2021-02-11

L’ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI ELUANA ENGLARO, AVVENUTA IL 9 FEBBRAIO 2009, CELEBRATO IN UNA GREMITA PIAZZA GARIBALDI A LECCO


di Germana Marini  
Un flash mob, a ricordo di una giovane, sventurata donna, deceduta per eutanasia a 39 anni d’età, organizzato da un drappello di “Ultra cattolici”, nel corso del quale è stato affrontato anche il tema dei “vaccini anti-Covid”. 

Non occorre rammentare che Eluana, che a seguito della sua drammatica vicenda è divenuta un simbolo, eretto contro la legge per il “testamento biologico”, ha vissuto i suoi ultimi 19 anni in stato vegetativo, sino al trasporto da Lecco in una clinica di Udine, ove la sospensione della nutrizione artificiale ne ha decretato la scomparsa, consentita dai giudici, aderendo ai pluriricorsi  del padre, Beppino Englaro, la cui battaglia giudiziaria diede luogo a un memorabile dibattito sulle tematiche connesse alla spinosa questione del “fine vita”. 

Dodici anni sono trascorsi dalla tanto discussa, controversa scelta, più che mai attuale oggi, che Antonella Vian, medico operante a Seregno, attivista “Ultra cattolica, capofila del flash mob, proclama un nesso tra l’una e l’altra questione: tra l’abborrito testamento biologico, equiparato su troneggianti striscioni a “morte, menzogna, dannazione eterna”, all’opposto del “testamento di Dio”: “vita, verità, amore e salvezza”, esprimendo altresì la sua avversione ai vaccini anti-Covid. 

“Il biotestamento che ci hanno inteso imporre”, sostiene Antonella Vian, “in realtà intensifica il nostro diritto alla libertà. Siamo pertanto liberi di scegliere se accettare o meno una terapia, se farci vaccinare, o no”, precisa la Vian, che senza mezzi termini afferma  “di non potersi convertire mai e poi mai al vaccino”. 

 

Tutto ciò nella piazza Garibaldi traboccante di persone; giovani, soprattutto, ansiosi di formulare le loro opinioni in merito., nonché quelle esposte nella sua breve esistenza da “Elu”. 

 

Una profonda, affettuosa amicizia intercorreva da sempre tra il mio secondogenito figlio e lei, che al telefono mi chiedeva: “Può farmi il favore di riferire a Germano , 

quando torna dal lavoro, che “Elu” ha chiamato ?... La ringrazio!”. 

Lui, che a seguito del fatale incidente, che l’avrebbe fatta piombare in una tragica “notte senza risveglio”, l’aveva vegliata per giorni, insieme a tanti altri, sconsolati amici. 

 

In un mio libro dal titolo: “Così ho fermato il tempo”, successivamente ho alquanto elogiato l’eroismo delle Suore Misericordine della Casa di Cura “Beato Luigi Talamoni” di Lecco, che hanno fatto per anni oggetto Eluana di una dedizione e di un bene, grazie ai quali è rimasta saldamente aggrappata a una limitata, forse, ma non  malvagia, esistenza, che ha cozzato contro l’astutamente orchestrata “cultura della morte”, in stridente contrasto con l’esemplare interpretazione della carità cristiana di queste elette, sante creature. Alle quali, in chiusura di una missiva a loro indirizzata, ho scritto: “Tutto il polverone sollevato da questa penosa vicenda, fatalmente si dissolverà come neve al sole, ma se nulla di ciò che passa sull’effimera scena del mondo dura, e la memoria di chi ci è stato caro – quella soltanto – resta, voi, benedette, custodite un tesoro che nessuno potrà sottrarvi, e quelle fervide preci elevate all’Altissimo vi faranno sentire la vostra Eluana come non mai viva e presente!”. 


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