Il nuovo numero del magazine del centro diurno di Lecco si sofferma sull’importanza di “vedere” la propria capacità di riflettere e di esprimersi. E di prendersi cura delle emozioni
di Claudio Redaelli
Approfondire l’importanza del saper fare e del saper far fare, legati imprescindibilmente alla capacità dell’operatore di stimolare la creatività attraverso la propria fantasia, che accende emozioni e desideri, attivando la fascinazione nelle persone coinvolte nel percorso riabilitativo.
In altre parole, favorire l’educazione e la creatività come strumento progettuale e di relazione da perseguire anche attraverso l’attività svolta dai componenti della redazione del centro diurno, impegnati in questi anni nella realizzazione di una rivista tematica quadrimestrale all’interno del “progetto cultura”. E inoltre essere consapevoli che il racconto della sofferenza, la sua accettazione e la sua rielaborazione consentono di ritrovare un senso di liberazione, consapevolezza e autostima.
Parte da queste considerazioni il nuovo numero del magazine del centro diurno “Il Cerchio aperto” di Lecco, capace di portare - come ammette uno dei redattori - una evidente positività. Riuscire cioè a vedere la propria capacità di riflettere, di esprimersi e di sentirsi realizzati. E di prendersi cura delle emozioni, perché se i drammi della vita possono avere l’effetto di far chiudere una persona in se stessa i racconti e la possibilità di esprimere la propria creatività consentono di ritrovare fiducia e di toccare le corde emotive e cognitive dell’immaginazione. Il tutto in un clima di sinergia positiva e condividendo con il gruppo di lavoro storie capaci di far sentire meno soli.
Spazio allora alla prima storia, quella di Marija, che ogni sera si addormenta con i propri sogni di speranza per una vita migliore. Poi, a proposito di sogni, quelli di Luigi legati al desiderio di sentire ancora presenti persone care che non ci sono più e di farsi sostenere dal loro calore umano e la consapevolezza che proprio quel sogno rappresenta un’importante consolazione che tiene viva la speranza e consente di rivivere momenti belli di intimità.
Ecco quindi rincorrersi, in rapida successione, i racconti di Nadia sui giochi di fantasia che hanno accompagnato la sua infanzia e che facevano trascorrere a lei e a suo fratellino le piovose giornate d’autunno, quando la noia imperversava e nasceva il desiderio di creare passatempi divertenti e anche un po’ bizzarri. E quelli di Paola, che chiama in causa Dylan Dog e il desiderio di emularlo per riuscire a capire le proprie insicurezze e l’angoscia per il futuro.
Nella pagina dedicata alla saggistica Pietro spazia tra letteratura, fantasia e mito greco e trasmette al lettore la fantastica bellezza dei testi classici e le emozioni che si accompagnano al loro studio.
A Pietro e a Luigi è invece affidata la descrizione della creatività dei vangeli apocrifi, cui si accompagna la constatazione secondo cui grande è il debito che la storia dell’arte ha con questi testi, così come la tradizione delle chiese ortodosse e cattoliche deve ad essi numerosi particolari biografici ritenuti patrimonio comune della tradizione stessa.
Il “Cerchio aperto” dà spazio successivamente a un’interessante intervista a Loris Lazzati, responsabile del Planetario di Lecco, che spiega tra l’altro come la sua passione per l’universo sia nata da bambino guardando i film di fantascienza e come invece quella per l’astronomia sia iniziata quando, sfogliando un’enciclopedia, si è trovato a osservare due cartine celesti e a scoprire le costellazioni.
Significativa anche la testimonianza della giornalista e scrittrice Giovanna Calvenzi sulla fantasia fotografica secondo Soltan Jacek, così come da apprezzare sono le pagine del magazine dedicate all’arte culinaria, con la ricetta della vellutata di cavolo viola, e ai film di fantasia. E così riflessioni e racconti del centro diurno di Lecco ancora una volta colpiscono nel segno.
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