2022-04-10

Parole, silenzi e suoni per il poetico Cantico dei Cantici di Roberto Latini



 

Martedì, 12 aprile alle ore 20.30, il pluripremiato Roberto Latini e la sua compagnia Fortebraccio Teatro portano al Teatro Sociale di Como uno dei testi più antichi in tutte le letterature: Cantico dei Cantici.

Il Cantico dei Cantici è il più grande testo d’amore di tutte le letterature. Di qualsiasi specie di amore si tratti – sia quello di Jahvè e del suo popolo, come vuole la tradizione ebraica, sia quello dell’anima e del suo Dio, sia quello carnale di uomo e donna, come impone di pensare una lettura immediata del testo –, mai parole più belle e inesauribili sono state trovate per cantarlo, parole che sembrano ogni volta miracolosamente adatte a ciascuna delle tante interpretazioni che sono state date del Cantico, anche se incompatibili fra loro.

 

 

 

Pervaso di dolcezza e accudimento, di profumi e immaginazioni, è uno dei più importanti, forse uno dei più misteriosi: un inno alla bellezza, insieme timida e reclamante, un bolero tra ascolto e relazione, astrazioni e concretezza, un balsamo per corpo e spirito.  Se lo si legge senza riferimenti religiosi e interpretativi, smettendo possibili altre chiavi di lettura, rinunciando a parallelismi, quasi incoscientemente, se lo si dice senza pretesa di cercare altri significati, se si prova a non far caso a chi è che parla, ma solo a quel che dice, senza badare a quale sia la divisione dei capitoli, le parti, se si prova a stare nel suo movimento interno, nella sua sospensione, può apparirci all’improvviso, col suo profumo, come in una dimensione onirica, non di sogno, ma di quel mondo, forse parallelo, forse precedente, dove i sogni e le parole ci scelgono e accompagnano.

 

 

 

Latini si appropria del testo classico liberandone l’energia e riversandola attraverso la sua voce e il suo corpo d’attore, in una performance poetica e primitiva, vero e proprio inno alla bellezza. Protagonista è un dj, un androgino, un clochard che dorme su una panchina e al risveglio, dalla sua postazione radiofonica, declama i versi del Cantico come attraversandoli: li vive, li danza, ne gioisce, li subisce.

 

“Non ho tradotto alla lettera le parole, sebbene abbia cercato di rimanervi il più fedele possibile. Ho tradotto alla lettera la sensazione, il sentimento, che mi ha da sempre procurato leggere queste pagine. – racconta l’attore e regista – Ho cercato di assecondarne il tempo, tempo del respiro, della voce e le sue temperature. Ho cercato di non trattenere le parole, per poterle dire, di andarle poi a cercare in giro per il corpo, di averle lì nei pressi, addosso, intorno; ho provato a camminarci accanto, a prendergli la mano, ho chiuso gli occhi e, senza peso, a dormirci insieme.”

 

 

 

Roberto Latini, complici le splendide atmosfere sonore di Gianluca Misiti, fa del testo biblico un fluire verbale senza soluzione di continuità, una sorta di racconto musicale, in cui dimostra come la parola possa essere suono, respiro, materia, al di là del significato.

 

 

 

Lo spettacolo si è aggiudicato due Premi UBU nell’edizione 2017: a Gianluca Misiti come Miglior progetto sonoro o musiche originali e a Roberto Latini come Miglior attore o performer (per la seconda volta, la prima fu nel 2014).

 

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