2021-12-20

La mostra fotografica “Di roccia e d’acciaio”: da Giacomo Albo e Marco Introini un progetto che documenta la trasformazione del paesaggio post-industriale di Lecco

Aperta alla Torre Viscontea di Lecco dal 18 dicembre al 16 gennaio

 


Si intitola “Di roccia e d’acciaio” la mostra fotografica allestita da sabato 18 dicembre al 16 gennaio prossimo presso le sale espositive della Torre Viscontea (piazza XX Settembre) di Lecco. 

“Impresa e natura, lavoro e spazi urbani, acqua e ferro: i rioni cresciuti sulle sponde dei torrenti Gerenzone, Caldone e Bione sono la testimonianza materiale per comprendere quella natura lecchese del “fare industria” oggi apprezzato su scala globale – spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Lecco Simona Piazza. - Con i suoi 80 scatti in bianco e nero, la mostra è un invito a riscoprire quel patrimonio di archeologia industriale incastonato tra le montagne e i fiumi, dove scorre una attuale, nuova possibilità di sviluppo identitario e culturale per i rioni storici di Lecco. “Di roccia e d’acciaio” rientra nella programmazione annuale del Sistema Museale Urbano Lecchese del Comune di Lecco: a tutti i lecchesi, ma non solo, un invito a godere di questo percorso nella storia e nella linfa vitale della città”.

La mostra, promossa dal Comune di Lecco e dal Si.M.U.L. (Sistema Museale Urbano Lecchese)nell’ambito della programmazione annuale delle esposizioni cittadine, raccoglie gli scatti fotografici di Giacomo Albo e Marco Introini che documentano il profondo rapporto tra il paesaggio naturale e quello urbano e industriale nella città di Lecco.

“In uno spazio costretto da vincoli orografici invalicabili, il paesaggio urbano lecchese si è andato disegnando per buona parte sulla base degli insediamenti produttivi legati all’attività metallurgica e meccanica. - spiegano gli autori - Dalle strette valli, dove gli opifici sfruttavano l’inerzia delle acque dei torrenti, agli impianti maggiori che costituivano una cortina a ridosso della ferrovia, alle infrastrutture, ai sistemi di trasporto. La riorganizzazione di buona parte di queste aeree, una volta dismesse, ha posto il tema di un riassetto della città. Oggi i grandi insediamenti industriali hanno lasciato il posto a quartieri residenziali, giardini, aree libere in attesa di una strategia di riutilizzo”.

 L’itinerario fotografico proposto in mostra ha origine sulle sponde dei torrenti, nelle valli strette, all’ombra delle pareti rocciose del Corno Medale, dove l’acqua diveniva forza motrice per le lavorazioni degli acciai. La tipologia architettonica delle fabbriche qui sembra ancora condividere una misura con l’edificato storico prevalente. Alle spalle, le cime sovrastano l’abitato di queste frazioni, le pareti salgono verticali, come quinte sovrapposte a comporre uno scenario che si ripete eterogeneo. Scendendo a valle le fotografie mostrano alcune realtà produttive “sopravvissute” in continuità ai nuovi insediamenti sorti sulle ceneri dei precedenti comparti. I torrenti Gerenzone, Caldone, e Bione un tempo preziosa risorsa, divengono spazi di interferenza nel nuovo sviluppo urbano e per diversi tratti vengono coperti ed il loro alveo si fa elemento di risulta, privo di interesse.

“La densità del costruito, nella complessa orografia della conca lecchese, è quasi un “unicum“ nella fascia prealpina. In questo senso le fotografie vogliono esplorare le tensioni generate dalla lettura delle stratificazioni storiche dell’architettura in rapporto allo spazio urbano e all’elemento naturale inteso in primo luogo come risorsa di prossimità e, in secondo profilo, come perimetro fisico ed elemento d’ordine compositivo della scena urbana. – continuano Giacomo Albo e Marco Introini - Di roccia e d’acciaio hanno vissuto per oltre un secolo gli abitanti di questi rioni lecchesi, inaugurando sfide sulle vie alpinistiche più ardite delle falesie alternando la vita in fabbrica all’arrampicata. A valle il lavoro e poi lo sguardo verso la cima. Le stesse cime, che tratteggiano ancora oggi l’ombra su questo borgo, definiscono il limite dello sguardo, la chiusura dell’inquadratura in qualsiasi direzione si voglia puntare l’obiettivo. È un elemento compositivo della fotografia a prescindere”. 

La mostra presenta 34 immagini di Giacomo Albo e Marco Introini riprodotte a grandi dimensioni, in bianco e nero. Sono invece 75 quelle raccolte nel catalogo (Euro 25,00 – prezzo scontato per acquisto in mostra Euro 20,00).

La mostra e il catalogo sono realizzati con il contributo di Fondazione Comunitaria del LeccheseConfindustria Lecco-SondrioAcel Energie e Scatolificio Lecchese SpA e il patrocinio dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Lecco e del FAI Lecco. Sponsor tecnico è Milani SpA.

La mostra sarà aperta nelle giornate di giovedì, sabato e domenica dalle 10 alle 18; venerdì dalle 14 alle 18.

 

 

 

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