2022-12-16

“L’Armenia, l’Ucraina, l’Occidente e quelle lacrime di papa Francesco che interrogano tutti”


Da Sergio Fenaroli riceviamo e pubblichiamo questa riflessione sul conflitto in atto in Ucraina:

Le cause dei conflitti in corso in Europa orientale e nel Caucaso meridionale hanno in sé comuni denominatori che individuano le radici che le hanno scatenate: la caduta del muro di Berlino, il dissolvimento dell’Unione Sovietica, le spinte nazionaliste, il sentimento antisovietico e antirusso che ha favorito l’espansionismo occidentale della Nato con l’inglobamento organico di Paesi ex socialisti e di alcune ex repubbliche dell’Urss.

Questi fattori, a torto o ragione, sono gli elementi che di fatto hanno unilateralmente modificato gli equilibri e le aree di influenza che sono nate dai trattati e dagli accordi che furono stipulati con la fine della seconda guerra mondiale (Yalta - Potsdam) e la sconfitta del nazifascismo in Europa.

A tutti noi è noto che tali mutamenti non sono maturati spontaneamente e hanno di volta in volta causato profondi risentimenti. Non sono stati contrastati subito, con profondi rancori e rivalse da chi si è visto accerchiato da un “nemico” che non ha mai cessato di condurre una guerra contro di loro, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, la dottrina Truman, la guerra fredda, lo scontro Est-Ovest, la destabilizzazione.

In Armenia furono i primi a rivendicare, ancor prima della caduta del muro di Berlino, i territori del Nagorno-Karabakh, enclave territoriale, che durante i primi anni dell’Unione Sovietica erano stati arbitrariamente attribuiti alla Repubblica dell’Azerbaijan, dove proprio in questi luoghi erano considerati la culla della loro storia e cultura.

Scoppiò una prima guerra dal ’91 al ’94 che si concluse con una vittoria militare armena, l’acquisizione di altri territori, la costituzione della repubblica dell’Artsakh che mai venne riconosciuta dalla comunità internazionale.

Il 25 settembre 2020 l’Armenia subì una aggressione militare dall’Azerbaijan che venne fermata dopo 45 giorni di guerra virulenta con migliaia di morti, sospesa da un armistizio garantito militarmente dalla Russia, con l’abbandono degli armeni dai territori militarmente occupati nei primi anni ’90.

In questi due anni forte è la tensione, forti le provocazioni, incidenti militari con vittime civili e militari che avvengono lungo la “linea di contatto” nella più completa disattenzione e disinteresse, ingiustamente offuscata dalla guerra in Ucraina.

La condotta destabilizzante scelta dall’Occidente (Usa-Europa-Nato) porta i suoi frutti, senza colpo ferire, con l’acquisizione di quasi tutti gli Stati dell’Europa dell’Est e le tre repubbliche baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania (la Georgia è in sospeso), eccetto la Bielorussia.

L’Ucraina esplode con il colpo di stato di piazza Maidan, nel febbraio 2014, la destituzione del loro presidente filorusso, la nomina di un Governo che riceve immediatamente le credenziali dagli Usa.

Nel marzo 2014 il parlamento autonomo della Crimea indice un referendum con cui il  94% dei votanti chiede di tornare alla Federazione della Russia, dopo che nel 1954 Krusciov aveva deciso di annetterla all’Ucraina. Ciò che non avvenne nel Donbass con popolazione a larga maggioranza russa, in quanto non dotate di una loro istituzione autonoma, dove iniziò la guerra fratricida con oltre 20mila morti nella più completa e colpevole disattenzione di tutto l’Occidente.

Innumerevoli furono le denunce che seguirono questi fatti illeciti e criminali contro le popolazioni, eliminate le forze politiche filorusse, venne chiuso il canale di Crimea che portava acqua e energia idroelettrica, dal fiume Dneper in tutta la Crimea sino al Mar d’Azov, vietarono l’insegnamento della lingua russa, giunsero persino a dividere la Chiesa ortodossa che era proprio nata nel principato di Kiev, i Kolcos e Solcos, con enormi distese e coltivazioni di grano, vennero venduti alle multinazionali americane, e gli accordi di Minsk per favorirne una convivenza, vennero disattesi.

Sino a giungere al 24 febbraio 2022, data a tutti nota, con la scellerata decisione di Putin di invadere militarmente l’Ucraina. Ora con 10 mesi di orribile guerra fratricida alle spalle, dobbiamo chiederci dove vogliamo arrivare?

Le lacrime del Papa Francesco sono rivolte a noi occidentali, al Presidente Mattarella, a Biden, alla Von der Leyen, a Stoltenberg, ai parlamentari italiani ed europei, che sino ad ora hanno saputo soltanto alimentare un conflitto che poteva e doveva essere evitato!

Le ragioni per una pace duratura stanno nella storia che si è voluto calpestare o manipolare a piacimento per i propri scopi di dominio militare, politico e economico.

L’Occidente deve fare pace con se stesso!  Con i popoli che ha sfruttato e continua a depredare, deve combattere gli speculatori in casa propria, deve prospettare una vita serena che offra lavoro e garantisca un futuro alle giovani generazioni, che sappia convivere rispettando l’umanità e la natura, in un pianeta dove tutti hanno diritto a vivere in pace.

Sergio Fenaroli (Lecco)

Nessun commento:

Posta un commento