2022-02-23

Europa e Russia, Occidente e Oriente, sanzioni e dialogo. Ma i fanatici e i “signori della guerra” vanno isolati

Sergio Fenaroli: “I nazionalismi estremi alimentano lo scontro e solo una corretta informazione aiuterà e favorirà la convivenza e la pace”

 


Sugli sviluppi della crisi in atto tra Russia e Ucraina il lecchese Sergio Fenaroli ci invia la riflessione che di seguito pubblichiamo:

Grande è il disorientamento e domina la confusione tra coloro i quali con ansia assistono da spettatori inerti e impotenti all’evoluzione della “crisi Ucraina”, posti di fronte a eventi e fatti inediti come l’incombente pericolo di guerra tra Ucraina e Russia.

Le informazioni che riceviamo non aiutano a comprendere le ragioni autentiche del contendere, in particolare quando - a sproposito - vengono distorte, manomesse, addirittura occultate per assecondare amicizie con servili compiacenze.

Un esempio eclatante è il messaggio che lunedì il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha lanciato attraverso la televisione. Ancora prima che finisse la sua comunicazione erano già state diffuse interpretazioni unilaterali che inondavano i nostri canali televisivi e i mezzi di comunicazione con  evidenti preconcetti e negativi pregiudizi.

Abbiamo affermato in più occasioni che chi vuole costruire la pace deve farsi interprete, oltre delle proprie ragioni, anche delle esigenze degli avversari.

La “crisi Ucraina” si genera con il colpo di stato del febbraio 2014. Un atto illecito, posto in essere dalla parte più reazionaria, nazionalista e antirussa, che causò un forte dissenso in tutta l’Ucraina al punto che la Crimea si dissociò democraticamente con un referendum e senza colpo ferire decise autonomamente di rientrare nella Federazione russa, a differenza delle due regioni di Donetsk e Luhansk, dove scoppiò una guerra fratricida che ad oggi conta circa 20.000 vittime.

Da allora la Russia venne posta all’indice dalla comunità internazionale occidentale, partirono sanzioni che ancora oggi sono lì a dimostrare la loro inefficacia.

Oggi, dopo le discutibili decisioni assunte dalla Russia di riconoscere l’autonomia delle due regioni del Donbass, tutti si interrogano sull’entità e sulla durezza di altre e maggiori sanzioni che l’Occidente adotterà contro il popolo russo.

L’intenzione prevalente è quella di perseverare nell’errore di sottovalutare se non addirittura irridere e negare le legittime e fondate richieste di sicurezza esposte da anni dai rappresentanti del popolo russo di fermare l’accerchiamento posto in atto - dalla caduta del muro di Berlino e dal dissolvimento dell’Urss - dagli Usa e dall’Europa “formato Nato”, chiedendo  la neutralità dell’Ucraina.

E’ a tutti evidente la gravità della situazione. Servono scelte  e decisioni lungimiranti non più rinviabili, è necessario che le diplomazie dei governi europei assumano una netta e determinata iniziativa nell’ambito dell’alleanza militare atlantica, nata per essere difensiva e non uno strumento di destabilizzazione come accade da 30 anni a questa parte.

E’ necessario evidenziare le specificità e le differenze al nostro partner oltre oceano e imporre un percorso che favorisca una pace duratura.

Riusciranno in questo intento le diplomazie europee? I veri amici non sono quelli che ti danno sempre ragione. Adesso è il momento per mettere a frutto la nostra maturità.

Il dialogo è fondamentale ed è lo strumento che potrà offrire una soluzione al contenzioso in atto, risolutore in prima istanza per i popoli coinvolti che subiscono il dramma della guerra e del conflitto fratricida, ricomponendo le ragioni della convivenza e del rispetto reciproco.

Agli statisti il compito di salvaguardare la pace, l’autodeterminazione dei popoli e dei territori dove sono cresciuti. E’ un passaggio difficile ma obbligato. I fanatici, i “signori della guerra” vanno isolati, i nazionalismi estremi alimentano lo scontro e la guerra e solo una corretta informazione aiuterà e favorirà la convivenza e la pace.

Storicamente l’Oriente ha sempre rappresentato un’opportunità per l’Occidente, non una minaccia come molti “cattivi maestri” propagandisti continuano falsamente a sostenere.

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