2021-05-25

I 100 anni della Guzzi. E nel 1919 Parodi scriveva al figlio: “Le 1.500 o 2.000 lire per il primo esperimento sono a tua disposizione”

Nel 2006 l’Associazione “Luigi Scanagatta” di Varenna curò la ristampa in copia anastatica dell’opuscolo edito nel ’51 dalla Casa dell’Aquila per “raccontare” i primi trent’anni dell’azienda

 





di Claudio Redaelli Era il 2006 e in occasione degli 85 anni della Moto Guzzi l’Associazione culturale “Luigi Scanagatta” di Varenna aveva curato la ristampa in copia anastatica dell’opuscolo edito nel 1951 dall’azienda motociclistica di Mandello Lario in occasione dei suoi primi tre decenni di storia.

Per l’occasione era anche stata predisposta una cartolina con raffigurata la Normale 500 sovrastata dal simbolo inequivocabile della Casa lariana e dalla scritta “Moto Guzzi”.

Sono passati tre lustri, da quella ristampa carica di significati. E settant’anni dalla pubblicazione dell’opuscolo, dedicato alla memoria di Emanuele Vittorio Parodi. Il 2021 è, come noto, l’anno del centenario di fondazione della Guzzi e nell’introduzione a quella pubblicazione venivano ricordati i “cordiali rapporti” che si erano instaurati tra Carlo Guzzi, tecnico motorista, Giorgio Parodi e Giovanni Ravelli, questi ultimi due “piloti dell’Arma azzurra nella prima guerra mondiale”.

“Ravelli - vi si leggeva - vagheggiò e nutrì l’idea di un nuovo cavallo di acciaio che in lui avrebbe trovato l’alfiere più ardito e valente. Ma era scritto che alla patria egli dovesse far dono della sua giovane vita, onde il suo nome andò ad aggiungersi a quello degli eroi caduti per far libera e grande l’Italia”.

“Avvinti dalla medesima fede - così continuava l’introduzione all’opuscolo - Carlo Guzzi e Giorgio Parodi dettero seguito all’iniziativa e dall’unione della loro volontà scaturì il primo esemplare che ebbe per insegna la sigla “G.P.”. Ma ad esaltazione del nome di chi la macchina aveva ideata, Giorgio Parodi volle che quella prima sigla si trasformasse in Moto Guzzi. E l’aquila dalle ali spiegate, che per lunghi anni aveva fregiato l’uniforme dei due piloti aviatori, anche in memoria del compagno caduto fu scelta quale simbolo”.

Spazio quindi alle prime immagini e in particolare alla lettera che da Genova Emanuele Vittorio Parodi inviò al figlio Giorgio il 3 gennaio 1919 per comunicargli il suo parere favorevole a quell’ambizioso progetto e per dirgli che “le 1.500 o 2.000 lire per il primo esperimento” erano a sua disposizione, “a condizione che la  cifra non sia assolutamente sorpassata”.

Una volta spiegato al figlio che lui stesso si sarebbe riservato di esaminare personalmente il progetto, Parodi precisava che “se per fortunata ipotesi esso mi piacesse sono disposto ad andare molto avanti, senza limitazione di cifre”.

L’opuscolo datato 1951 e ristampato come detto dall’Associazione Scanagatta ricordava quindi, anno per anno e classe per classe, i 64 record mondiali detenuti dalla Guzzi alla data del 15 marzo di quello stesso anno e riportava il grafico che riassumeva le vittorie della Guzzi, accompagnato da questo commento: “Tecnici d’alto merito, lavoratori intelligenti probi e solerti e guidatori intrepidi donarono i tesori della loro capacità, volontà e ardimento. Luminoso è il trentennale cammino percorso dalla Moto Guzzi, ma dal cuore di chi all’opera è intento per le mete future giammai usciranno i nomi di quanti sui campi di gara o nel lavoro di officina caddero nell’adempimento dell’alto dovere”.

Poi altre immagini, una più significativa dell’altra, fino al disegno della galleria del vento e alle riproduzioni dei modelli più recenti della Moto Guzzi: dall’Airone all’Astore e al Falcone, dal motocarro Ercole al “65” e al motociclo Superalce, fino all’ultima creazione della Casa dell’Aquila, ossia il mitico Galletto “che ha richiamato l’attenzione della stampa di tutta Europa”.

Infine la mappa dei concessionari della Casa lariana sparsi già all’epoca in tutta Italia e quella della “Moto Guzzi nel mondo”, con tante bandierine appuntate sui territori dell’Africa e dell’Asia, del Nord e del Sud America passando per la lontana Australia.

E quante altre pagine avrebbe scritto l’Aquila mandellese da quel 1951 ad oggi!

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