2020-06-21

CASSIN RACCONTA CASSIN, “un predestinato”: i prodromi di una carriera folgorante

“Capocordata – La mia vita di alpinista” di Riccardo Cassin
Vivalda Editori, Torino - Euro 19,11 - “I Licheni” - Novembre 2001




di Renato Frigerio - “Sono più testardo di questo cocciuto lastrone che mi sovrasta” così si definiva, Riccardo Cassin che si arrampicava tra il 28 e il 30 agosto del 1935 lungo la “illogica muraglia strapiombante” della Cima Ovest di Lavaredo. Aveva 26 anni, ed era quello che Fosco Maraini immagina spiritosamente creato da Dio come “uomo rupe” nella premessa a questo “Capocordata” edito da Vivalda, 380 pagine con 40 fotografie in b/n, libro che ripercorre una vita d’alpinista dalla prima arrampicata a 20 anni nel 1929 al suo colloquio col fascino della montagna, continuo e sempre attuale, entro “movimenti intonati a quelli dell’universo”. 

L’itinerario del lungo percorso trasversale parte sul Resegone e sulle Grigne, prosegue nelle Dolomiti e poi nelle Alpi Centrali e Occidentali, attraversa infine le esperienze caucasiche, himalayane, nordamericane, andine. E ovviamente i pezzi forti, in Dolomiti, sono lo spigolo Sudest della Torre Trieste e la Cima Ovest di Lavaredo, entrambe con Vittorio Ratti, la Nordest del Pizzo Badile con Ginetto Esposito e Vittorio Ratti, Mario Molteni e Giuseppe Valsecchi, lo sperone Nord della Punta Walker delle Grandes Jorasses al Monte Bianco con Ginetto Esposito e Ugo Tizzoni, la parete Nord dell’Aiguille de Leschaux in Val Ferret con Ugo Tizzoni. Pagine di altissima “gioia primordiale” e pagine dolorose come quella della “sleale, amara esclusione” dalla spedizione al K2 per presunta non idoneità fisica e in parte ricompensata poi da capospedizione al Gasherbrum IV, con Walter Bonatti e Carlo Mauri sulla vetta del Baltoro in Karakorum. Si passava nel corso degli anni da un’epoca di pionieri a una di avanzata tecnologia. 
Fabbro e meccanico di origine friulana trapiantato a Lecco Cassin, classe 1909, trovò nelle montagne la passione per la libertà che lo indusse a partecipare alla lotta partigiana coi suoi amici alpinisti, e anche di questo gli dobbiamo essere grati. 
Nel libro rivivono incontri con personaggi dell’epoca del sesto grado quali Tita Piaz, Angelo Dibona, Emilio Comici, Giusto Gervasutti, Pierre Allain, Lucien Devies, la salda amicizia con gli amici lecchesi e in particolare Ginetto Esposito, Ugo Tizzoni e Vittorio Ratti che morirà partigiano il 26 aprile 1945 a 28 anni e di cui alle pagine 130-131 disegna un ritratto giovanile affettuoso. Assistiamo a momenti di gioia e di paura, e conquiste sotto terribili piogge, al piacere della scoperta di nuove vie come quella sui Corni del Nibbio: “Parliamo sottovoce, come se la brezza potesse diffondere il segreto”. Vediamo un chiodo che “terrebbe a freno un toro infuriato”, “uno sperone di roccia ben delineato e ossuto” e “la poderosa dentatura dei Torrioni Magnaghi”. E ci piace annotare ad esempio il tempo che “si frantuma, si sbriciola, si polverizza. Nubi grasse navigano rigonfie, cariche di tempesta” e ancora il cocuzzolo sul quale sorge il rifugio Ciampediè, nel gruppo del Catinaccio, che “è di colore verde smalto come quello dell’erba nutrita, chiuso tutt’intorno dal bosco fitto, e ricorda la tonsura d’un frate”.
Un bel libro, veramente. 




ASTERISCO


“ L’uomo è una creatura piena di contraddizioni: 
la sua vicenda è, da sempre. l’alternarsi di un caparbio 
lottare per assicurarsi agi ed abbondanza con un ricadere 
nell’inquietudine, nell’infelicità, una volta raggiunto 
il benessere. Muove dal profondo della sua natura 
l’impulso di prendere strade difficili, cammini pericolosi, 
sostenuto da un insopprimibile bisogno di confrontare 
la sua capacità, il suo coraggio con gli ostacoli, 
con il rischio. Gli basta raccogliere quella sfida per sentirsi 
dilatare l’anima, il cuore battere più vigoroso, la vita 
assumere subito un significato nuovo, più completo.
Ai ferri corti con l’ignoto, con l’arduo, con l’irraggiungibile, 
l’uomo risponde positivamente, attivamente, pronto 
e gioioso, sugli oceani come nel deserto, sulle calotte 
polari come nell’immensità dello spazio. 
Riconosciuta questa verità, appare meno “strano” l’uomo 
che “dà la scalata alle montagne”.


Eric Shipton (1907-1977): uno dei più importanti alpinisti-esploratori del suo secolo, 
soprattutto un convinto sostenitore, come Harold William Tilmar, che fu spesso 
suo partner, delle spedizioni extraeuropee piccole e leggere. 


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