2020-11-12

COVID-19: COMO E LECCO SONO NELLA BUFERA, 1 ITALIANO SU 2 NELLE ZONE AD ALTO RISCHIO


Como, Lecco e le province del Nord Lombardia vedono numeri sempre più preoccupanti per l’emergenza Covid, mentre le misure più restrittive colpiscono ormai oltre 1 italiano su 2 (56%) che risiede in zone a massimo ed elevato rischio in tutta la penisola: si tratta delle aree si registrano gli indici peggiori per quanto riguarda l’andamento dei contagi. Il dato emerge dall’analisi della Coldiretti sull’impatto delle nuova mappa della pandemia, “che nel comprensorio delle due province lariane sta avendo effetti sempre più gravi anche sulla filiera agricola e agroalimentare”, commenta il presidente di Coldiretti Como-Lecco Fortunato Trezzi.

“Le imprese agricole resistono per assicurare i flussi di cibo” aggiunge Francesca Biffi, presidente Associazione AgriMercato “rinnovando l’appuntamento con i Mercati di Campagna Amica - luoghi aperti e con il previsto distanziamento di sicurezza che restano attivi nelle due province – e garantendo le consegne a domicilio dei loro prodotti: sono già una trentina e l’elenco viene costantemente aggiornato nell’apposita sezione creata sul nostro sito web www.como-lecco.coldiretti.it”.

Nelle province di Como e Lecco sono settimanali (con orario dalle 8 alle 12) gli AgriMercati di Cantù (piazza Garibaldi, martedì), Erba (via Carroccio, venerdì), Giussano (via De Gasperi, giovedì), Limbiate (piazza Cinque Giornate, venerdì), Mariano Comense (parcheggio Porta Spinola, sabato), Meda (piazza Cavour, mercoledì).

Nelle regioni rosse sono state messe in “lockdown” 16,9 milioni di persone alle quali se ne aggiungono 16,8 che vivono nelle aree arancioni per un totale di 33,7 milioni di persone sottoposte a restrizioni su spostamenti, orari e attività commerciali e produttive.

 La mappa delle zone rosse – continua Coldiretti Como Lecco - vede la Lombardia che con 10,1 milioni di abitanti, il Piemonte con 4,3 milioni, la Calabria con1,9 milioni, la provincia di Bolzano con mezzo milione e la Valle d’Aosta con 125mila. Aree alle quali adesso si aggiungono la Sicilia con 4,9 milioni di abitanti, la Puglia con 4 milioni, la Toscana con 3,7 milioni, la Liguria con 1,5 milioni, l’Abruzzo con 1,3 milioni, l’Umbria con 900mila abitanti e la Basilicata con mezzo milione.

 La nuova maxi area nazionale rossa e arancione blocca di fatto 234mila bar, ristoranti, pizzerie e gli agriturismi con una perdita di fatturato mensile di almeno 4,6 miliardi ed un drammatico effetto a valanga sull’intera filiera per il mancato acquisto di alimenti e vino.

Nelle regioni dove si registrano scenari di elevata o massima gravità sono infatti sospese tutte le attività di ristorazione e, quindi, anche la somministrazione di pasti e bevande da parte degli agriturismi. Nelle zone critiche è consentita la sola consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali. Ma limitazioni permangono anche nel resto del territorio nazionale dove le attività di ristorazione (bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite solo dalle ore 5,00 alle 18,00 con la possibilità sempre della consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 della ristorazione con asporto.

 Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Le limitazioni alle attività di impresa – conclude la Coldiretti interprovinciale - devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione in un settore chiave del Made in Italy.

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