2020-11-20

UN EDIFICANTE IDILLIO (Storia vera di Caterina e Giampietro)



di Germana Marini   - 
Il mio primo contatto con l’ASVAP, Associazione Volontari Aiuto Ammalati Psichici Centro Ricreativo “Il Girasole”, di Lecco e provincia, è avvenuto un indimenticabile pomeriggio, in seguito al telefonico invito, da parte di una volontaria dell’Associazione stessa, l’amabilissima Caterina, la cui cortesia avrei scoperto essere davvero unica, a presentare il mio romanzo “Così ho fermato il tempo”.  

Dopo avermi riservato una commovente accoglienza, proclamandosi mia fan da sempre e di aver alquanto apprezzato il testo sul quale mi apprestavo a relazionare, che l’aveva molto colpita anche per le sue analogie con l’esperienza da lei maturata nell’ambito di quello specifico contesto, si è fatta promettere che tutto non si esaurisse nel nostro breve, felice incontro. 

Una conoscenza intensificatasi nel tempo, dandomi modo di beneficiare di così tante acute osservazioni e confidenze, da dar luogo a un’intervista, da parte sua contrappuntata da autentiche “chicche sapienziali”. 

Diciamo che, esaurita la presentazione dei componenti lo staff ASVAP in toto, incluse alcune persone “mentalmente disagiate”, che tali non mi sono, per la verità, apparse, Caterina m’ha edotta circa lo spirito dell’associazione: quello di mutare l’approccio alla salute psichica! 

<< Nel nostro piccolo, cara >>, s’è espressa, <<scopriamo sempre più come il servizio da noi espletato incida, segnatamente nei confronti dei “grandi depressi”, sino a consentire loro di rarefare i colloqui con gli addetti ai lavori, psicoterapeuti e psichiatri >>. 

<< Un’impagabile soddisfazione, credi >>, aveva asserito, << il vedere questi individui raggiungere a poco a poco una condizione, se non ottimale,  di maggior equilibrio a livello comportamentale e affettivo, determinato dal fatto di farci oggetto di una benevolenza sincera, in termini di empatia e gratitudine per quella considerazione, mai loro accordata altrove. E noi pure li circondiamo di uno spontaneo, caloroso affetto, percependoli un po’ come “nostre creature”… >>. 

 

                                                    * 

 

<< A proposito del quale >>, aveva abbassato la voce, << ti farò partecipe di un geloso segreto. 

T’ho messo a suo tempo a parte del fatto che, dopo una prematura vedovanza, io vivo da anni sola. È stato proprio per ingannare la solitudine, che ho preso ad operare alacremente all’interno di questo edificio, divenuto in breve la mia vera dimora. Ed è stato qui che ho incontrato Giampietro: un tenerissimo uomo, da oltre un decennio sofferente, a causa di uno stato depressivo, conseguito alla scomparsa dell’amatissima mamma, con la quale, da scapolo, viveva. Mi sono avvicinata a lui, ben comprendendo la sua vitale necessità di aprire il cuore a qualcuno che non lo obbligasse a farlo, se non se la sentiva, ma con pazienza e rispetto attendesse il momento propizio.  Ciò ha fatto sì che mi desse progressivamente fiducia, in modo da non restarsene per l’intera giornata abbandonato su una sedia, ma di imparare, dapprima di rado, poi sempre più spesso, a sorridere. 

Sono così divenuta per Giampietro la stampella alla quale appoggiarsi, allorché il male di vivere aveva il sopravvento, l’amica premurosa e fedele, che avrebbe vegliato su di lui, non abbandonandolo un istante. Ed è con questa premessa che, leggendo insieme il tuo splendido libro, che narra il tenerissimo sentimento sorto fra Katy l’anziana protagonista della vicenda e Gérard, il musicista per sua volontà ospite, come lei, di una Casa di riposo per artisti, che… non ridere, ci siamo accorti d’esserci innamorati a nostra 

volta!... >>. 

Avvertendo d’essere oggetto della nostra conversazione, egli, che Caterina non aveva mancato sin dal primo incontro di presentarmi, si era diretto verso di noi, avvalorando commosso quanto da lei rivelatomi, ed il tutto s’era concluso con un augurale brindisi. 

 

                                                    * 

 

Erano d’allora usciti sottobraccio per lunghe passeggiate, che li avevano portati a frequentare mostre d’arte e eventi culturali, non mancando per motivo alcuno al mondo a quegli “Incontri con l’autrice”, che mi vedevano protagonista, recandomi stupendi omaggi floreali, che facevano bella mostra di sé su cattedre e palchi. 

Un’idilliaca intesa, la loro, da me vista , grado per grado, intensificarsi e crescere, sino a sfociare in un “sì” all’Altare della Chiesetta del rione di Pescarenico, in cui s’erano conosciuti. 

Cerimonia, nella cui documentazione fotografica appaio io, orgogliosa testimone di nozze per la sposa, e il fratello di Giampietro, altrettanto fiero, per lui. 


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