2020-11-08

UN RICORDO DI MARIO FANTIN


di Renato Frigerio - Quarant’anni fa, nel luglio del 1980, Mario Fantin moriva nella sua Bologna e oggi, ricordarlo per la sua notevole attività alpinistica, per i film che ha girato e per i libri che ha scritto, ci pare un atto doveroso. Il ragionier Mario Fantin che nell’adolescenza non si interessava affatto della montagna e del suo mondo, un bel giorno la scopre per caso mettendo gli sci ai piedi sulle piste di casa: il Corno alle Scale, per l’esattezza. 

Poi nel 1947, ventiseienne, frequenta la scuola di roccia che la S.A.T. ha istituito nelle Dolomiti di Brenta dedicandola a Giorgio Graffer e da quel momento è tutto un crescendo. Infatti l’anno successivo scopre i suoi primi “4000” ed inizia un’intensa attività che lo porterà a compiere oltre 50 scalate su tali vette. Nel 1954 Ardito Desio lo annovera, quale cineoperatore ufficiale, fra i 14 componenti della spedizione italiana al K2, anche perché Fantin, nel frattempo, ha affinato la sua esperienza come fotografo e nelle riprese filmate. Ed è proprio su questa grande montagna del Karakorum che con la sua cinepresa documenta le fasi della vittoriosa scalata, salendo, a sua volta, ad una quota di 7000m. 

Mario Fantin si è anche distinto come scrittore e i suoi volumi “K2 sogno vissuto” e 

“I quattordici 8000”, usciti da una copiosa produzione, restano due classici della letteratura alpina. 

Dopo aver scalato le più famose vette della cerchia alpina, si è cimentato con le montagne di diversi continenti tra cui, sulle Ande, l’Aconcagua (6962m), la montagna più elevata del Sud America, la Cima Margherita (5109m) nella catena del Ruwenzori e la Cima Kibo (5895m) del Kilimangiaro, la più alta vetta dell’Africa, riportando sempre limpidi successi. In breve volgere di anni, Fantin, effettivamente, ha partecipato a ben 13 spedizioni extraeuropee, in Africa, nelle Ande, in Messico, in Groenlandia, in Medio Oriente, nel Karakorum. 

Mario Fantin ha fondato il Centro Italiano di Studi e Documentazione sull’Alpinismo Extraeuropeo la cui documentazione, raccolta in 30 anni di intenso lavoro, è oggi custodita, a Torino, presso il Museo della Montagna “Duca degli Abruzzi” e costituisce un patrimonio, inestimabile, per tutti coloro che intendono organizzare spedizioni in ogni parte del mondo. 

Nel campo della cinematografia alpina, forte dell’esperienza maturata nel corso delle sue innumerevoli scalate, ha dato un’impronta tutta particolare ai 45 film realizzati di cui 31 ambientati fra ghiacciai e pareti rocciose e 14 a carattere etnografico e naturalistico. 

Per questa sua poliedrica attività ha ottenuto ambiti riconoscimenti in campo internazionale e per tutti citiamo l’ammissione all’Alpine Club di Londra, l’accoglimento fra gli eletti del Club Alpino Accademico Italiano e il diritto di fregiarsi del distintivo del G.H.M. – Groupe de Haute Montagne – al quale appartengono i migliori accademici e scalatori francesi. 

Parlare oggi di Mario Fantin, cineasta di montagna e non solo, che ha fatto conoscere e amare le montagne di tutto il mondo, a 40 anni dalla scomparsa ci ha fatto piacere e ci è sembrato il modo migliore per onorare la memoria di colui che si è definito “il ragioniere dell’alpinismo italiano ed extraeuropeo”. 

 

Ha scritto numerosi libri, raccontando la sua passione per l’avventura e l’amore per ogni cosa che incontrò sul suo cammino. 

Fra le sue opere: Alta Via delle Alpi; K2 sogno vissuto; Yucay, Montagna degli Incas; 

Perù Antico; I 14 Ottomila; Cervino 1865; Alpinismo Italiano Extraeuropeo; 

Italiani sulle Montagne del Mondo; Indios delle Ande; Montagne di Groenlandia; 

Sui ghiacciai dell’Africa; Uomini e Montagne del Sahara. 

 

 

 

 

NdR. = Nel 1954 la conquista italiana del K2, vetta che si innalza in uno splendido isolamento sulla parte più alta del lungo ghiacciaio del Baltoro, nella catena del Karakorum occidentale, è un successo realizzato attraverso lo sperone Sudest, in seguito Sperone degli Abruzzi, con 9 campi. 

Luigi Amedeo Giuseppe di Savoia, Duca degli Abruzzi, (1873-1933), nipote del Re d’Italia Vittorio Emanuele II, appartiene alla tradizione dei ricchi alpinisti-esploratori italiani. 

Nel 1909 compie un tentativo di scalare il K2 fallito a 6640m sullo sperone che prese il nome dal Duca degli Abruzzi. 

La seconda salita alla vetta si effettuò solo nel 1977, 23 anni dopo, sempre lungo lo Sperone Abruzzi, con 6 campi. Una gigantesca spedizione giapponese composta da 42 alpinisti, guidata da Ichiro Yoshizawa, raggiunse la vetta con due cordate e un portatore (hunza del Pakistan). 

Nel 1979 Reinhold Messner e il tedesco Michel Dacher scalano lo Sperone Abruzzi, la via normale, senza uso d’ossigeno. 3 campi più 1 bivacco. Si tratta della quarta scalata alla vetta del K2. 

Nel 1978 una spedizione americana composta da 12 alpinisti, guidata da James Whittaker, raggiunge la vetta del K2. Si tratta della terza volta in assoluto, percorrendo il pilastro Nordest fino a 7700m: poi la traversata per la spalla Est sulla cresta degli Abruzzi, ultima parte. 

 

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