2022-03-12

“Capolavoro per Lecco”: gli incontri artistici, educativi e culturali chiudono l’edizione della “speranza”

Vittorio Andreoli nell’incontro conclusivo del 5 marzo: la fatica e la bellezza di essere padri



Si è conclusa sabato 5 marzo, con la conferenza dello psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli sulla figura del padre, la terza edizione di “Capolavoro per Lecco”, dal titolo “Storie salvate”.
Un’edizione davvero ricca di contenuti e di valore, pensata e realizzata durante i mesi più duri dell’ultima ondata pandemica, come segno di resistenza e di speranza, un segno possibile proprio grazie alla cultura, all’arte e al servizio.


Un’edizione - nonostante tutte le limitazioni e i timori - comunque da grandi presenze, oltre che di grande valore. Lo dicono i numeri, presentati in occasione dell’incontro svoltosi al Cinema teatro “Nuovo Aquilone” dal titolo “Capolavoro per Lecco: tre mesi di ordinarie sorprese”, prima della conferenza di Andreoli. Quasi 6000 visitatori, 275 volontari coinvolti tra cui 221 studenti in PCTO, 17 aperture straordinarie, 18 interventi musicali dal vivo, 6 appuntamenti e incontri, 6 laboratori per bambini, 300 figurine del presepio realizzate dai piccolissimi visitatori, 142 articoli e servizi pubblicati sui media, 35 visite guidate e 10 giorni di utilizzo delle formelle tattili per consentire ai non vendenti di percepire le sfumature dei dipinti, ma anche per offrire a quanti hanno il dono della vista un’esperienza sensoriale immersiva ed una nuova prospettiva per avvicinarsi all’arte visiva.


Mons. Davide Milani, Prevosto di Lecco e Presidente dell’Associazione culturale Madonna del Rosario, ha voluto ringraziare l’intera comunità lecchese che ha aderito con convinzione a questa terza edizione dell’evento: “Non siamo un’azienda di organizzazione di mostre. Agiamo con passione, creatività e rigore attraverso il linguaggio dell’arte per testimoniare una verità: la nostra storia personale, la storia di questo tempo drammaticamente segnato dalla guerra e dalla fragilità, ha bisogno di salvezza. L’arte, l’incontro, la riflessione che elevano il nostro spirito sono vie verso la salvezza. Nutriamoci di bellezza – ha esortato - così da mettere ordine nella fame disordinata di potere, di dominio, di possesso. Riscopriamo e nutriamo la fame di bellezza, per diventare persone e comunità “belle”, salvate dall’autodistruzione e aperte alla salvezza che Dio - come abbiamo visto nelle tre opere in mostra - offre in Gesù Cristo”.


Anche Simona Piazza, Vicesindaco e Assessore alla Cultura del Comune di Lecco, ha sottolineato l’importanza di un evento che, al di là della qualità artistica della proposta espositiva molto alta e degli ottimi risultati, “ha mobilitato un’intera comunità e restituito il senso e il valore di una programmazione culturale all’interno del percorso di crescita della città”.

Entusiasmante l’intervento di Vittorino Andreoli che, partendo dalle suggestioni proposte dalle tre natività in mostra di Antonio Previtali, Giovan Battista Moroni e Jacopo Bassano, ha sviluppato un excursus sulla figura e il ruolo del padre nella storia dell’umanità, attraverso preistoria, antichità greca, civiltà romana e cristianesimo, per soffermarsi sulle “piccole storie, le storie di ciascuno di noi”. Un racconto da cui è emerso il ritratto del padre come “figura viva, sempre in evoluzione e cambiamento”. Se nella preistoria il padre rappresenta le leggi, il “super-io come dirà Freud”, nel mondo greco e romano ha potere di vita e di morte sui figli; solo nel cristianesimo approda ad una nuova dimensione, fatta innanzitutto di “ascolto”.

Andreoli ha inoltre sottolineato la differenza tra essere genitore “partecipare cioè all’atto generativo e essere padri”. “Padri si diventa” ha detto, citando anche due eccezioni eccellenti del modello di “pater” consegnateci dall’antichità: Ettore, l’eroe troiano che si toglie l’elmo perché il figlio ne ha timore e prega gli dèi che Astianatte lo superi in gloria, ed Enea che fugge da Troia con il vecchio padre Anchise sulle spalle ed il figlio per mano, a testimonianza del fatto che, come sottolineato dallo stesso noto psichiatra, “non si finisce mai di essere padri, occorre esser padri anche dei nostri figli già genitori”.
È attraverso il cristianesimo - ed in particolare l’esperienza di Cristo, vero Dio, ma sulla croce vero uomo - che Andreoli sintetizza il ritratto del padre contemporaneo. “Un padre che non abbandona, che c’è ed esiste prima di dare. Spesso invece i padri di oggi sono piccoli supermercati, che danno cose ai figli, ma non donano se stessi. – ha detto – Un padre deve vivere all’interno di una relazione d’amore”. E solo dentro questa relazione ha senso la correzione, perché “la violenza educativa non esiste. – ha letteralmente tuonato – La sberla che educa non c’è. Ve lo dice Andreoli, che è un vecchio professore”.         

Indagando la principale dote che dovrebbe avere il padre contemporaneo, Andreoli ha sorpreso l’uditorio: “La caratteristica più importante di un padre è la fragilità, non nel senso di debolezza opposta a potenza, a forza, ma nel senso di bisogno dell’altro. La fragilità è essere aperti alla relazione d’amore e mostrare il bisogno dell’altro”. Ha poi concluso, invitando i presenti a “riscoprire il gusto e la bellezza e la fatica di essere padri, perché è un’esperienza straordinaria che non finisce mai”.    


Anche il Capolavoro per Lecco, pur concludendo la terza edizione, non finirà: gli organizzatori lasciano trapelare di essere già al lavoro per organizzare la quarta edizione.



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