2020-08-26

Presentato il nuovo percorso museale di Villa Manzoni a Lecco

Gianfranco Colombo - Il nuovo percorso museale di Villa Manzoni è stato presentato lo scorso mese di ottobre. Ma è stato solo l’inizio di un lungo cammino. Ad arricchire ulteriormente il Museo manzoniano qualche settimana fa è stata riaperta al pubblico la Cappella dell’Assunta, restaurata grazie ai contributi della Fondazione comunitaria del Lecchese e alla sponsorizzazione tecnica della Telmotor. La cappella risale alla seconda metà del XVIII secolo. E’ del 1767, infatti, la richiesta di consacrazione inoltrata da Pietro Manzoni all’arcivescovo di Milano. La risposta fu positiva a patto di consentire alla popolazione del Caleotto la partecipazione alle messe nelle feste comandate, ovvero Natale e Pasqua. E’ per questo motivo che la cappella presenta, oltre alla sacrestia, a cui si accede dall’interno della villa, anche un portone d’ingresso dalla strada esterna.  «Il restauro della cappella – ci dice Mauro Rossetto, direttore scientifico del Museo manzoniano - ha consentito di restituire in tutta la loro bellezza le decorazioni tipiche del neoclassicismo lombardo ed ha dato ulteriore rilievo anche alla Pala dell’Assunta dipinta da Carlo Preda». Quest’opera ha la non indifferente qualità di essere stata nella memoria di Alessandro Manzoni, di averne accompagnato quell'immaginario della sua gioventù che non lo abbandonò per tutta la vita. Dall’interno della villa si accede alla cappella attraverso la sacrestia, che è stata interessata dal restauro generale e che ora presenta la bella Via Crucis di Luigi Agricola (1759-1821).  Un tema, quello dell’iconografia sacra, che è stato ripreso anche nella cappella vera e propria in cui è stato esposto il quadro di Arcangelo Birelli (1859-1928) raffigurante la “Conversione dell’Innominato”.

Durante la visita si è accompagnati dal Requiem di Giuseppe Verdi, composto dal grande musicista dopo la morte dello scrittore. «Abbiamo creduto opportuno dare il senso del grande coinvolgimento che portò con sé la morte di Alessandro Manzoni, – ci dice ancora Mauro Rossetto – per questo abbiamo esposto nella Cappella dell’Assunta i messaggi di cordoglio giunti all’Amministrazione di Milano dall’Italia e dall’estero». E’ anche importante ricordare che all’interno della cappella sono ospitate le spoglie di Pietro Manzoni, padre di Alessandro. Inoltre sono presenti le lapidi commemorative di Giuseppe Scola e della moglie Angela Polti. Altra novità nel percorso museale manzoniano riguarda la sala della “Colonna Infame”. E’ stata arricchita dal video-intervento di Igor Imhoff, che ha dato alla stanza un tocco digitale di grande interesse, e dalle musiche di Michele Del Prete. Continua così la realizzazione del progetto museale manzoniano, che troverà ulteriore ampliamento quando anche il primo piano della villa sarà restaurato. Già oggi, comunque, l’intento del progetto del nuovo Museo manzoniano è quello di coniugare due identità: quella della classica “casa museo”, luogo della memoria di chi l’ha posseduta o visitata, e quella del “museo letterario”, in genere legato alla vita e alla produzione di un importante scrittore. Innanzitutto, dunque, la casa museo: «Il nuovo allestimento  - continua Mauro Rossetto - intende valorizzare maggiormente le componenti formali, architettoniche e artistiche della villa, arricchitesi con la scoperta di nuovi apparati decorativi. Si è poi dedicata la dovuta attenzione alle due famiglie – i Manzoni e gli Scola – che si sono succedute nella proprietà e l’hanno abitata fino alla cessione al Comune di Lecco. In questo senso va anche ricordato che la famiglia Scola vi ha vissuto più a lungo di Alessandro Manzoni e della sua famiglia ed ha avuto il non secondario merito di avere conservato molti dei ricordi manzoniani della villa». 

C’è poi il museo letterario vero e proprio: «Il percorso storico letterario trova il suo focus sulle finalità del lavoro letterario, storico e linguistico di Alessandro Manzoni e sulla ricostruzione del complesso processo di elaborazione del capolavoro “I Promessi sposi” Non si è voluto fare una brutta copia del Centro Nazionale di Studi Manzoniani di Milano, ma focalizzarci proprio sul romanzo. In quest’ottica è stato possibile valorizzare il grande patrimonio delle raccolte museali lecchesi che ha permesso di evidenziare la grande tradizione iconografica che i “Promessi sposi” hanno generato a partire dal Gonin». 

Nessun commento:

Posta un commento