2020-07-27

UN OSPEDALE DOVE “COMANDA” LA CARITA’

Una “città della salute” riconosciuta “Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico” 




di Claudio Redaelli -San Giovanni Rotondo-  Sin dal 1925 Padre Pio aveva sognato di dare agli abitanti di San Giovanni Rotondo una casa in cui gli ammalati potessero trovare assistenza e cure. 
Raccolte delle offerte, con la generosa collaborazione di alcuni volenterosi riuscì a far trasformare un ex monastero nel piccolo “Ospedale Civile San Francesco” con due corsie, un’attrezzatura funzionale e venti posti letto. 
Il terremoto del 1938, però, fece crollare quelle mura. 
Tutto era andato distrutto tranne il suo desiderio di aiutare i poveri ammalati. 
Si circondò di amici fidati, parlò loro del progetto di far erigere una “clinica” vicino al convento e li entusiasmò. 

Il 9 gennaio 1940 venne stilato l’atto di nascita della nuova Opera, a cui il Padre diede il nome di “Casa Sollievo della Sofferenza”. 
Da ogni parte del mondo giunsero offerte, piccole e grandi. 
L’ospedale fu inaugurato il 5 maggio 1956 alla presenza del cardinale Giacomo Lercaro, del Presidente della Camera Merzagora, del ministro Braschi e del ministro generale dei frati minori cappuccini. 
Nell’occasione Padre Pio pronunciò le seguenti parole, rivolgendosi in particolare a tutti i benefattori ed ai componenti dei gruppi di preghiera: “Non ci private del vostro aiuto, collaborate a questo apostolato di sollievo della sofferenza umana e la Carità Divina che non conosce limiti e che è luce stessa di Dio e della Vita Eterna accumulerà per ciascuno di voi un tesoro di grazie di cui Gesù ci ha fatti eredi sulla Croce. 
Quest’opera si raccomanda ancora alla vostra generosità affinché non perisca d’inedia e divenga la città ospedaliera tecnicamente adeguata alle più ardite esigenze cliniche e insieme ordine ascetico di francescanesimo militante. 
Luogo di preghiera e di scienza dove il genere umano si ritrovi in Cristo Crocifisso come un solo gregge con un solo pastore”. 
Dopo ripetuti e progressivi ampliamenti, oggi l’opera di Padre Pio si presenta come una “città ospedaliera”, riconosciuta “Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico”. 
Il riferimento è, per ciascuna tessera che compone questo vasto mosaico, sempre quel discorso del 5 maggio 1956, interrogandosi, tutti e ciascuno dei continuatori, se quel messaggio trasmesso da Padre Pio sia stato recepito nel suo significato più profondo, vale a dire se si abbia veramente compreso a quale concezione della vita e di assistenza al malato egli ha chiamato a collaborare. 
L’opera comprende i reparti e servizi di: anatomia e istologia patologica; angiografia; cardiologia; centro di cura per diabete; ipertensione e tiroide; centro di ricerca; centro trasfusionale; chirurgia generale e vascolare; genetica medica; dermatologia; dietologia, diagnostica per immagini, ecografia, endoscopia digestiva, ematologia; endocrinologia; fisiopatologia respiratoria; fisioterapia; gastroenterologia; geriatria; laboratorio di analisi; medicina generale; medicina nucleare; nefrologia ed emodialisi; neonatologia; neurochirurgia; neurologia; neuropsichiatria infantile; neuroradiologia; oculistica; odontostomatologia; oncologia; ortopedia e traumatologia; ostetricia e ginecologia; otorinolaringoiatria; pediatria; poliambulatorio (intitolato, quest’ultimo, a Giovanni Paolo II che quando venne a San Giovanni Rotondo nell’87 benedisse la prima pietra dell’intero nuovo complesso che ospita tutti ambulatori medici e chirurgici e il reparto di pediatria); pronto soccorso; radiologia, rianimazione e anestesia I e II; risonanza magnetica; servizio di fisica sanitaria e radioprotezione; settore trapianti del midollo osseo con unità di terapia intensiva ematologica e neurologica; unità coronarica; unità di terapia intensiva; urologia (reparto, quest’ultimo, affidato al Professor Vittorino Ricci formatosi professionalmente nell’ospedale di Lecco con Dormia). 
Entro giugno di quest’anno sarà operativa anche la divisione di cardiochirurgia. 
Dotata delle attrezzature più moderne e sofisticate, la “Casa Sollievo della Sofferenza” – alla cui realizzazione è legato professionalmente anche un tecnico lecchese, l’ingegner Roberto Schellino – ha 1200 posti letto, che si rivelano ogni giorno sempre più insufficienti in rapporto alle istanze di ricovero. 
