2022-11-14

“Ucraina, svolta per la pace? La ritirata delle truppe russe da Kherson apre nuovi scenari”


Da Sergio Fenaroli riceviamo e pubblichiamo:

Dall’inizio della sciagurata invasione militare della Russia in Ucraina del 24 febbraio scorso stiamo assistendo a una svolta tanto auspicata da tutti noi che da febbraio 2014 ci battiamo per la pace in Ucraina? E’ un interrogativo legittimo a seguito della ritirata delle truppe russe dalla città di Kherson sino alla sponda destra del Dnepr, è una aspettativa che attenti osservatori internazionali hanno avanzato considerando l’elevato costo di vittime e distruzioni sinora subite da ambo le parti.

E’ evidente che ciò non comporti la totale ritirata ante 24 febbraio della Russia, tuttavia è un segnale che stabilisce una scelta precisa inequivocabile, una novità che può celare un’auspicabile mutamento a favore della pace. Mi auguro che non sia stata una scelta unilaterale della Russia, ma che sia stata in qualche modo concordata o anticipata dalla diplomazia russa agli americani.

Il Governo Usa, uscito abbastanza bene dalle elezioni di midterm, contenendo l’ondata rossa repubblicana, ha la necessaria autorevolezza per favorire in primis un “cessate il fuoco” e in una fase successiva imporre alle parti la necessità di giungere al dialogo e alle trattative per la pace.

Tutti noi abbiamo visto l’esultanza delle donne, dei giovani e degli anziani, che hanno popolato le piazze e le vie di Kherson liberata. Loro non possono essere traditi da chi ritiene che sia una trappola scelta dai russi e anelano la necessità di proseguire nella sciagurata strategia delle armi e dello scontro militare contro l’esercito russo.

E’ il momento favorevole anche per l’Europa e per l’Italia di porre in campo tutte le necessarie energie e proposte per raggiungere questi primari obiettivi, favorendo un cambiamento di posizione anche del Governo dell’Ucraina che deve scegliere la priorità della vita alla morte, anteponendo alla contesa di territori la vita di chi ci vive, in quegli stessi territori. Non è accettabile dopo oltre 200mila morti continuare in una escalation che potrà pregiudicare la sicurezza di tutti.

Questa non è codardia, non significa rinunciare alla propria sovranità che non può differire dalla volontà delle persone che storicamente vivono in queste grandi estensioni, ma è il momento dell’intelligenza, del confronto, del ragionamento delle rispettive convenienze.

Non si può unilateralmente chiudere il canale artificiale di Crimea lasciando un’intera regione senz’acqua e energia. Quella scelta scellerata equivalse a una dichiarazione di guerra, isolare Sebastopoli chiudendo le comunicazioni ferroviarie e viarie con Kiev e l’intera Ucraina.

Anche le popolazioni del Donbass, dopo anni di guerra e oltre 20mila morti, hanno il diritto di vivere come quelle di molte città e villaggi ora distrutti dall’invasione scellerata di Putin e di esultare al pari della popolazione di Kherson, oggi liberata.

Il dialogo e il confronto faranno emergere tutte le cause dei conflitti ma anche le ragioni che sicuramente prevarranno alla necessità e alla convenienza reciproca per una pace duratura.

Questa inedita situazione sul campo è favorita dall’imminente “generale inverno” che invaderà i territori contesi e, auspicabilmente imporrà una limitazione delle azioni militari. C’è da augurarsi davvero che la diplomazia e tutti i Governi lavorino in sinergia con la natura e inducano le parti in conflitto a cessare questa guerra fratricida.

Sergio Fenaroli (Lecco)

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