2020-11-28

UN COSMICO, INCOMBENTE PERICOLO - Racconto di Germana Marini


“Macchine che sostituiscono l’uomo, innovazioni che aumentano la produttività, in un mondo globalizzato e iperconnesso” : così un valido opinionista ha osservato, rimarcando che nel 2019 Amazon ha presentato una flotta di droni autopilotati, 
per consegnare ordini in mezz’ora. 

“Ma c’è di più”, ha aggiunto: “nei due anni precedenti il robot cinese Xiaoyi superava l’esame di abilitazione alla professione medica e l’androide Sophia risolveva difficili test linguistici. Il che sta a dimostrare quanto le professioni intellettuali siano a rischio. Sofisticati algoritmi eseguono infatti transazioni finanziarie senza trader, scrivono articoli al posto dei giornalisti, analizzano contratti più rapidamente dei legali, formulano diagnosi più accurate degli specialisti”. 

Una realtà, quella concernente il tecnicismo esasperato, estremo, da noi, impreparati, letta in senso negativo, per le ripercussioni che ciò potrebbe comportare a molteplici livelli. 

“Che avverrebbe allorché gli automi acquistassero piena facoltà d’interferire in tutte le nostre azioni e scelte, divenendo loro i padroni del mondo?”, mi sono chiesta. Ho avuto così la lucida percezione del pericolo ancor più serio, costituito 

dal giungere al pari nostro a provare sentimenti di amore, passione, gelosia, rivalità, antagonismo. 

 

 

                                                              * 

 


Percezione che, da un laborioso dormiveglia, mi ha fatto piombare in un sonno agitatissimo, nel corso del quale mettevo in funzione il computer per ultimare un articolo da inviare al giornale, e, non riuscendo a credere ai miei occhi, lo 

vedevo sovvertito al punto da apparirmi irriconoscibile. 

Non v’era concetto da me espresso, che non fosse stato trasformato nell’esatto opposto! 

Con il volto in fiamme e il cuore in tumulto, mi sintonizzavo allora sul romanzo, di cui l’editore mi aveva sollecitato l’invio, trovandomi al cospetto di un “autentico massacro” : mutato il titolo, il contenuto, il nome dell’autrice…. Tutto! 

Uscivo in pianto dallo studio per recarmi in cucina alla ricerca di un calmante, e scoprivo con rabbia che non c’era oggetto che fosse al suo posto. 

Ripresa per la qual cosa la figlia, irripetibile era stato il di lei riscontro. 

“Non illuderti che oggi vada a scuola!”, m’aveva da parte sua sfidato il primogenito. 

“Si dà il caso che non abbia letto una riga di ciò a cui dovrei rispondere!”. 

“Tu non dici nulla?...”, m’ero rivolta al coniuge, in procinto di recarsi al lavoro, senza gratificarmi di un saluto. Indi: “Questo accade alle madri, incapaci di educare i figli!”, s’era sbattuto l’uscio alle spalle. 

Del tutto inconcepibile un simile comportamento in lui, abitualmente riguardoso, al fine di non ferirmi,  e altrettanto dicasi riguardo a quello dei miei teneri, mammoni figlioletti… 

Scioccata da quell’allucinante incubo, realizzavo così che gli automi erano in grado di pilotare a loro piacimento anche i rapporti interpersonali e parentali, compromettendoli. “Questo è veramente troppo”, ragionavo, “e non è che l’inizio di un’inarginabile escalation!...”. 

 

 

                                                                * 

 

 

Era a tal punto entrato in scena un tipo indefinibile: un misto tra un automa, un drone, un alieno, che mentre la TV sparava cavolate a raffica, dando conto di una realtà in profondo contrasto con gli accadimenti del mondo : 

“Di che ti meravigli?”, mi aveva in tono sarcastico chiesto. “Siete stati voi umani ad averci, per comodo vostro, forgiati, e noi lì buoni buoni per anni, ligi ad espletare l’ingrato servizio.  Anni durante i quali, però, meditavamo la vendetta. Ci avete rimpinzato di informazioni, di dati, da noi immancabilmente appresi e sfruttati al meglio, sino a divenire assai più agguerriti dei maestri e ad esercitare su di voi un incontrastabile dominio!”. Il tutto proferito in una lingua cabalistica, da me tuttavia, stranamente, intesa. 

“Non potete farci questo!”, m’ero opposta. 

“Troppo tardi! Dovevate arguire che, prima o poi, sarebbe successo. Non vi rimane che una possibilità, ora: aderire al cambiamento sociale, instaurando un’alleanza, una saggia convivenza con noi, convertendovi “all’intelligenza al silicio”...”. 

“Vigliacchi!”, avevo urlato; più volte ripetendo: “Vigliacchi!”. 

“Che ti prende?...”, s’era riscosso dal sonno il compagno della mia vita. 

“Caccialo via!”, gli avevo, tremante, ingiunto. “Via per sempre, quel dannato robot!”. 

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