2021-10-03

1951cardinale Ildefonso Schuster, inaugurava e benediceva la nuovissima Chiesa di San Giuseppe al Caleotto




Gianfranco Colombo - Settant’anni fa, nel 1951, l’arcivescovo di Milano, cardinale Ildefonso Schuster, inaugurava e benediceva la nuovissima chiesa di San Giuseppe al Caleotto. L’idea di istituire una nuova parrocchia al Caleotto era nata sin dagli anni Trenta, a seguito del notevole incremento della popolazione in questa nuova porzione della città di Lecco. I progetti cominciarono a diventare concreti quando nel 1937 monsignor Salvatore Dell’Oro lasciò, dopo la sua morte, una considerevole somma per acquistare il terreno dove sarebbe sorta la nuova chiesa. In un primo tempo l’incarico di progettarla fu affidato a don Luigi Polvara, l’architetto fondatore della Scuola d’arte cristiana “Beato Angelico”, ma poi la “commessa” passò al giovane architetto Carlo Wilhelm (1917-2008).  La progettazione della chiesa di San Giuseppe al Caleotto (1949-1951) fu il suo primo lavoro nella nostra città. Vi si dedicò con entusiasmo, partendo da un studio esistente che modificò con caratteri innovativi. Ne nascerà una struttura in cemento armato con archi parabolici, volta con cassettoni a losanghe intrecciate, che verrà realizzata dall’impresa edile Carlo Valassi. Ancora oggi l’edificio è considerato un capolavoro di tecnica costruttiva. Carlo Wilhelm era nato a Milano il 27 febbraio 1917 da una famiglia di origine tedesca. Dopo la laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1946 e l’iscrizione nello stesso anno all’Ordine degli Architetti della sua città, si trasferì a Lecco. 

I suoi progetti lasciarono il segno dentro una città che nel dopoguerra andava ricostruendo una sua identità urbanistica. Durante la seconda guerra mondiale fu prigioniero e venne deportato in Polonia, dalla quale fece ritorno a piedi. Oltre alla chiesa del Caleotto Carlo Wilhelm progettò la casa d’abitazione a torre in via Adda (1951-1953); la casa d’abitazione con sottostanti negozi in piazza Manzoni (1955-1957) nella quale impiegò una struttura portante in ferro, realizzata dalla Badoni di Lecco; il palazzo delle Poste; la filiale del Banco Lariano e alcuni edifici scolastici tra cui l’Istituto Parini. «L’attività progettuale di Carlo Wilhelm – scrive Tiziana Lorenzelli – è prolifica e versatile, soprattutto nell’area lecchese, dove abbraccia ambiti diversificati della progettazione e sin dagli anni cinquanta caratterizza i luoghi più vissuti e salienti dell’ambito cittadino con la sua ricercata modernità. Tra questi ad esempio, il palazzo delle Poste, la filiale del Banco Lariano, alcuni edifici scolastici tra cui l’Istituto Parini, arrivando a progettare oltre sessanta edifici». Tornando alla chiesa di San Giuseppe al Caleotto, la decorazione delle pareti interne venne affidata al pittore Orlando Sora, che affrescò l’intensa scena del “Giorno del giudizio”, con l’ascesa dei beati nella parte sinistra dell’arco trionfale e la caduta dei reprobi nella destra, al culmine la Crocifissione. I rapporti tra Orlando Sora e Carlo Wilhelm si intensificarono negli anni ‘50-‘60, in relazione agli importanti lavori condotti a Lecco, che videro il coinvolgimento di Sora nella decorazione pittorica degli edifici ideati e realizzati dall’architetto. Ricordiamo la realizzazione del condominio di corso Martiri, decorato da Sora nel 1959 con una delicata composizione figurata che illustra la generosità, e il palazzo delle Poste (1967) di viale Dante, in cui il pittore sceglie come decorazione un soggetto narrativo, illustrando la storia della Comunicazione. «Nella chiesa di San Giuseppe al Caleotto – scrive Chiara Rostagno – Carlo Wilhelm riceve l’incarico di compiere un’opera in fieri. Il confronto con i codici dell’architettura “ad imitazione delle antiche chiese romaniche” incarnati nel progetto precedente, sfocia in una composizione limpida, che conferisce un nuovo lirismo ai materiali e agli elementi strutturali propri dei caratteri costruttivi dell’architettura storica». 


L’edificio sacro, secondo la studiosa, aderisce  al percorso intrapreso dal razionalismo lariano: «L’influenza di tale pensiero è riscontrabile nell’epicentro compositivo della chiesa, che Wilhelm congegna intorno all’altare. Un arco parabolico sublima le qualità strutturali del cemento armato ed ospita la crocifissione e, ai fianchi,  si trovano “le virtù e i vizi, il premio e il castigo” delineati da un affresco di Orlando Sora. Storia e artificio si uniscono in un segno onirico. C’è poesia nelle opere di Carlo Wilhelm e una forte tensione ideale. La stessa con la quale egli esorta i giovani colleghi a vivere l’architettura con rigore, ostinazione e lirismo materiale. Ed è proprio quest’estetica della vita e dell’architettura la sua sapienza più autentica».

Nessun commento:

Posta un commento