2022-03-19

“Vogliamo la pace in Ucraina, ma c’è chi percorre una strada sbagliata”


Da Sergio Fenaroli riceviamo e pubblichiamo:

Condividiamo le fondate e diffuse preoccupazioni rispetto alla “guerra anomala fratricida” scatenatasi in Ucraina, che sta seminando da oltre tre settimane distruzione e morte tra la popolazione inerte, senza che le autorità internazionali competenti e titolate adottino serie iniziative che conducano a soluzioni condivise tra le parti in campo:  la Russia da un lato, l’Ucraina dall’altro.

A fronte della condanna unanime per l’invasione decisa da Putin il 24 febbraio scorso, la risposta tempestiva da tempo studiata dall’Occidente - inasprimento delle sanzioni alla Russia, l’umana e doverosa accoglienza ai profughi, invio delle armi all’Ucraina - evidenzia e legittima il silente comportamento adottato dopo il “colpo di Stato” del 2014 ispirato e finanziato dagli Usa.

Gli Usa stessi, l’Europa e il braccio armato della Nato hanno adottato una strada sbagliata, non condivisibile, alimentando l’odio e la russofobia, precludendo gli spazi alla pace, da tutti auspicata fin dall’inizio dell’invasione militare.

La narrazione sostenuta da tutti i mezzi di comunicazione, pubblici e privati, non aiuta a comprendere le cause e le responsabilità della grave situazione a cui stiamo assistendo e che ci avvicina al pericolo incombente dell’estensione di un conflitto che non vedrà vincitori.

Risulta sempre più evidente che con il passare di questi giorni di guerra i “signori della guerra” esultano per il prolungarsi del conflitto. Ci si salva la coscienza prodigandosi con gli aiuti umanitari e l’accoglienza dei profughi, ma dall’altro lato, quello meno appariscente, si continua la traiettoria che ha dato origine al disegno più ampio di destabilizzare il “campo avverso”. Costi quel che costi, purché continui questa guerra anomala e fratricida.

Come si giustifica la costante e permanente richiesta di instaurare una “fly zone” e nel contempo la condanna a chi cerca soluzioni alternative, un dialogo alla soluzione pacifica? Perseverare in questa linea autolesiva significa rispondere al mandato originale.

Allora che fare? Sapranno i mandatari originali rompere quel contratto suicida?  Riusciranno le forze della pace, della ragione a prevalere su quelle che oggi plaudono alla continuità di questo conflitto?

Da cittadini del mondo, da persone semplici, di pace, continuiamo nella nostra battaglia umanitaria di accoglienza e ospitalità a tutte le persone che fuggono dalle guerre, dall’indigenza, dalla miseria e povertà, causate dal dominio, dall’iniquità e dall’egoismo umano. Ma nel contempo non rinunciamo alla denuncia degli “oligarchi” di tutto il mondo, dei malfattori responsabili di troppe atrocità.

La nostra discesa in campo impedirà loro di continuare e completare il disegno di dominio e di sopraffazione dell’umanità.

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