di Renato Frigerio Il nastro dei ricordi corre all’indietro, riavvolgendo aneddoti, stati d’animo ed emozioni fino ai giorni d’inizio settembre del 2001. È da allora che Lecco ha perso Miro. Era conosciuto semplicemente con questo nome, Casimiro Ferrari, classe 1940.
Poiché vent’anni sono passati dalla sua perdita, non possiamo che tornare al riconoscimento e rievocarne i meriti, onorando Miro alla memoria.
Casimiro Ferrari ha lasciato un segno indelebile nella mente, soprattutto nel cuore. Chi lo ha conosciuto o lo ha avuto come compagno di cordata, lo ricorda come un uomo straordinario e un alpinista grande, sempre pronto a mostrare l’attaccamento verso il “maglione rosso” dei suoi Ragni della Grignetta e più in generale verso la montagna.
Miro è stato un protagonista di assoluto rilievo, un profilo di elevato livello, una figura trainante nella sua passione per la montagna. La sua carriera un caleidoscopio di onori e successi. Caparbio oltre ogni dire nei propositi e nei fatti, ricco di intuizioni e risorse geniali nel preparare e realizzare un’impresa.
Miro ha dato il meglio di sé, ha costruito con valore e tenacia sul Cerro Torre il suo capolavoro, raggiungendo la vetta, con la scalata della parete Ovest e la cresta SudOvest, nel gennaio del 1974, insieme a Mario “Zenin” Conti, Daniele Chiappa e Pino Negri.
Miro è stato un rocciatore di spicco, un fuoriclasse, un punto di riferimento, con moltissime scalate, prime salite invernali, nuove vie aperte sull’arco alpino, con un prestigioso curriculum anche nelle Ande, ma soprattutto ha dedicato molti anni all’esplorazione della Patagonia. Inoltre ha formato a Lecco un’intera generazione di alpinisti. Per questo ripetiamo e ripeteremo per sempre, grazie Casimiro.
Ognuno di noi conserva nel proprio cuore la memoria dell’ultima volta in cui ti aveva visto. Poi, quando nel pomeriggio di mercoledì 5 settembre del 2001, ci siamo ritrovati tutti assieme come una affollata “squadra” all’estremo saluto celebrato da Monsignor Roberto Busti, sul sagrato della Chiesa di Ballabio, è successo un fatto spontaneo, ma profondo, di speciale sensibilità e significativa commozione. Ciascuno di noi ti ha ritrovato negli occhi di chi aveva vicino o di fronte. Significa nei ricordi. Nell’affetto e la considerazione interiore che ha circondato la vita di Casimiro Ferrari.
Eravamo in tanti a dirti “Addio!”, ad avere stima per te. Lo sapevi. Lo sai. C’erano tutti i tuoi compagni di avventura. Di ogni generazione. Gente di montagna, venuta da altre città, anche da lontano.
È comprensibile che un durevole rimpianto colpisca tutti coloro che lo hanno conosciuto a fondo, con ammirazione e amichevole emozione, che non si è mai spenta. Che non è tuttora sopita e mai svanirà.
Ci rimane tanto da ricordare. Tu hai lasciato il segno nelle vicende dei monti e delle pareti. Grazie Miro per quello che ci hai dato. A me e a tutti i lecchesi, agli appassionati di alpinismo di ogni età. Grazie davvero.
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