissime famiglie. Mi chiedo perciò con quale coraggio si possa continuare ad appropriarsi illecitamente di somme di denaro sottratte alla collettività”.
Per poi aggiungere: “La nostra organizzazione è sempre stata in prima linea nella battaglia per la legalità e contro il crimine organizzato e lo sarà anche contro la corruzione. Confindustria non è e non sarà mai la casa dei corruttori, non soltanto per un fatto etico ma anche perché la corruzione è un agente distorsivo del mercato”.
Quello stesso giorno Squinzi aveva raggiunto Cascina don Guane
lla per partecipare alla festa organizzata proprio per dare ulteriore slancio a un’iniziativa che già stava camminando spedita verso la sua concretizzazione. Aveva detto di voler sostenere il progetto della cascina offrendo il materiale da utilizzare per la ristrutturazione dell’edificio e la costruzione della stalla, il presidente di Confindustria. E quel giorno, dopo aver toccato con mano la valenza del progetto e la splendida realtà rappresentata dalla struttura valmadrerese, l’aveva confermato a don Agostino, il quale non aveva mancato di ricordare come tutto fosse nato dal desiderio di realizzare un sogno e di dare nuove prospettive ai ragazzi che avrebbero lavorato in quel contesto.

Era il giugno 2014. Un anno e sette mesi dopo Squinzi sarebbe tornato come detto a Valmadrera per l’inaugurazione della stalla. E per rafforzare ulteriormente l’amicizia con “Casa don Guanella”, a cui ora quell’industriale-galantuomo mancherà.

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