2020-11-22

MUMMERY: L’IDEATORE DELL’ALPINISMO MODERNO

di Renato Frigerio - Fra gli alpinisti che si sono particolarmente distinti nel 19° secolo, un posto di tutto rilievo spetta ad Albert Frederick Mummery (1855-1895). Nato il 21 febbraio a Dover, nel Kent, sulla costa inglese che guarda la Francia, alla giovanissima età di 15 anni s’innamora della montagna quando, attraversato il Colle del Teodulo, scende a Zermatt. Tre anni dopo, a soli 18 anni, con Alexander Burgener, che diventerà la sua guida preferita, scala il Cervino. E su questa vetta tornerà nel 1879 dopo aver percorso la cresta di Zmutt, sempre con Burgener e Agostino Gentinetta come seconda guida. 

Si iscrive poi all’Alpine Club e conosce John Norman Collie, scienziato di fama, uomo dalla multiforme personalità e abilissimo tanto su roccia quanto su ghiaccio. Stringe anche rapporti di amicizia con Geoffrey Hastings e William Cecil Slingsby, coi quali compirà diverse scalate sul versante francese del Monte Bianco (Dent du Requin, Aiguille du Plan, per la cresta Nord, Grèpon, Aiguille des Charmoz, Aiguille Verte e Taschhorn dalla Teufelsgrat). Ma sovente torna a Breuil-Cervinia e nel 1880, con Burgener e Benedikt Venetz, attacca la cresta di Furggen, che è la più diretta e la più difficile delle creste del Cervino, ma in questa circostanza non avrà fortuna e a poco distanza dalla vetta, uno strapiombo insormontabile lo obbligherà a ripiegare compiendo una traversata sulla cresta dell’Hornli. Con Burgener ha imparato ad andare in montagna e da quel momento non sarà solo la guida di se stesso ma anche la guida degli amici che a lui si affideranno. Fatto questa esperienza, maturata in circa 10 anni, ha capito di potercela fare da solo; in altri termini: non ha più bisogno di un primo di cordata, ma solo di un compagno. 

Uomo colto, intelligente e di larghe vedute, Mummery avverte anche il desiderio di provare nuove emozioni, di cimentarsi, insomma, con montagne più severe, quasi che le Alpi non gli bastassero. 

Così nel luglio del 1888, assieme alla guida svizzera Heinrich Zurfluh di Meiringen (Alpi Bernesi), Mummery parte per il Caucaso, al confine geografico tra l’Europa e l’Asia, ottenendo una brillante vittoria sul Dych-Tau (5204m), lungo la cresta Ovest, nella Valle del ghiacciaio Bezingi. 

Nel 1890 ritorna con Wlliam John Petherick su queste montagne del Caucaso centrale, che si possono considerare le più alte d’Europa, e, nell’ordine, conquista le seguenti cime: Burdjula (4456m), Adai-Koch (4646m) e lo Zichvarg (4078m). 

Tornato in Patria, la sua attività alpinistica, non conosce soste. Le riuscite ascensioni all’Aiguille Verte e al Monte Bianco per il ghiacciaio della Brenva, compiute con Collie ed Hastings, suscitano nei tre un entusiasmo che li spinge a nuove avventure, magari più enigmatiche e severe. Come meta scelgono allora l’Himalaya. 

Con gli ormai inseparabili Norman Collie e Geoffrey Hastings, raggiunge l’Italia il 20 giugno 1895 e s’imbarca a Brindisi per giungere a Bombay il 6 luglio. Sono diretti verso le grandi cime senza troppa conoscenza dei formidabili ostacoli che quelle montagne oppongono. 

A Bombay inizia il lunghissimo viaggio di avvicinamento che alla metà di luglio si conclude ai piedi del Nanga Parbat (8125m), imponente montagna situata presso il grande gomito del fiume Indo nel Punjah Himalaya. Poichè l’Indo scorre a 1000m, questo ottomila, al nono posto nella graduatoria delle cime più alte del mondo, che si erge in splendido isolamento nel Pakistan Nordorientale, presenta su questo lato uno spettacolare e gigantesco versante di roccia e ghiaccio alto 7000 metri. I fianchi della montagna sono tre e sono stati tutti saliti: quello Sud lungo e molto ripido, il versante Rupal (1), che con i suoi 4500m è il dislivello più elevato del mondo; la parete Est, versante Rakhiot (2), lunga, difficile e pericolosa,  e la parete Ovest, versante Diamir (3), molto complessa, alta 3500 metri. 

Dopo una giornata di assoluto riposo, Mummery e Collie compiono una prima esplorazione nel vallone di Rupal con l’idea di scalare un picco di 6000m da cui trarre indicazioni per superare il versante meridionale della montagna. Ma le particolari condizioni della montagna e la mancanza di assuefazione alle grandi altezze fanno desistere i due che, una volta raggiunti da Hastings salito ad incontrarli, decidono di portarsi nel vallone di Diamirai, sul versante Ovest, con il duplice intento di allenarsi e scrutare più da vicino la grande montagna ed i suoi contrafforti. 

