di Renato Frigerio Il Mount McKinley, coi suoi 6194m è la vetta più alta del Nordamerica, situato in posizione centrale nella catena dell’Alaska, la cosiddetta Alaska Range, lunga circa 650 chilometri, fu chiamato McKinley nel 1897 in onore del Presidente americano, ma attualmente è più diffuso l’originale nome indigeno Denali – “il grande”.
La parete Sud del McKinley.
Riccardo Cassin, caposcuola dell’alpinismo lecchese, all’età di 52 anni, guida una spedizione di Lecco alla conquista di questa tremenda parete di 3200m di dislivello.
Le difficoltà di IV e V grado superate a quota 6000m e nelle condizioni climatiche estreme dell’Alaska danno la misura di questa impresa.
Raggiunta la zona del ramo Sudest del Kahiltna Glacier con un piccolo aereo munito di pattini, in quindici giorni si risolvono i problemi relativi all’allestimento del campo base, e ai primi di luglio si attacca la parete, a 20 chilometri dalla pista d’atterraggio.
I sei alpinisti arrampicando a turno divisi in due cordate portano un terzo campo fino a quota 5200m. Da lì la mattina del 19 luglio attaccano gli ultimi 1000m di dislivello che ancora li separano dalla cima.
Sono tutti sulla vetta: Annibale Zucchi, Romano Perego e Luigino Airoldi, Gigi Alippi, Jack Canali e Riccardo Cassin. Alle 23 raggiungono la cima.
Non stupisca l’ora notturna perché il McKinley si trova vicino al Circo Polare Artico e lì in questo periodo non fa mai buio.
Più drammatica la discesa lungo la stessa via attrezzata nella salita, per le difficoltà di ritrovare il percorso di molto mutato sotto forti nevicate e per il freddo intenso. Si deve tener conto che la latitudine (63° Nord) fa del McKinley la montagna più fredda del pianeta esclusa l’Antartide.
Questo dopo ben 23 ore di continua esposizione causa dei congelamenti che per fortuna non avranno pesanti conseguenze.
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