Nella Sala Bianca del Teatro Sociale di Como in via Bellini, domenica 13 febbraio alle 11.00 Melodie lontane ci dà appuntamento con la musica cameristica di fine Ottocento e inizio Novecento. Tre grandi compositori di diversa provenienza, Stravinskji dalla Russia, Grieg dalla Norvegia e Franck dalla Francia, e le loro Sonate per composizioni contemporanee, risuoneranno nel ridotto del Teatro grazie al violino della comasca Irene Lembo e il pianoforte di Marco Borghetto, entrambi nati nel 1998. Nel 1915 Igor Stravinskji (1882-1971) si ispirò a un materiale inedito, ritrovato negli archivi di alcuni Conservatori italiani e attribuito per la maggior parte a Giovanni Battista Pegolesi (1710-1736), per comporre la musica di un balletto che rappresentasse le avventure amorose di Pulcinella. Dall’originale stesura orchestrale, Stravinskji produsse alcune trascrizioni, delle quali la Suite Italienne n. 2. Composta nel 1933, è il frutto della collaborazione con il violinista Samuel Dushkin, statunitense di origine polacca, conosciuto nel 1933, che diede a Stravinskij dei consigli d'ordine tecnico. Anche se le melodie sono derivate dagli originali settecenteschi, il quadro armonico tradizionale è del tutto originale e lo stile ritmico inequivocabilmente stravinskjiano, pur nel ritorno agli stilemi della musica antica che fu tipica del cosiddetto “periodo neoclassico” del compositore: il mélange sonoro dell'insieme è caratterizzato da una purezza dell'aspetto timbrico, da una raffinata caratura strumentale oltre che da un forte accento ritmico. La Sonata n.3 in Do minore per violino e pianoforte op. 45 è la più celebre delle tre sonate per violino e pianoforte del norvegese Edvard Grieg (1843-1907). La stesura avvenne tra il 1886 e il 1887, la prima esecuzione assoluta fu a Lipsia il 10 Dicembre 1887 con lo stesso Grieg al pianoforte e con il noto violinista Adolph Brodsky. Ciascuna sonata definisce una fase della parabola artistica di Grieg, “la prima, Sonata n. 1 in fa maggiore op. 8, ancora un po’ ingenua ma ricca di idee melodiche, la seconda, Sonata n. 2 in sol maggiore op. 13, pervasa da un acceso orgoglio nazionale e la terza Sonata n.3 in do minore op.”, a compimento di una personale maturazione artistica. In essa si riconosce un costante riferimento alla musica popolare scandinava, e il ruolo portante del tematismo, questa volta meglio coordinati in una scrittura in cui il senso del tragico e la drammaticità contribuiscono a definirne il registro espressivo. La Sonata in La maggiore per violino e pianoforte fu scritta da César Franck (1822-1890) nell’estate del 1886 e donata al violinista Eugène Ysaye nel giorno del suo matrimonio. La composizione è una delle pagine più riuscite nella musica cameristica francese e si colloca al vertice della produzione di Franck, tanto da essere stata definita un "lavoro cartesiano", per la limpidezza strutturale e l'infallibile equilibrio che governano il dialogo dei due strumenti. La sonata si distingue per la sua forma al tempo stesso libera e rigorosa ed è uno dei primi esempi di sonata ciclica: con il ritorno dei temi da un movimento all’altro e la loro sovrapposizione nel finale, si assicura la massima coesione all’intera composizione. In questa partitura Franck racchiuse tutti gli aspetti della suo “far musica”, sia sotto il profilo tecnico sia sotto quello dell’intenzione poetica, secondo una tecnica che venne descritta da Vincent d’Indy come “il primo e più puro modello di utilizzo ciclico dei temi in forma di sonata, (…) vero monumento musicale”. |
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