2022-03-10

Riprende il ciclo Dèibambini del Museo delle Culture di Lugano


L’esposizione temporanea «L’infanzia del segno. Disegni di bambini della Nuova Guinea della Collezione Wirz» è il decimo episodio del fortunato ciclo Dèibambini del Museo delle Culture, realizzato all’Heleneum (precedente sede del MUSEC) tra il 2006 e il 2014. Il trasferimento del MUSEC a Villa Malpensata ha segnato un’interruzione del progetto originario, ma al contempo ha stimolato un ripensamento critico delle sue modalità. Senza rinunciare all’idea di concepire il museo come luogo privilegiato per la generazione di «universi virtuali» a misura di bambino, è stato creato un nuovo punto di partenza: le opere d’arte infantile del passato, da prendere a spunto e a modello per l’elaborazione tematica delle grammatiche espressive. L’idea è quella di costruire un ponte fra ieri e oggi, attraverso l’esplorazione profonda dei contenuti espressivi di specifiche e puntuali esperienze di creatività infantile. Contenuti che non soltanto interconnettono le culture con una formidabile e sostanziale unitarietà, ma che sono serviti come inesauribile fonte per il rinnovamento dei linguaggi artistici del Novecento.

Come nasce il progetto: L’infanzia del segno Nel 1952 l’artista svizzero Dadi Wirz (n. 1931) intraprende un viaggio in Nuova Guinea con il padre Paul, etnologo e collezionista tra i più celebri del Novecento. Seguendo un progetto che si rifà ad alcune teorie educative del primo dopoguerra, Dadi consegna matite e colori ai bambini che incontra nei villaggi, raccogliendo nel corso di un anno centinaia di disegni. Annota sul retro dei fogli il nome dell’autore e, in diversi casi, anche l’età presunta e il villaggio di provenienza. Nasce così una raccolta unica al mondo, 229 disegni infantili che costituiscono un documento straordinario per interrogare il nostro modo di vedere l’infanzia e interpretare le ragioni profonde della creatività. I disegni sono stati preziosamente custoditi dall’artista fino al 2020, quando li ha donati al MUSEC, che ne ha assicurato il restauro e la conservazione, secondo moderni principi museologici. Le opere mostrano forme di base ricorrenti in tutta la produzione grafica infantile, quali: il cerchio, il quadrato, il triangolo e la spirale. Segni che sembrano però acquisire significati originali in relazione allo specifico contesto visivo e culturale di provenienza. Con l’obiettivo di restituire il valore più profondo del sistema grafico dei «bambini di Wirz», il progetto curatoriale di Anna Castelli e Isabella Lenzo Massei propone un confronto, non soltanto visivo ed emozionale, con due diversi generi artistici. Da una parte le sculture tradizionali dell’area del fiume Sepik (dove vivevano molti dei piccoli artisti), che riallacciano il discorso alle sue fonti storiche. Dall’altra opere di artisti della Nuova Guinea, attraverso i quali poter valutare il significato dei disegni infantili rispetto all’arte contemporanea dell’Isola, che rielabora forme della tradizione iconografica e racconta la complessa interazione culturale tra i nativi della Nuova Guinea e l’Occidente. 

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