2021-06-28

L’INESTIMABILE VALORE DELLA LIBERTA’ NELL’ESEMPLARE ARTICOLO DI CLAUDIO REDAELLI “LA RESISTENZA IN BRIANZA”, CHE SI RIFA’ AL LIBRO DI PIETRO ARIENTI





di Germana Marini  
“Viviamo in un’epoca in cui per la prima volta nella storia la specie umana ha il completo dominio sulla tecnologia, potenzialmente in grado di distruggere la vita sul nostro pianeta”,  Claudio Redaelli scrive.   

“Se un tempo nelle guerre erano i villaggi e le grandi città ad essere coinvolti, oggi a farne le spese potrebbe essere, in toto, la terra.  

È questa una situazione assolutamente inedita. È vero che guerre e morti ci sono sempre stati, ma non i campi di sterminio e la bomba atomica, con il 90% di civili periti in una guerra, dopo il 1945”. 

Seguita il discorso osservando come il testo di Pietro Arienti abbia un grande significato, spalancando le porte su una Resistenza che, malgrado le difficoltà di sviluppo in un ambiente tradizionalmente modesto e poco incline alla ribellione, seppe guadagnarsi una sua dignità morale, politica e militare. 

Il tutto descritto con palese competenza, rifacendosi – come ribadisco – a quanto narrato da Pietro Arienti nel suo esplicativo, prezioso scritto, che riporta il messaggio degli oltre duecento caduti Brianzoli, nonché dei deportati, dei combattenti e patrioti, che forniscono la loro testimonianza tramite le pagine de “La Resistenza in Brianza” (1943 – 1945).Una ricostruzione storica, quella di Arienti, da cui prende spunto Claudio Redaelli e che Giancarla Pessina, al tempo alla guida dell’ AMPI provincia lecchese, affermò essere “Un lavoro serissimo” tra i migliori usciti sull’argomento, tanto che si adoperò affinché l’allora Sindaco di Merate, Giovanni Battista Albani, ne curasse la ristampa. 

Un articolo, quello di Redaelli, che ha avuto il pregio di dare a chi aveva una conoscenza un po’ nebulosa sulla Resistenza, in quanto troppo giovane per averla appieno vissuta, un quadro assai chiaro di fatti e circostanze,  tali da non poter essere elusi. 

Non per nulla, tratto dalla prefazione al libro “La Resistenza in Brianza”, Redaelli pone in risalto il fenomeno della lotta partigiana, inteso come moto di ribellione a un regime dittatoriale, prima, e come promozione di una società, basata sui principi della democrazia, poi. 

L’Italia nostra dopo la fine della guerra era inequivocabilmente figlia della Resistenza. 

E la democrazia italiana vide formarsi in quei momenti le sue radici. 

È quanto i giovani d’oggi avranno avuto modo di apprendere dall’articolato, esplicativo scritto di Claudio Redaelli, che dobbiamo pertanto ringraziare sentitamente per ciò!                                                       

Indipendentemente da ogni credo politico o religioso, il valore aggiunto che Redaelli ha “rispolverato”, attraverso l’intento di mantenere viva la memoria storica, arricchisce il nostro sapere e collega quei tasselli mancanti di un puzzle che le nuove generazioni non hanno vissuto in pima persona. 

Oggi viviamo un tempo nel quale, ogni giorno, in tante parti del mondo, si attenta ancora alla libertà alla democrazia e all’uguaglianza sociale che invece devono costituire le fondamenta di ogni società civile e per questo la resistenza e il diritto alla libertà devono essere visti come un’occasione preziosa per riscoprire e promuovere tali fondamentali valori.  

Il passato è un patrimonio inestimabile che dobbiamo custodire e preservare con cura perché abbiamo l’obbligo morale di non dimenticare la nostra storia più recente e di tramandarla di padre in figlio affinché possa fare da guida alle generazioni che verranno. 

Senza muri o egoismi, dobbiamo rilanciare quei valori, in un momento in cui l’Europa è a rischio disgregazione, altrimenti non si potrà costruire futuro, né prospettive di pace, libertà e democrazia. 

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