2020-08-11

LO SPIRITO CON IL QUALE DA OLTRE MEZZO SECOLO CLAUDIO REDAELLI AFFRONTA L’IMPEGNO POLITICO E ISTITUZIONALE, E GLI ILLUSTRI PERSONAGGI CON CUI E’ ENTRATO IN CONTATTO: DA BERLINGUER A TITO, DA TOGLIATTI AL PREMIO NOBEL RITA LEVI MONTALCINI, CHE GLI CONSEGNO’ IL PRESTIGIOSO PREMIO MARCO D’OGGIONO



di Germana Marini (seconda puntata) Un significativo passaggio della vita politica di Claudio Redaelli è rappresentato dai periodi di studio e di conoscenza dell’economia, della cultura, della didattica e dell’editoria della ex Unione Sovietica, svolti facendo parte di delegazioni qualificate nel 1957, 1967 e 1972, fino al suo ultimo viaggio del 1977 in Kazakistan. 

Ha avuto modo di visitare molte fabbriche, l’Università di Mosca e quella di Leningrado, toccando con mano la realtà agricola di Kiev e trascorrendo trenta giorni in Siberia e a Novosibirsk. 

In occasione del viaggio in Urss del 1967, nel mese di agosto la delegazione soggiorna per venti giorni Yalta, ospite della storica Villa dove si incontrarono Stalin, Roosevelt e Churchill, l’11 febbraio 1945, definendo quelli che sono passati alla storia come gli accordi di Yalta, che sancirono la riorganizzazione del mondo dopo la fine della seconda guerra mondiale.  

Negli Urali, sempre nel viaggio del 1967, Redaelli ha conosciuto lo scienziato Ilizarov nella sua struttura sanitaria di Kurgan, la stessa dove venne operato il grande e indimenticato alpinista ed esploratore Carlo “Bigio” Mauri. 

Come è noto, oggi all’interno dell’Ospedale di Lecco è operativo un reparto, unico in Italia, dove vengono eseguiti interventi secondo quello che è stato denominato il “metodo Ilizarov”.  

In occasione poi della trasferta in Italia di una delegazione proveniente dalla Regione di Novosibirsk, Claudio Redaelli è stato invitato a visitare la stessa regione Russa in concomitanza con uno dei viaggi di una delegazione dell’Associazione Vera Brianza, presieduta da Nando Caldirola. 

Occorre evidenziare che Redaelli ha ricoperto per tre mandati il ruolo di Consigliere nel Consiglio d’Amministrazione dell’Ospedale di Lecco. 

Per ben 10 anni è stato eletto in tale carica dal Consiglio Provinciale e per altri 5 (dal 1975 al 1° maggio del 1981) dal Consiglio Comunale di Lecco con 36 voti a favore su 38 consiglieri presenti in aula e due sole astensioni.  


Dal 1975 al 1981 ha ricoperto la carica di Vicepresidente dello stesso Ente Ospedaliero. 

Si è inoltre schierato in prima linea (unitamente al Dottor Aldo Rossi, all’ Onorevole Vittorio Calvetti e al Dottor Salvatore Bonalumi,  che si succedettero alla guida dell’Ospedale nella battaglia per l’avvio della costruzione del futuro nuovo nosocomio cittadino.  

Quindi, nel 1970 è entrato a far parte della Comunità Montana del Lario Orientale e per cinque anni è stato Vicepresidente dell’Assemblea dello stesso ente sovraccomunale. 

Infine nel 1972, anno dell’introduzione a livello nazionale dei decreti delegati della scuola, viene eletto consigliere dell’Istituto Scolastico Tommaso Grossi e per un biennio ricopre l’incarico di Presidente dello stesso Consiglio d’Istituto. 

C’è comunque nella biografia di Claudio Redaelli un passaggio chiave che merita di essere citato perché riassume oltre mezzo secolo di militanza politica e testimonia la nostalgia per ideali e valori oggi trascurati. 

Ne fa fede la lettera all’allora Segretario dei Democratici di Sinistra Walter Veltroni, al momento della chiusura del quotidiano l’Unità. Dopo essersi soffermato a puntualizzare varie vicende del giornale, nel quale lo stesso Redaelli ha lavorato per tanti anni, la lunga lettera rammenta un capitolo tutto lecchese che vale la pena di essere riletto, perché sintetizza efficacemente lo spirito con cui Claudio Redaelli seguita da oltre cinquant’anni ad onorare l’impegno politico e istituzionale, prima riassunto in alcune sue tappe fondamentali :  “Caro Veltroni, in occasione delle elezioni regionali dello scorso mese di aprile,  sei venuto a Lecco e hai fatto tappa al Circolo Libero Pensiero di Rancio. 

Non mi è difficile credere che quel pomeriggio sia stato per te indimenticabile. 

Quel giorno hai toccato con mano come si lotta per i giusti ideali. 

Da anni si parla dell’esigenza di una nuova legge elettorale. 

La strada giusta per arrivarci esiste e Lecco ha dato, in tal senso, già in anni lontani, il proprio contributo, sin dai tempi della cosiddetta “legge truffa” del 1953 voluta dalla Dc, con le reazioni che ne seguirono. 

Ebbene, in riva al Lario nel mese di marzo di quello stesso anno oltre 10.000 lavoratori scesero in piazza; tra gli altri quelli delle Fabbriche SAE – Forni Impianti, Badoni, Faini, Fiocchi, Metalgraf, Gerosa di Lecco,  della Moto Guzzi di Mandello, Redaelli di Dervio, Cantoni di Bellano, Tubettificio Ligure di Abbadia, Officine di Costamasnaga, Carniti di Oggiono e del Catenificio Regina di Merate, oltre alle migliaia di lavoratori delle Trafilerie della Valle del Gerenzone e di altre fabbriche ancora. 

Il segnale di ribellione arrivò dalle sirene delle Acciaierie Arlenico Caleotto che occupavano oltre 2500 dipendenti. 

Quella legge non passò e da allora il popolo italiano salvaguarda la democrazia e rispetta la Costituzione Repubblicana .  

Otto lavoratori rappresentanti delle due commissioni interne della fabbrica vennero licenziati.  

Erano padri di famiglia e tuttavia vissero quell’umiliazione con dignità, dimostrando di sapersi sacrificare, pur di non accettare squallidi compromessi. 

Chi suonò la sirena della ribellione fu un giovane operaio che tutti i lavoratori del nostro Paese hanno avuto modo di conoscere: il compagno Pio Galli, che tu – caro Walter – hai ritrovato e riabbracciato, ancora giovane nello spirito, al Circolo di Rancio. 

In questo mio scritto c’è tanto sentimento e un po’ di rabbia e nostalgia, ma tutto ciò credo sia giustificato dall’aver creduto in valori ineludibili e sacri. Certo, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, ma è risaputo che le guerre si vincono non solo con i generali, bensì con l’apporto delle truppe e il supporto degli ideali più veri. Ecco perché voglio sperare che non tutto sia ancora perduto. Basta crederci. Io farò quanto è nelle mie possibilità”                                                                                                                                                                        

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