2021-10-08

“Le tre ruote d’oro”, storia del motocarro Guzzi. Ha accompagnato le vicende dell’Italia nel corso dei decenni

Il volume è stato ristampato quest’anno dall’Associazione culturale “Luigi Scanagatta” di Varenna in occasione del centenario della Casa dell’Aquila

 




di Claudio Redaelli Interrogato da un dipendente su cosa fosse per lui il motocarro e perché avesse deciso di metterlo in produzione, Carlo Guzzi rispondeva: “Ho fatto i motocarri perché sono su tre piedi”. E aggiungeva: “Prendi un tavolino, fatto a quattro gambe, l’è   mai fermu. Se lo fai a tre piedi è sempre fermo. Su un terreno irregolare non ci sono mai quattro punti di appoggi e visto che il motocarro deve andare dappertutto, non soltanto in posti lisci o piani o roba del genere, su tre punti appoggia sempre”.

Questo aneddoto è raccontato nelle pagine iniziali del libro Le tre ruote d’oro, storia del motocarro Guzzi edito nel 2011 - novantesimo anniversario della prestigiosa azienda motociclistica di Mandello Lario - dall’Associazione culturale “Luigi Scanagatta” di Varenna e ristampato nei mesi scorsi in occasione del centenario di fondazione della Casa dell’Aquila.

Le “firme” del volume sono quelle di Gianpaolo Brembilla, Roberto Brembilla, Simonetta Carizzoni, Italo Ciabarri, Giancarlo Colombo e Stefano Dell’Oro, mentre la stampa è dell’Editoria grafica Colombo di Valmadrera.


Protagonista della pubblicazione, come è facile intuire, è il motocarro, pressoché completamente trascurato dalle riviste specializzate e tuttavia validissimo strumento di lavoro.

Il volume, di oltre 270 pagine, raccoglie numerose fotografie d’epoca di questo mezzo che, a partire dal 1928, sostituendo la trazione animale “ha contribuito - come si afferma in premessa - a semplificare, alleggerire e snellire i compiti di molti lavoratori”.

“Dall’epoca dell’impresa coloniale d’Etiopia a quella della seconda guerra mondiale - si aggiunge - dunque all’incirca dalla metà degli anni Trenta alla metà dei Quaranta, faranno la loro comparsa anche modelli destinati a impieghi militari e dopo la fine del conflitto il motocarro, in diverse varianti, sarà prodotto ancora per un buon numero di anni”.

Il libro fa dunque conoscere anche alle nuove generazioni un mezzo che ha accompagnato le vicende dell’Italia nel corso dei decenni, svolgendo in particolare un ruolo prezioso durante la ricostruzione post-bellica del Paese. E rende altresì omaggio alla vitalità della Moto Guzzi, al prestigio raggiunto dalla Casa dell’Aquila in campo internazionale e alla trasformazione operata nei confronti del territorio, “che la grande fabbrica ha traghettato da una connotazione di tipo prevalentemente agricolo e artigiano a quella di vero e proprio polo industriale”.

Nelle pagine che raccontano la storia del motocarro, caratterizzata da momenti che si sovrapposero in modo significativo a speciali circostanze storico-sociali, si legge che “i primi veicoli di questo tipo di cui si ha notizia, dotati di propulsione elettrica, furono realizzati in Danimarca alla fine del XIX secolo, mentre il primo motocarro vero e proprio, munito di motore a scoppio e prodotto industrialmente, è attribuito alla casa statunitense Indian”.

Il primo motocarro italiano fu prodotto nel ’24 dalla MAS, su progetto del fondatore dell’azienda, l’ingegner Alberico Seiling. Nel giro di pochi anni molte case motociclistiche avevano in listino modelli di motocarri. Tra queste primeggiava la Moto Guzzi, pioniera nel campo fin dal 1928 con il modello “107”. Nello stabilimento mandellese il problema costruttivo era stato affrontato e risolto in modo semplicissimo e brillante, partendo dalle normali motociclette Sport.


Da allora i motocarri sono rimasti a lungo nel catalogo della Guzzi, seguendo l’evoluzione e gli sviluppi della produzione motociclistica. Così nel 1936 si ebbe un’edizione con il motore S, migliorato in parecchi dettagli rispetto al primitivo modello 14, e nel ‘38 il tipo E.R. con motore a due valvole in testa inclinate, derivato da quelli della serie V.

Del ’46, per la cronaca, è la nascita di due nuovi veicoli - l’Ercole e l’Edile - mentre tra i mezzi pesanti prodotti nel dopoguerra da altre aziende va ricordato il “Macchitre” dell’Aermacchi.

Nel campo dei trasporti la Guzzi farà ancora qualcosa di nuovo nel 1956, con un motocarro di piccola portata, l’Ercolino.

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