Da Sergio Fenaroli riceviamo e pubblichiamo:
In questi giorni si terrà a Cefalonia un importante evento con tre giornate intense di dibattito e di visite in questa isola greca del Mare Ionio in concomitanza con gli 80 anni dall’eccidio della Divisione Acqui che si consumò su quest’isola e nella vicina Corfù, dove vennero massacrati oltre 10.000 giovani militari italiani dai nazisti, sino all’8 settembre 1943, data dell’armistizio, nostri alleati occupanti la Grecia, trascinati dal delirio nazifascista di costruire un impero.
Un evento proposto dalla Fondazione europea Cefalonia-Corfù, tra i promotori il presidente della Fondazione e del Movimento federale europeo di Lecco professor Costantino Ruscigno, docente universitario (il padre, militare ufficiale, venne barbaramente trucidato insieme agli altri commilitoni che non si arresero al Comando tedesco).
E’ un viaggio di studio e ricerca in quest’isola, dove i giovani militari italiani guidati dal loro generale comandante Antonio Gandin, scelsero insieme di non arrendersi consegnando le armi e il loro onore ai tedeschi, a differenza di tutte le altre divisioni occupanti la Grecia che, subendo la tracotanza e la superiorità militare nazista, dopo alcuni giorni di epica resistenza dovettero arrendersi.
Malgrado la loro resa, da prigionieri vennero nella stragrande maggioranza fucilati. Gli ufficiali radunati nella “casetta rossa” ad Argostoli a gruppi di 4/6 vennero barbaramente soppressi, considerati “traditori badogliani”. Pochissimi furono i soldati che si salvarono e tra loro i 34 cappellani militari. Grazie alle loro testimonianze vennero ricostruite le varie fasi e il drammatico isolamento in cui avvenne questo eccidio.
Solo alcune centinaia di soldati e le suore del “Sacro Cuore” si salvarono, sia pure inviati nei campi di internamento in Germania e in Polonia, rientrando in Italia soltanto alla fine della guerra mondiale.
Nessuno mai venne chiamato a rispondere di tale eccidio, in primis i comandanti tedeschi, ma anche responsabili dell’allora Governo e comando militare italiano che non ebbero alcuna attenzione rivolta ai propri militari comandati nel presidio, abbandonati al loro drammatico destino.
Il merito di questo viaggio/laboratorio, a 80 anni di distanza, è proprio quello di evitare l’oblìo dei fatti e della memoria di queste migliaia di giovani usati dal desiderio espansionista di dominio e di odio rivolto ad altri popoli ritenuti inferiori da conquistare e sottomettere.
Parteciperanno un centinaio di persone, giovani studenti, insegnanti e comuni cittadini con l’intento di conoscere e divulgare questa drammatica esperienza che, assieme ad altre epiche battaglie della Resistenza, sono state poste alla base della ricostruzione del nostro Paese e della nuova Europa, che dobbiamo insieme ad altri popoli costruire e difendere dal nazifascismo.
Lanciamo un sentito saluto e un apprezzamento ai promotori e ai partecipanti. Volevamo esserci, ma purtroppo eventi imprevedibili non lo hanno consentito. Ci auguriamo che una simile esperienza venga riproposta in futuro e di poterla vivere con altri amici.
Sergio Fenaroli (Lecco)
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