2020-05-12

SANGUE. TANTE FORZE, UN UNICO TRAGUARDO. “I LECCHESI ECCELLONO QUALI DONATORI!”, ASSERISCE IL DOTTOR GIANFRANCO ERBA. “ED ORA CI APPRESTIAMO ANCHE AL TRAPIANTO DI MIDOLLO”.



di Germana Marini - Rinverdire la memoria di chi ha vissuto la realtà di un servizio, sotto ogni aspetto eccellente: quello elargito dall’Ospedale lecchese di via Ghislanzoni, nel corso di oltre dieci intensi anni, compresi tra il 1989 e il 2000, e ragguagliare nel contempo le nuove generazioni in merito alla partecipazione dei medici a stage propedeutici all’accrescimento delle acquisizioni scientifiche, messe a frutto all’interno del contesto ospedaliero stesso: ecco le finalità di questo mio revival.

Il raccogliere in una pubblicazione unitaria, edita dall’Editrice C.B.R.S., una nutritissima serie d’interviste ai primari di ogni singola Divisione del presidio cittadino, da me effettuate in un lungo “Viaggio nel pianeta sanità”, mensilmente apparse sul periodico nazionale “il Punto Stampa”, si deve alla lungimiranza del direttore Claudio Redaelli, Consigliere dell’Ospedale provinciale di Lecco dal 1965 al 1981, e Vicepresidente dal 1975 al 1981,  succeduto al dott. Aldo Rossi, all’On. Vittorio Calvetti e al dott. Salvatore Bonalumi.
Pubblicazione dalla tiratura di 300 copie, in men che non si dica esaurite.
<< Questa singolare iniziativa >>, ebbe a dichiarare Redaelli, << posta in essere grazie alla preziosa collaborazione della giornalista Germana Marini e alla cortese disponibilità degli operatori sanitari, è di enorme rilievo, in quanto l’Ospedale rappresenta un’autentica risorsa, un fiore all’occhiello per Lecco, apprezzato com’è in ambito europeo, al punto che da ogni parte giungono qui per affidarsi a mani provatamente esperte >>. Aggiungendo: <<Posso ben dire che le articolate interviste della Marini rimarranno ad esempio di un  servizio giornalistico esclusivo, reso possibile dal lodevole impegno professionale, sia di chi le ha curate, che di chi ne è stato protagonista. Mi corre quindi l’obbligo di ringraziare sentitamente, non gli specialisti soltanto, bensì il personale infermieristico, paramedico, ausiliario, i tecnici,  le 75 operose, infaticabili suore all’interno del collegiato e tutti coloro che si sono prodigati al fine  di dar lustro a questa privilegiata
struttura >>.


