2021-03-31

Raccolta di poesie di stampo allitterativo, esce il “Canzoniere della cattività” di Aristide Angelo Milani

L’opera è stata concepita in pieno lockdown. Si è in presenza di composizioni riconducibili alla sezione della letteratura definita “il campo giochi della poesia”, dove parole e suoni si inseguono e si rincorrono giocando a rimpiattino




 

di Claudio Redaelli

Si intitola Canzoniere della cattività e si lega, anche se soltanto apparentemente, al Canzoniere di Francesco Petrarca. Da quella storia della vita interiore dello scrittore, filosofo e filologo italiano considerato il precursore dell’umanesimo e uno dei fondamenti della letteratura italiana, l’ultima opera poetica di Aristide Angelo Milani si discosta peraltro sostanzialmente per la forma con cui viene espresso l’elemento fonetico. Qui infatti si è in presenza di una raccolta di poesie di stampo allitterativo.

Un’altra curiosità riscontrata rispetto all’opera petrarchesca è rappresentata dal fatto che Milani ha numerato le sue 301 poesie, precedute rigorosamente dal titolo, in cifre arabe e non romane.

Inconsapevolmente il poeta lecchese si è ritrovato tra le mani questo lavoro senza scorgere a priori alcuna valenza in termini di innovazione e illudendosi di essersi semplicemente tolto lo sfizio di realizzare una serie di poesie allitterative, salvo poi accorgersi che nel recitarle le stesse suscitavano irrefrenabili risa dovute alla gestualità del corpo, dunque al tamburellare con le dita e al battere dei piedi, in simbiosi con un organista alla tastiera-pedaliera dell’organo di una chiesa.

Concepito in occasione della prima ondata della pandemia e in corrispondenza con il primo lockdown, quando - per dirla con le parole dell’autore - “per prender sonno ripassavo con la mente quelle tiritere di termini assonanti in sintonia con lo scatenarsi dei più svariati campi semantici affini alle figure metaforiche”, il Canzoniere della cattività è un libro decisamente innovativo. Anzi, così follemente innovativo da distinguersi non soltanto dalla sessantina di pubblicazioni di Milani che l’hanno preceduto ma da tutti i libri di poesia che ci hanno fin qui accompagnato nella lettura.

Non a caso quest’opera, sorta agli albori della terza decade del terzo millennio, risulta essere la number one del nuovo ciclo temporale, essendosi tra l’altro rivelata portatrice di un’innovazione estetico-poetica radicale e senza aver dovuto scomodare, per la ciclicità, lo psichiatra e psicoanalista Jung.

Si è qui in presenza di una serie di composizioni allitteranti riconducibili alla sezione della letteratura definita “il campo giochi della poesia”, dove parole e suoni si inseguono e si rincorrono giocando a rimpiattino al punto da raggiungere il paradossale. E in rare occasioni il nonsense.

E’ proprio per la passione mostrata nel cimentarsi in questa disciplina, dunque, se Aristide Milani ha pubblicato le circa 500 composizioni di cui l’intera opera “Incipit - explicit”, Canzoniere incluso, si avvale.

“Il Canzoniere della cattività - spiega l’autore - nasce dall’idea di selezionare

poesie edite e inedite scelte dai miei libri con l’intento di offrire un saggio di versi vagamente allitterativi scritti a partire dal 1983 fino ad arrivare al recente 2019. Estrapolando incipitexplicit e alcuni versi intermedi di quelle poesie e limitandosi a riportare per esteso soltanto quelle che non era stato possibile manipolare, nel febbraio dello scorso anno era iniziato un lavoro finalizzato a far prevalere più poesie

allitterative possibili, aggiungendo quelle novelle del lockdown che, grazie

alla catarsi della poesia, giorno dopo giorno attingevo dalla mia musa creativa”.

Da ispirato poeta dialettale Aristide Milani si è prodigato a relegare nella sezione

del libro dedicata agli “intraducibili” tutte quelle poesie che non si prestavano a essere “versate” nell’idioma nazionale.

Il risultato, va detto, è oltremodo convincente, anche perché in tal modo il poeta lecchese ha sottratto quelle composizioni all’oblìo, facendole rivivere con una provvidenziale spolveratina, rivisitandole in tutta la loro genuina espressione e mirando alla salvaguardia di un linguaggio che non deve tramontare.

L’allitterazione, poi, è una delle figure retoriche che varia da poesia a poesia e da tutte quelle composizioni attinenti al campo della letteratura.

“In una siffatta atmosfera - si legge sempre nella prefazione - tutte le poesie interpretate faranno insorgere inequivocabilmente una dilettevole sorta di attrazione riconducibile a un divertissement, al punto che anche una lirica dolcissima o elegiaca può essere sfumata o esaltata a piacimento”.

Evadere dagli schemi è insomma il presupposto dell’innovazione di Aristide Milani,

avvalorato dall’aforisma secondo cui “il bello nelle lettere è di infrangere le regole”. E la scoperta consiste nell’assemblaggio dei “versi” scanditi al ritmo desiderato e  strettamente connessi al “tempo”del pronunciamento.

In fase di lettura il rapido fluire di questi, accompagnato alla gestualità del corpo, è destinato a incrementare la verve in maniera spettacolare.

Grazie alla passione per la forma allitterativa, insomma, Milani ha inconsapevolmente supplito alla malinconia generata dalla prima “segregazione coattiva”, dando con questa sua tecnica interpretativa un autentico giro di vite alla poesia.

Il libro, pubblicato per conto dello Studio bibliografico “G. Maitre” di Lecco all’approssimarsi del quarantesimo di fondazione, è stato stampato in tiratura limitata a 150 esemplari (autografati e progressivamente numerati dall’autore) dall’azienda grafica Pinizzotto di Piantedo, in provincia di Sondrio.

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