In essa svolgono la loro missione i frati minori cappuccini (4) e le suore “Apostole del Sacro Cuore di Gesù” (40). 
Un’opera, questa di Padre Pio che ho avuto la possibilità di visitare dettagliatamente il 3 dicembre scorso, con 2600 dipendenti, 600 dei quali medici, il 10 per cento delle presenze dall’estero, una cucina che fornisce il vassoio pasto personalizzato a ciascuno e si rifornisce da aziende agricole e agroalimentari della Puglia con la garanzia di cibi genuini. 
Ma un’opera, mi sia consentito di sottolinearlo in modo particolare, che si capisce solo alla luce del profilo spirituale di Padre Pio – lo stesso che successe a Lecco nei primi Anni Sessanta, con l’intitolazione a Papa Giovanni XXIII del primo reparto ospedaliero in Italia (e forse nel mondo) proprio perché se ne intuì la straordinaria spiritualità – che diceva di sé stesso “Sono solo un povero frate che prega”.  
E’ vero: un povero frate, che peraltro ha attirato a sé l’attenzione del mondo, e una preghiera, eucaristica e mariana, di contemplazione mistica e di conoscenza sperimentale di Dio, che ha prodotto frutti copiosi, inesauribili, di conversione e di grazia. 
La Chiesa, con il suo pronunciamento ufficiale, ne ha decretato il culto (come avvenuto anche per Papa Giovanni XXIII). 
La liturgia della Messa propria che si celebra il 23 settembre, riconoscendo come egli abbia “partecipato in modo mirabile alla Passione di Cristo”, applica al Beato Padre Pio le parole di San Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo. Non sono più io che vivo. È Cristo che vive in me”. 
Il suo progetto di vita è stato infatti una risposta piena, eroica, al massimo comandamento dell’amore: per giungere alla perfetta configurazione a Cristo e per il sollievo dell’altrui sofferenza – spirituale, morale, fisica – in attuazione di uno speciale disegno di Dio per la salvezza delle anime. 
Un’altra grande lezione ho appreso durante la visita a San Giovanni Rotondo. Quella che possono mutare le condizioni storico-sociali e le situazioni contingenti legate alle vicissitudini umane: l’ospedale di Padre Pio non può cessare di essere “luogo di preghiera e di scienza”, dove il malato non sia soltanto oggetto di studio, ma di contemplazione come fratello che riproduce l’immagine del Creatore e di Cristo sofferente. 
Perciò ogni atto di assistenza, finalizzato al sollievo della sofferenza, diventa un gesto di amore, anche quando la scienza e la tecnica hanno esaurito il loro compito. 
Il concetto è applicato da Padre Pio all’Opera, sempre in occasione del discorso inaugurale: 
Quest’opera, se fosse solo sollievo dei corpi, sarebbe solo costituzione di una clinica modello… ma essa è stimolata e innalzata ad essere richiamo operante dell’amore di Dio, mediante il richiamo della carità”. 
“Siamo dunque chiamati a collaborare a un apostolato di sollievo della sofferenza, con la preghiera e con la scienza. 
Questo Padre pio attende da noi, come dipendenti dell’Opera”: questo mi è stato detto visitando la Casa Sollievo della Sofferenza, aggiungendo: “L’Opera è in cammino. È una creatura della Provvidenza e la Provvidenza non lascia incompiute le sue opere”. 
Come non riandare, una volta di più, a papa Giovanni troppo frettolosamente liquidato dall’intitolazione del nuovo Ospedale di Lecco: c’è una sua immagine, a pochi chilometri da Lecco, fusa nel bronzo. 
Allarga le braccia ad accogliere coloro che salgono la “scala santa” della Madonna del Bosco. 
La stessa Opera di Padre Pio allarga le braccia in tutto il mondo. 

Premessa di Germana Marini: 

“Casa Sollievo della Sofferenza”: un argomento, quello di cui ho brevemente trattato al termine della mia recensione al libro dello scrittore e giornalista Roberto Allegri, che alcuni nostri lettori hanno giudicato alquanto interessante, rammentando di avere, anni fa, letto sul periodico “Il Punto Stampa” un articolo di grande impatto, inerente allo stesso, firmato dal Direttore Claudio Redaelli, del quale si rammaricano di non essere più, purtroppo, in possesso. 
Pensando di fare loro cosa grata, riportiamo qui di seguito, nella versione integrale, la testimonianza di Redaelli su una struttura veramente unica, nata dal generoso cuore di San Padre Pio da Pietrelcina. 

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