“Le statistiche attestano che il sangue donato a Lecco supera ampiamente il fabbisogno del nostro Ospedale”, osserviamo. “Di più: è in grado di esaudire molte altre richieste. L’anno scorso sono state raccolte ben 85 unità ogni mille abitanti: un quantitativo enorme, paragonato alle 50 raccolte progressivamente in Lombardia. Come si spiegano queste cifre da record?”, chiediamo al primario del Servizio Inmunoematologico e Centro trasfusionale del Presidio ospedaliero lecchese, dottor Gianfranco Erba. 
“ La raccolta del sangue all’interno del nostro Centro è senz’altro superiore alla norma. Il numero dei donatori nel territorio lecchese è elevatissimo, uno dei più alti, se non il più alto in assoluto rapportato a quello degli abitanti: 72 donatori ogni 1000 abitanti, quando la Lombardia ne conta 22 e l’Europa 35, sempre ogni 1000 abitanti. Ma quello che ha dell’incredibile è che noi abbiamo registrato oltre 10.000 aspiranti donatori su una popolazione di 100.000 abitanti”.
“ Tanto più incredibile riflettendo a quanti timori uno debba superare per realizzare questo prezioso dono…”.
“ Proprio così. C’è innanzitutto la paura del particolare tipo di ago usato per il prelievo, e poi quella del quantitativo di sangue sottratto: intorno ai 300/350 c.c. nella donna e ai 400/450 nell’uomo. Aggiungiamo che chi si propone sa benissimo che ciò non avverrà “una tantum”, ma quasi per tutto il corso della propria esistenza. Conseguentemente il Centro trasfusionale si è dovuto mettere in condizione di far fronte a quest’insperata potenzialità. In tutti questi anni ci eravamo già adoprati affinché il consumo di sangue fosse il più possibile ridotto. Occasionalmente la trasfusione piò divenire infatti veicolo di malattie, il sangue costituendo un presidio farmacologico importantissimo, ma come tutti i farmaci da utilizzarsi soltanto in casi di effettiva necessità. Ora è facile comprendere come l’imponente offerta ci abbia consentito di effettuare una selezione estremamente rigorosa, sia nell’interesse del ricevente che del donatore, sottoposto a tutta una serie di controlli”.
“ Si può ben dire che abbiate raggiunto un livello ottimale nell’impiego del sangue…”.
“Quello che è certo è che uno dei motivi per cui nel nostro territorio la risposta alla donazione è così sentita, si deve alla garanzia di sicurezza della quale beneficia il donatore sotto il duplice effetto della propria integrità fisica e dell’impiego del dono, nella consapevolezza che il suo sangue verrà utilizzato sia per un paziente anemico,  che per chi necessita di piastrine, che per la preparazione di farmaci. Caratteristiche  che hanno determinato che in Lombardia il nostro Centro divenisse un preciso punto di riferimento”.
“ Nel corso di una interessantissima tavola rotonda cui ho partecipato di recente, è stato dato ampio risalto all’intenso, gemellare rapporto instaurato dal Centro trasfusionale locale con quello di Cagliari e al notevole contributo rappresentato dall’invio di globuli rossi dal lecchese a beneficio dei bambini talassemici sardi. Ma quale è stato il meccanismo che vi ha permesso di stabilire questo tipo di collegamento?”.
“ La straordinaria eccedenza di globuli rossi, viene da noi settimanalmente trasferita in Sardegna, coprendo il fabbisogno di quasi 113 di tutti gli affetti da anemia mediterranea che affluiscono all’Ospedale di Cagliari. Ribadisco che a differenza di quanto succede altrove, qui nessuna componente del sangue viene malamente impiegata o sprecata. Il plasma lo destiniamo ad esempio per la produzione di derivati, che servono al trattamento di malattie quali l’Emofilia. L’Italia è costretta ad importare plasma dall’estero, dove viene ottenuto non per donazione, ma dietro pagamento. A questi Centri affluiscono prevalentemente tossicodipendenti, omosessuali e company. Il sangue dei vari donatori, molti dei quali sieropositivi, viene mescolato, con la conseguenza che la stragrande maggioranza degli emofiliaci italiani è stata contagiata dall’A.I.D.S.. Con un minimo di organizzazione, come quella messa in atto nel nostro Centro, ciò in Italia non sarebbe avvenuto. Il nostro Servizio svolge infatti da tempo la scrupolosa diagnostica nel campo dell’ A.I.D.S. “.
“ Ed ora, dopo la donazione di sangue, vi apprestate ad effettuare anche quella di midollo. Appunto sul trapianto di midollo è stato tenuto al Centro Sociale di Germanedo un memorabile convegno, che è servito a sfatare molte false credenze, come quella che il prelievo avvenga a carico del midollo spinale, anziché osseo, col conseguente rischio di paresi. Il quale è servito da incoraggiamento ad operare anche a Lecco in tal senso. Attraverso quale dinamica, dottore?”.
“ In realtà lo scopo del convegno era stato quello di gettare un primo seme, che non ha tardato a dare frutti. Determinante è stata la presenza del professor Bacigalupo di Genova che per primo in Italia ha attuato felicemente il trapianto di midollo, utilizzando come donatore non una persona scelta nell’ambito della famiglia del ricevente, bensì iscritta alla “Banca Mondiale Donatori Midollo”. Il che ci ha indotti a riflettere che il nostro territorio, così disponibile per la donazione di sangue, avrebbe probabilmente risposto con altrettanta generosità. A questo punto l’Associazione lecchese per la lotta contro le emopatie si è attivamente impegnata per rendere fattibile la tipizzazione nel territorio. Com’è logico, nel frattempo noi abbiamo dovuto preparare il personale alla procedura, nonché raccogliere adesioni, tramite propaganda, oltre a creare l’indispensabile supporto informatico. Il nostro Centro sarà infatti collegato ad uno regionale, a sua volta collegato ad un Centro Italiano, il quale fa riferimento alla Banca Europea  Mondiale Donatori di Midollo. Tenuto conto che la probabilità di reperire un donatore compatibile è nell’ordine di 1 su 100.000, si comprende l’esigenza di un’organizzazione così a largo raggio. Quantunque all’inizio abbiamo incontrato difficoltà legate al personale che, non appena addestrato, trovava professionalmente parlando altri sbocchi, seguitiamo a lavorare senza sosta, ed è assai positivo che la stampa ci aiuti a chiarire determinati concetti. Lei accennava alla falsa credenza che il prelievo fosse di midollo spinale, mentre trattasi di quello osseo. Giornalisti di prestigiose testate sono invece incorsi in madornali errori, scatenando allarmismi. E’ pertanto utile precisare che l’unico rischio della donazione di midollo osseo è connesso all’anestesia, e non già alla sottrazione di midollo, che l’organismo prontamente ripristina”.
Le cose da dire sarebbero ancora parecchie, ma il dottor Erba deve partire per Lucca dove l’attende un Convegno, imperniato sul raggiungimento dell’autosufficienza in fatto di plasma e di plasmaderivati in Italia. ( Un invito a nozze, per lui, illustrare le prerogative del nostro Centro modello!..). Subito dopo si recherà al Congresso Mondiale sull’A.I.D.S., che avrà luogo a Firenze con l’intervento dei maggiori scienziati.

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