2020-06-26

OTORINO. TANTE ATTIVITA’, POCHE RISORSE CE NE PARLA IL DOTTOR GIORGIO DE MICHELI PRIMARIO DELLA DIVISIONE OTORINOLARINGOIATRICA DELL’OSPEDALE CITTADINO

di Germana Marini - Rinverdire la memoria di chi ha vissuto la realtà di un servizio, sotto ogni aspetto eccellente: quello elargito dall’Ospedale lecchese di via Ghislanzoni, nel corso di oltre dieci intensi anni, compresi tra il 1989 e il 2000, e ragguagliare nel contempo le nuove generazioni in merito alla partecipazione dei medici a stage propedeutici all’accrescimento delle acquisizioni scientifiche, messe a frutto all’interno del contesto ospedaliero stesso: ecco le finalità di questo mio revival.

Il raccogliere in una pubblicazione unitaria, edita dall’Editrice C.B.R.S., una nutritissima serie d’interviste ai primari di ogni singola Divisione del presidio cittadino, da me effettuate in un lungo “Viaggio nel pianeta sanità”, mensilmente apparse sul periodico nazionale “il Punto Stampa”, si deve alla lungimiranza del direttore Claudio Redaelli, Consigliere dell’Ospedale provinciale di Lecco dal 1965 al 1981, e Vicepresidente dal 1975 al 1981,  succeduto al dott. Aldo Rossi, all’On. Vittorio Calvetti e al dott. Salvatore Bonalumi.
Pubblicazione dalla tiratura di 300 copie, in men che non si dica esaurite.
<< Questa singolare iniziativa >>, ebbe a dichiarare Redaelli, << posta in essere grazie alla preziosa collaborazione della giornalista Germana Marini e alla cortese disponibilità degli operatori sanitari, è di enorme rilievo, in quanto l’Ospedale rappresenta un’autentica risorsa, un fiore all’occhiello per Lecco, apprezzato com’è in ambito europeo, al punto che da ogni parte giungono qui per affidarsi a mani provatamente esperte >>. Aggiungendo: <<Posso ben dire che le articolate interviste della Marini rimarranno ad esempio di un servizio giornalistico esclusivo, reso possibile dal lodevole impegno professionale, sia di chi le ha curate, che di chi ne è stato protagonista. Mi corre quindi l’obbligo di ringraziare sentitamente, non gli specialisti soltanto, bensì il personale infermieristico, paramedico, ausiliario, i tecnici,  le 75 operose, infaticabili suore all’interno del collegiato e tutti coloro che si sono prodigati al fine di dar lustro a questa privilegiata
struttura >>.

Già nel corso del colloquio telefonico avuto al fine di fissare luogo e orario di quest’intervista, il dottor Giorgio De Micheli , primario della Divisione di Otorinolaringoiatria dell’Ospedalelecchese, aveva lamentato una “decurtazione di organico”, tale da creare oggettive difficoltà in reparto. Lo stesso al cui interno ha svolto la sua trentennale attività, della quale lo preghiamo ora di rifare, per sommi
capi, la storia.
“La Divisione di Otorinolaringoiatria è stata istituita nel 1960, con primario il professor Vago, ed io in qualità di aiuto. Ma appena tre anni dopo Vago ha lasciato Lecco ed io sono rimasto solo sino all’arrivo di uno specialista dalle Marche, trattenutosi non oltre tre mesi. Dal 67 al 74 ho poi lavorato col dottor Nacci, proveniente da chirurgia, dopodiché mi è stato concesso un assistente, dottor Marella, fino all’80. Un secondo posto di assistente è stato successivamente ricoperto da un sanitario, sostituito, alle sue dimissioni, dal dottor Cornacchia, ed
un altro ha fatto ingresso in organico nell’88.  Io avevo auspicato che l’assistente Cornacchia, nato come “audiologo”, seguitasse questa attività, , assurgendo al ruolo di aiuto. Contrariamente il posto di assistente otorino ha subìto, per pura comodità, la trasformazione in uno di assistente audiologo. Nel frattempo Marella, a seguito di un concorso, è divenuto lui pure aiuto. Ora s’intuisce come un reparto composto da un primario, due aiuti e un assistente, risulti sbilanciato. Ho fatto ripetutamente presente tale realtà, sempre sottovalutata in Regione. Operiamo dalle 70, alle 80 neoplasie maligne all’anno,  a 250 e più ammontano gli interventi di grossa chirurgia dell’orecchio, cui vanno aggiunte le tonsillectomie, Effettuiamo annualmente un migliaio di ricoveri, oltre a quelli che avvengono in Day Hospital, e tuttavia solo di recente abbiamo avuto il bene di ottenere una “dimora stabile”. Siamo stati sballottati qua e là per anni , nella convinzione che noi non abbisognamo di un grosso numero di letti. Finché abbiamo finalmente avuto una sala che “corteggiavamo” da tempo”.
AUDIOLOGO: DETERMINANTE RUOLO. DUE TIPI DI SORDITA’

“Qual è la diretta conseguenza della decurtazione di organico, da lei precedentemente esposta?”:
“Quella che l’audiologo è oberato di lavoro , dovendo far fronte a un così vasto territorio. Essenzialmente questi si occupa di problemi diagnostici dell’udito, e di correzione protesica. Protesizzazione che può cominciare dalla prima infanzia, in quanto il 3% dei bambini, tramite il test di “Boel” che si effettua all’età di sei mesi, risulta avere problemi di udito. Si passa allora ad esami più approfonditi, come i “potenziali evocati” e gli esami audiometrici infantili. Due sono i tipi di sordità da cui possono essere affetti i bambini: quella “neurosensoriale”, e quella di “trasmissione”. Ora mentre quest’ultima viene corretta chirurgicamente, nulla si può fare per la prima. Fortunatamente pochi sono i piccoli colpiti dalla forma peggiore, ma valutiamo che essi vanno seguiti nel tempo e che la protesizzazione di tali soggetti per un audiologo è una delle più impegnative e difficili come può testimoniare il “povero” ed efficientissimo dottor Cornacchia.

