2019-08-10

LA VALSASSINA TRA FRANE NATURALI E POLITICHE



ENRICO MAGNI -  Il bello della Valsassina non sono i paesi deformati da presenze edilizie degli anni del boom economico: grattacieli, condomini che richiamano la periferia milanese, villette insignificanti che poco si accostano ai vecchi nuclei in parte medioevali e pastorali; queste presenze disturbano l'occhio per godere della piacevolezza del verde e della natura.

La Valsassina dal dopo guerra per decenni è stata sfruttata da una politica edilizia acefala anche sul piano architettonico per un becero turismo di seconde case oggi in vendita. Le abitazioni sono prevalentemente vuote, i paesi deserti, non ci sono strutture di intrattenimento.  Oggi c'è un bisogno di servizi e strutture appetibili più efficienti che siano interattivi e compatibili con l’ambiente montano. La concezione industriale e post industriale per anni è stata dominante ma in questo periodo fa a pugni con i nuovi bisogni sociali e di costume: la valle ha bisogno di uno sviluppo ambientale ecosostenibile che produca e richiami un indotto più ecologico.   
C'è voglia di camminare lungo le vallate, i sentieri tra castagni, faggio, pioppi, aceri, betulle, pini per gustare il profumo dei fiori di montagna come ciclamini, primule e in primavera incontrare anemoni, bucaneve, violette, margherite, mughetti, genziane, orchidee selvatiche e incontrare gli arbusti alpini. Camminando ancora a quote più alte la vegetazione arborea e arbustiva scompare del tutto lasciando il posto alle praterie alpine ricche di carici e graminacee che si variano secondo la natura del substrato; nei pascoli è a possibile guardare le mucche al pascolo, trovare delle fonti di acqua fresca.
Invece, l'ingordigia economica del costruire, cementificare, buttare lì delle strutture poco adeguate al contesto geologico e idrologico in questi decenni ha deturpato e dissestato l’ambiente.
Un paese come Bindo è stato sommerso dal fango. Si è pensato di risolvere il problema con una galleria e la costruzione di quattro case anonime. La frana è stata  un segnale che qualcosa stava cambiando sul piano atmosferico, climatico e idrologico, ma il tutto si è risolto con quattro soldi.
Le strade come la Taceno-Bellano, periodicamente più volte l’anno subiscono delle interruzioni per causa di qualche frana, smottamento del terreno. Basta una banale nevicata perché tutto il sistema viario sia messo in stallo. Per stare sul versante della riviera la questione si allarga da Dervio fino a Esino. Le infrastrutture viarie sono anni che stanno dando segni di profonda difficoltà. Ci si è dimenticati dello sfollamento di qualche anno a Bellano.
Basta percorre con un occhio attento quelle strade per accorgersi della mancanza di interventi ordinari, di presenze continue di segnali pericolo: buche, piccole franette, scoscesi.  Percorrere la strada provinciale di Morterone, non abitandovi, in determinati periodi dell'anno è allucinante da trip.
La strada della Culmine di San Pietro che porta in Val Taleggio e immette anche sulla strada agro-silvo-pastorale che porta a Morterone, percorribile solo con dei permessi e con mezzi quattro per quattro, è spesso interrotta, chiusa.
Tutto questo per dire che, il disastro di Casargo è il prodotto di una concezione industrialista e postindustriale che considera la dimensione ambientale, un fattore secondario che primario.
In tutti questi anni si sono fatte esclusivamente politiche speculative e infrastrutture viarie poco attente alla fragilità geoidrica nel suo contesto globale: la responsabilità è pubblica e privata.
La Valsassina prevalentemente è amministrata da personalità che si collocano in un'area ben definita; non ci sono stati dei cambiamenti politici locali stravolgenti che abbiano messo in discussione le politiche locali. C'è una continuità operativa e questo si vedrà il diciassette settembre quando sarà rinnovata La Giunta Esecutiva: c'è uno scontro in atto tra sindaci indipendenti con le proposte di FI e Lega.
La questione va oltre le logiche politiche, c'è la necessità di un cambio di paradigma socioeconomico e culturale. Va ripensato l'ecosistema della valle e lo stesso sviluppo economico ambientale. La Valsassina rischia di essere svuotata di opportunità e diventare un dormitorio nel verde.

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