di Giovanni Alessi
“Il clamoroso retroscena sul furto de La Gioconda, finalmente svelato in una documentazione senza precedenti”, sulla quarta di coperta del libro campeggia.
L’opera della Marini, che si è detto rappresenti un vero e proprio “pezzo da novanta”, pubblicata dalla notissima Editrice Carabba, di Lanciano (Chieti), è in realtà presente nelle maggiori librerie e in tutti i Digital Store, e ulteriori, svariate presentazioni della medesima sono state richieste in numerose località, italiane ed estere.
“E’ davvero strepitoso”, il prefatore del libro Roberto Allegri scrive, “ciò che si scopre immergendosi in quest’appassionata “storia di famiglia”, discretamente nascosta per un così lungo tempo, ed ora non più taciuta da Germana Marini, per rendere giustizia al cugino Vincenzo Peruggia, la cui vera personalità non è mai chiaramente emersa. Vicenda dall’autrice del testo nei minimi dettagli appresa dalla viva voce di una zia, testimone diretta di quei fatti lontani, sino al presente interpretati in modo decisamente improprio. Erroneo”.
Così come, in apertura, l’Allegri asserisce:
“Cosa si chiede ad un libro? O meglio, che cosa chiedo io ad un libro, quando sto per cominciare a leggerlo? Per prima cosa, che sia onesto, che sia sincero.
“Non devi far altro che scrivere una frase sincera”, spiega Ernest Hemingway in “Festa Mobile”. “Scrivi la frase più sincera che sai” E se lo dice lui, vale la pena crederci. Non importa infatti quanto uno scrittore sia bravo: se scrive di qualcosa che non conosce, che non ha vissuto o che non ha amato, lo si capisce immediatamente. Inoltre ad un libro e al suo autore chiedo la passione. In ogni pagina, ad ogni riga, voglio sentire che l’autore è innamorato della storia, innamorato folle di quanto sta raccontando. Ho chiesto le stesse cose anche a questo libro di Germana Marini, onesto e appassionato. Del resto, non poteva essere diversamente. L’autrice è una poetessa e una scrittrice che conosce il proprio lavoro e questo lo si vede bene, riga dopo riga”.
E quanto qui sotto da me riportato è uno stralcio del saggio introduttivo di Don Antonio Mazzi, che testualmente recita:
Stiamo vivendo un periodo sbilenco politicamente, socialmente, terapeuticamente, umanamente. Perciò godersi queste pagine vere, gaudiose, disperse fra terra e cielo, tra arte raffaelliana e sconvolgente semplicità contadina, rinfresca l’aria e l’anima e ci dà un po’ di respiro. Pur dell’avviso che romanzo e realtà in ambito narrativo molto spesso coesistono, ho letto tutto d’un fiato questo schietto, avvincente scritto, che fa eccezione alla regola, rigorosamente basato qual è sulla scrupolosa aderenza ai fatti, senza concessioni alla fantasia, e devo confessare che mi sono innamorato della tavola con la tovaglia del mistero, nella vivida rappresentazione di Germana. Il libro è tutto un narrare di episodi curiosi, intrigantissimi. Vale la pena di godercelo! L’amicizia con l’autrice poi è tale, per cui quanto da me asserito a commento è quasi una simpatica chiacchierata, davanti ad un the”.
Non si può tralasciare, infine, di porre in risalto che il volume si fregia altresì di “Un grande augurio per il successo dell’opera”, di Sua Eminenza il Cardinale Gianfranco Ravasi, Pontificium Consilium de Cultura, Città del Vaticano.
Si informano inoltre quanti assisteranno alla presentazione, che al suo interno saranno esposte opere dei validissimi pittori Lorena Olivieri, Fabrizio Martinelli e Alessandro Lavecchia.
Appuntamento, quindi a giovedì 16 settembre prossimo, per confrontarci con una insospettabile realtà, venuta solo ora alla luce.
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