PRESBIACUSIA  E  SPECULAZIONE.  SORDITA’  DA  RUMORE:  IN CALO

“ C’è inoltre la protesizzazione dell’anziano, che non è meno ardua…”.
“ La presbiacusia è infatti una sordità di tipo neurosensoriale. Non suscettibile di cure mediche, né chirurgiche. Per di più l’anziano necessita di un apparecchio correttivo specifico e che riesca a tollerare in modo soddisfacente. Giova porre in rilievo l’azione di marketing a livello addirittura di “mercato rionale”, condotta dalle ditte produttrici di protesi acustiche, le quali richiedono ai Comuni i dati anagrafici dei vari abitanti spedendo poi a tappeto agli ultrasessantenni dei depliants, o loro diretti inviati. Col risultato che, per apparecchi assolutamente non idonei, le suddette ditte estorcono ricche caparre, proponendo i pagamenti in “comode rate”. Tutto un fiorente commercio, giocato alle spalle, o meglio sulla disgrazia, altrui.  Risulta pertanto essenziale affidarsi a persona di comprovata esperienza e fiducia”.
“A seguito della grossa conversione della tipologia industriale lecchese, c’è stato un proporzionale calo della sordità da traumi?”.
“Senz’altro. Ora che non esiste più la Fornimpianti  né la S.A.E., che si è trasferita la fonderia del Caleotto, che era tra le più rumorose, e che secondo la legislazione attuale le ancora vigenti impongono l’uso di apposite cuffie, registriamo meno sordità imputabili a questa causa. A tale riguardo si demonizzano anche la Discoteche, ma non sempre a proposito. Il rumore è infatti lesivo in funzione della sua continuità, della cronicità, del trauma, con una esposizione che superi gli 80/100 d.B.. Tornando alle fabbriche, sottolineamo che non esisteranno più alcune industrie, ma chi lavora rimane e che il danno acustico prosegue. Esso inoltre non è mai immediato, bensì stimabile alla distanza. Il sordo per causa professionale viene indennizzato dall’I.N.A.I.L., dopo preliminari verifiche, tra le quali sono incluse le “prove di simulazione”, volte a smascherare le “sordità fasulle”…

SUCCESSO DELLA CHIRURGIA TUMORALE. “BUSSATE E VI SARA’ APERTO”…?

“Ma la specialità Otorinolaringoiatrica comporta una notevole attività di chirurgia tumorale maligna. Quanti casi trattate all’anno?”.
“Dai 70 ai 100. Localizzati al cavo orale, alla faringe, alla tiroide e alle ghiandole salivari. Trattasi di interventi, come nel cancro della laringe, con sopravvivenza del 67% a cinque anni dall’intervento che, grazie anche alla diagnosi precoce, riescono a salvare il paziente. Disporre di spazi operativi,  a questi effetti , è vitale. A beneficio d’altri , ci hanno invece recentemente sottratto la seduta operatoria del lunedì, dedicata ai tumori. Ci sono gli interventi programmabili e quelli imprevedibili, rappresentati dalle urgenze. Lavoriamo d’urgenza per la rianimazione e abbiamo altresì a che fare con i politraumatizzati, che arrivano magari a Lecco perché qui c’è la Neurochirurgia, ma nel contempo abbisognano di prestazioni otorinolaringoiatriche. Una nutrita affluenza riguarda poi le persone che debbono effettuare la timpanoplastica, per la quale l’attesa a Bergamo è di tre anni. Tutto ciò senza neppure la metà dei finanziamenti ottenuti da altre località; tanto che è giocoforza domandarsi gli strani canali della sovvenzione da che strada passino. Basta del resto riflettere ai costi di materiali dei quali sono fornite altre specialità , perché balzi all’occhio , lampante, il contrasto. Un piano di “grande rinnovamento” inviatoci chiedeva di cosa abbisognassimo sul piano strumentale. Quella di un microscopio nuovo (il vecchio ha 31 anni e le “articolazioni” super – ossidate), m’è parsa la necessità più impellente, insieme alla sostituzione della “preistorica” e inservibile pinza Brunings, deputata a togliere minuscoli corpi estranei conficcatisi in gola. Proprio ieri la pinza, dopo un’estenuante attesa, è finalmente giunta, ma circa il microscopio abbiamo deposto ogni speranza. “Bussate e vi sarà aperto!”, recita la Sacra Scrittura. Privilegiando il lavoro, rispetto alla questua, non sono mai stato il tipo che per intere giornate staziona a Palazzo. Se le porte restano oggi ostinatamente chiuse, lo dovrò anche a questo! ...”.

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