2022-07-09

“L’aggressione militare di Putin e la guerra in Ucraina, a quando la verità?”


Nuove considerazioni del lecchese Sergio Fenaroli sul conflitto in atto in Ucraina. Quelle che seguono sono le sue riflessioni:

Continua lo scontro militare con tutti i suoi orrori e massacri. In contemporanea continuano la propaganda e la guerra mediatica per avvallare le rispettive strategie e finalità.

Oltre alle sempre più numerose vittime civili e militari, un’altra vittima è la verità di un conflitto nel cuore dell’Europa che doveva e poteva essere evitato.

Sorprendono i comportamenti e le analisi di eminenti personalità politiche e istituzionali, presidenti di Governo e Capi di Stato occidentali che con imperturbabile ipocrisia negano le ragioni storiche sancite da trattati e accordi di pace in buona parte disattesi e mai applicati, che sono la base della convivenza e la causa del drammatico conflitto.

Sembra che siano nati il 24 febbraio 2022, drammatica data di inizio della folle aggressione militare decisa da Putin contro il Governo di Kiev, ma è sempre più evidente a tutti che la trama è stata ordita da anni contro il nemico di sempre, la Russia.

E’ dalla fine della seconda guerra mondiale che i famelici “guerrafondai occidentali” aspirano a tale obiettivo.  Gli accordi sottoscritti a Yalta nel febbraio 1945 sono divenuti carta straccia dal dissolvimento dell’Unione Sovietica, gli accordi di Potsdam del luglio del ‘45, che nessuno conosce, con la “guerra fredda” imposta dagli Usa, non sono mai stati rispettati.

Per giungere ai giorni nostri e al conflitto in Ucraina attivato con il “colpo di Stato” del febbraio 2014 con la triste e famosa rivolta di piazza Maidan,  che aveva immediatamente generato la protesta delle popolazioni russofone dell’Ucraina.

Per la Crimea Nikita Krusciov nel ‘54 decise la sua annessione all’Ucraina, una popolazione di origine tartara e russofona non ucraina, allora una delle 15 Repubbliche sovietiche, mantenendo comunque alla stessa un suo parlamento e un Governo autonomo che nel marzo 2014 decise con un referendum al 94% di rimanere nella Federazione russa. Ciò che non poterono fare le popolazioni russofone del Donbass, dove iniziò una guerra fratricida dimenticata dall’Occidente.

Tale conflitto indusse le parti in campo e l’OCSE a sottoscrivere gli accordi di Minsk nel maggio 2014, anch’essi disattesi dal Governo di Kiev. Da allora in Ucraina venne vietato l’insegnamento della lingua russa nelle scuole, venne divisa la Chiesa ortodossa che vide la sua nascita, oltre mille anni or sono, proprio nel Principato di Kiev e Mosca ancora non esisteva.

Nel 1975 venne inaugurata una grande opera idraulica che oltre a irrigare l’intera Crimea a Simferòpol, capoluogo della stessa, alimentava una grande centrale idroelettrica che venne arbitrariamente chiusa nel 2014. Stessa fine fece la ferrovia che collegava Sebastopoli a Kiev.

Innumerevoli erano le provocazioni militari ucraine, orchestrate dalla Nato sia nel Mar Nero sia nel Mar d’Azov, dove venne costruito un ponte di 18 chilometri che consentiva un collegamento terrestre tra la Crimea e la Russia con una linea ferroviaria sino al porto di Sebastopoli.

Sui richiami e sulle reiterate proteste inascoltate della Russia hanno prevalso le menzogne e i falsi valori, sino a compromettere e interrompere le relazioni e gli accordi commerciali e di interscambio. Quale vantaggio porterà all’Occidente questa inutile guerra fratricida?

Quando la verità viene occultata, quando si negano ai propri avversari gli stessi diritti che si rivendicano per se stessi, quando le analisi fallaci prefigurano scenari irreali, ti inducono a errori nelle scelte politiche che porteranno a un fallimento annunciato, con le nefaste conseguenze di altre vittime e costi drammatici per tutti noi europei.

La risultante negativa, cresce e si alimentano la sfiducia e la precaria credibilità di un personale politico autoreferenziale sempre più isolato dalle popolazioni europee, che attendono una capacità di guida nelle emergenze non soltanto belliche ma sanitarie, economiche, ambientali e alimentari.

Sergio Fenaroli (Lecco)

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