2021-08-18

IL COSTANTE, PROFICUO SUPPORTO DELLO STAFF DEL CENTRO DIURNO “IL CERCHIO APERTO” DI VIA GHISLANZONI A LECCO. UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER LE PERSONE PIU’ FRAGILI.





di Germana Marini
 
In un mio scorso articolo ho trattato del “CENTRO DIURNO IL CERCHIO APERTO” di via Ghislanzoni 28 a Lecco.  

La trattazione continua ora, riportando altre impressioni e racconti dei, già descritti, meravigliosi componenti del suddetto.  

 

LA MUSICA DELL’EDUCATORE 

Di Max e Aida 

 

È vero come diceva Bob Marley che le cose più belle non sono perfette, ma speciali. 

È proprio l’essere speciale la qualità più preziosa del nostro lavoro di educatori e questo VALORE ci ha offerto la possibilità di crescere e cambiare in meglio le nostre vite umane e professionali. L’essere speciali non significa saper organizzare e progettare interventi educativi secondo schemi precostituiti e teorie apprese. Essere speciali significa per noi, che da molti anni lavoriamo nell’ambito della prevenzione e della cura della salute mentale, sapersi mettere ogni giorno in discussione senza rigidità e pregiudizi, per predisporci all’ascolto, al cambiamento e alla trasformazione nella relazione.  

Negli anni sentiamo di essere diventate persone più autentiche con noi stessi e con gli altri, accettando le mille sfumature delle emozioni con il coraggio di non nasconderle ma, al contrario, imparando ad accettarle e viverle come se fossero tutti i giorni una scoperta delle nostre fragilità, ma anche dei nostri lati belli, positivi e creativi. Inoltre il vivere quotidianamente l’imprevisto che è insito nelle relazioni umane ci ha permesso di diventare persone più flessibili e capaci di escogitare soluzioni che ogni giorno la vita ci pone di fronte. Inutile nascondere i propri difetti, ma saper essere noi stessi senza maschere e ipocrisie. 

Un'altra metamorfosi che il nostro lavoro ci ha permesso di compiere è nella comunicazione quotidiana, intesa non solo come linguaggio verbale, ma soprattutto come capacità di empatizzare con la persona. In questo abbiamo modificato ed affinato anche la comunicazione non verbale (lo sguardo, il sorriso, la gestualità, ascolto e attenzione autentica). Empatia significa sapersi porre in maniera immediata nello stato d’animo altrui, senza lasciarsi travolgere dalle emozioni, ma semplicemente validandole e riportandole alla normalità e alle vicende esistenziali che coinvolgono tutti gli esseri umani. Da qui parte la “trasformazione” della persona, che viene accompagnata nel prendere piano piano consapevolezza delle cause del proprio malessere, scoprendo le proprie potenzialità e abilità sociali, che permettano loro di ritrovare la loro dignità e senso esistenziale. 

Ci sentiamo in definitiva come la tastiera di un pianoforte che con ogni nota può, insieme alle altre, comporre bellissime armonie. 

 

STOP E RIPARTENZA 

Di Nadia Colombo 

 

Come si è trasformata la mia vita al Centro Diurno con la pandemia. 

Mi lascia piena di dubbi, tristezza e un pizzico di nostalgia il ricordo di quando eravamo liberi di muoverci e con gli operatori andavamo a fare delle belle gite. C’era anche il teatro, dove, divertendomi esprimevo le mie emozioni. Giorni destinati alle piscine, in cui sperimentavo il contatto con l’acqua calda, la vicinanza delle mie amiche, il piacere di lasciarci coccolare dalle bolle. 

Mi ricordo anche tutte le gite in bellissimi luoghi naturali, le cantate con il coro e la ginnastica dolce in palestra al centro sociale di Germanedo. 

Mi piacerebbe tornare ancora sull’isolotto del lago di Pusiano, dove c’era una casetta con il ponte di corda, i canguri, i pavoni e altre meraviglie della natura. 

Come è bello ricordare tutto quello che abbiamo vissuto insieme agli operatori, prima del Covid! 

Oggi mi sono ritrovata a frequentare il centro diurno, senza le amicizie che avevo prima e con attività nuove (gruppo giornale e yoga), esperienze che mi consentono di riscoprire parti di me che pensavo di non possedere, come il poter descrivere su un foglio la mia vita, con le mie emozioni, i miei desideri, le mie passioni, le mie storie personali. 

Ho la sensazione di qualcosa di nuovo che sta rinascendo! 

 

 

PILLOLE DI LETTERATURA: LA METAMORFOSI 

Di Pietro Benaglio 

 

Il tema letterario della metamorfosi ha da sempre affascinato gli uomini di tutte le epoche, sia in campo letterario che artistico: basti pensare al celeberrimo Apollo e Dafne di Canova. Il genere letterario noto nell’antica Grecia giunge per il tramite del poeta latino Ovidio, fino allo scrittore Kafka. 

Il primo esempio di metamorfosi lo troviamo in veste mitologica nell’Odissea quando Circe muta i compagni di Ulisse in porci. È bene notare come la punizione divina che sfocia nella metamorfosi si genera a causa di una colpa umana verso la divinità e in essa si manifesta pienamente la potenza del divino. Quest’ultima non può che lasciarci affascinati. Altre volte invece le divinità trasformano l’uomo in animale o in pianta, per proteggerlo. Le metamorfosi di Ovidio in 15 libri narrano circa 250 miti metamorfotici, costituendo così una vera e propria enciclopedia dei miti antichi. Il tema filosofico che accompagna tutto il poema è quello di un universo come luogo di eterna trasformazione, nel quale “tutto cambia ma nulla viene meno, muta semplicemente”.   

A Ovidio si ispireranno tutti i grandi della letteratura, da Apuleio a Dante Alighieri. 

 


IL MITO DI ARACNE 

 

Aracne vive a Colofone nella Lidia (Attuale Asia Minore-Turchia) figlia di abili tessitori. A causa delle sue incredibili capacità di tessitrice, osò per superbia paragonarsi ad Atena, che sfidò in una gara di ricamo. Inutile dire che la dea ebbe la meglio e trasformò Aracne, per punirla, in un mostruoso ragno, capace sì di tessere, ma solo con la bocca, con la quale aveva offeso   la dea. Il mito spiega poi le caratteristiche dell’animale ragno: questa ricerca delle cause viene chiamata eziologia (ricerca dell’altìa, o causa in greco). 

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