Poi verso sera, quando il sole sta per calare dietro le cime, davanti ai loro occhi si parano visioni da fiaba, spira un leggero vento da Nord, le pendici dei monti si caricano di fantastici colori in netto contrasto col verde, del fondovalle, mentre il solo rumore percettibile è il mormorio del torrente che scorre molto più in basso. Infine rientrano nella tenda che per loro costituisce il campo base. 

Il 19 luglio ripartono per perfezionare la loro preparazione e riescono a conquistare il Peak Diamirai (5800m) dopo aver patito un caldo insopportabile sotto i raggi di un sole cocente, più che mai. 

Ridiscesi alla tenda, soddisfattissimi hanno il piacere d’incontrare il Maggiore dell’Esercito Britannico di stanza in India, Charles Granville Bruce, con i suoi fedeli del “VI° Gurkhas” (mercenari nepalesi che prestano servizio nell’esercito britannico). Si era fatto accompagnare, approfittando di una breve licenza, da Raghobir Thapa e Gaman Singh, due dei suoi fedeli “gurka” che poi si uniranno alla comitiva. 

Dall’8 al 15 agosto Mummery pensa di allenare i due “gurka” facendo loro compiere scalate di modesti picchi e ricognizioni sulla via che in seguito si dovrà percorrere per l’assalto alla vetta. 

Si arriva al 23 agosto. Dopo un frugale pasto viene predisposto il piano per l’attacco finale: Collie, Hastings ed i portatori si dirigeranno nella vallata del Rakhiot e da lì, per un percorso più agevole, saliranno fino alla Forcella Diamirai, dove la comitiva si ricompatterà per il tentativo finale, mentre Mummery, Raghobir e Gaman lasceranno il campo incamminandosi sul ghiacciaio del Diamir. 

È l’alba del 24 agosto 1895: il gran giorno. 

I tre, salutati gli amici, muovono i primi passi sul ghiacciaio e subito davanti a loro si para un lungo ed erto pendio che bisogna superare per prendere una cresta su cui proseguire. La giornata, inondata dal sole, è stupenda ma nei tratti in ombra il freddo intenso rende disagevole la salita. Tra gli accessi del caldo e del freddo, con l’opprimente fardello dei sacchi, la salita mette a dura prova i tre alpinisti. 

L’intaglio della Forcella, dove avverrà il ricongiungimento, è ancora lontano quando ad un tratto, dal pendio soprastante, si stacca una valanga. 

Mummery, Raghobir e Gaman, si buttano subito a terra, faccia al suolo, mentre una polvere nevosa li avviluppa. La parte più solida della valanga si ferma fortunatamente su di un ripiano posto sopra ad una seraccata e quando la nube polverosa è passata, tirano un sospiro di sollievo. 

Mummery ha capito subito che la situazione si fa pesante e che tanto vale proseguire: ritornare significherebbe esporsi ugualmente all’immane pericolo ed allora fedele ai suoi principi e ligio alla sua volontà invita i compagni a continuare la salita. 

Ma l’incontro alla Forcella di Diamirai coi compagni, non avverrà mai. 

I tre, sicuramente, sono stati travolti da un’altra valanga.

Collie ed Hastings, ritornati sui loro passi, hanno subito iniziato le ricerche che però non hanno avuto esito. Successivamente altre ricerche sono state effettuate da Ufficiali Inglesi del V° Gurkhas, ma anche queste a nulla hanno approdato. 

Così, a 40 anni, è finito Mummery. 

Hermann Buhl che nel luglio del 1953 ha toccato la cima di questa montagna dopo un’epica salita solitaria, ebbe a scrivere: “Mummery. È il primo che debbo ragguagliare, cui devo rendere conto. Posso ben guardarlo negli occhi, stare in piedi dinnanzi a lui mentre gli annuncio: non ho conquistato il Nanga Parbat servendomi dei mezzi tecnici moderni, ma assolutamente come egli intendeva, con mezzi leali, con le sole mie forze”. 

 

 

 

 

Note di redazione:

 

(1)  Salito per la prima volta nel 1970 dai fratelli Reinhold e Gunther Messner, con una via diretta che si sviluppa al centro della parete Rupal. I fratelli Messner, compiendo la prima traversata della montagna, si vedono costretti ad affrontare la discesa dal versante Diamir, all’incirca lungo la direttrice a destra dello Sperone Mummery 

(2    bivacchi, senza disporre di alcun riparo);

 

(2)  Salito per la prima volta nel 1953 dall’austriaco Hermann Buhl, che percorse gli ultimi 1300m di dislivello in solitaria;

 

(3)  Salito per la prima volta nel 1962 dai tedeschi T. Kinshofer, A, Mannhardt e S. Low, nel settore destro della cima Nord. Il 9 agosto del 1978 Reinhold Messner realizza in 5 giorni la prima ascensione completamente solitaria della montagna e, contemporaneamente, in solitaria di un Ottomila, aprendo una via pericolosa e non ripetuta a destra della Costola Mummery e ritornando, costretto da un terremoto, da una via diversa e nuova.  

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