2020-05-13

NFETTIVOLOGIA. A.I.D.S. E PATOLOGIE TROPICALI: IL NODO. LA PAROLA ALLA PROFESSORESSA ANNAMARIA ORANI, PRIMARIO DIVISIONE MALATTIE INFETTIVE DELL’OSPEDALE DI LECCO

di Germana Marini Rinverdire la memoria di chi ha vissuto la realtà di un servizio, sotto ogni aspetto eccellente: quello elargito dall’Ospedale lecchese di via Ghislanzoni, nel corso di oltre dieci intensi anni, compresi tra il 1989 e il 2000, e ragguagliare nel contempo le nuove generazioni in merito alla partecipazione dei medici a stage propedeutici all’accrescimento delle acquisizioni scientifiche, messe a frutto all’interno del contesto ospedaliero stesso: ecco le finalità di questo mio revival.

Il raccogliere in una pubblicazione unitaria, edita dall’Editrice C.B.R.S., una nutritissima serie d’interviste ai primari di ogni singola Divisione del presidio cittadino, da me effettuate in un lungo “Viaggio nel pianeta sanità”, mensilmente apparse sul periodico nazionale “il Punto Stampa”, si deve alla lungimiranza del direttore Claudio Redaelli, Consigliere dell’Ospedale provinciale di Lecco dal 1965 al 1981, e Vicepresidente dal 1975 al 1981,  succeduto al dott. Aldo Rossi, all’On. Vittorio Calvetti e al dott. Salvatore Bonalumi.
Pubblicazione dalla tiratura di 300 copie, in men che non si dica esaurite.
<< Questa singolare iniziativa >>, ebbe a dichiarare Redaelli, << posta in essere grazie alla preziosa collaborazione della giornalista Germana Marini e alla cortese disponibilità degli operatori sanitari, è di enorme rilievo, in quanto l’Ospedale rappresenta un’autentica risorsa, un fiore all’occhiello per Lecco, apprezzato com’è in ambito europeo, al punto che da ogni parte giungono qui per affidarsi a mani provatamente esperte >>. Aggiungendo: <<Posso ben dire che le articolate interviste della Marini rimarranno ad esempio di un  servizio giornalistico esclusivo, reso possibile dal lodevole impegno professionale, sia di chi le ha curate, che di chi ne è stato protagonista. Mi corre quindi l’obbligo di ringraziare sentitamente, non gli specialisti soltanto, bensì il personale infermieristico, paramedico, ausiliario, i tecnici,  le 75 operose, infaticabili suore all’interno del collegiato e tutti coloro che si sono prodigati al fine  di dar lustro a questa privilegiata
struttura >>.


Rispetto a qualche anno fa, parlare di Malattie Infettive oggi significa ampliare alquanto il discorso, estendendolo a patologie quali l’A.I.D.S. e a quelle cosiddette “d’importazione”, sostanzialmente legate agli extracomunitari o a quanti dall’Italia si recano nei Paesi in via di sviluppo, riportando affezioni tropicali, un tempo rarissime come la malaria e l’amebiasi intestinale ed epatica, che stanno attualmente assumendo una configurazione epidemiologica importante. La professoressa Annamaria Orani, primario della Divisione di Malattie Infettive dell’Ospedale di Lecco, ce ne dà conferma:
“ Si può dire che l’A.I.D.S. e patologie esotiche abbiano cambiato volto ai reparti di Malattie Infettive, determinando l’esigenza di un sistematico mutamento strutturale degli stessi. Proprio alla luce di ciò il Governo, con la legge 135 di recente attuazione, ha disposto affinché su tutto il territorio nazionale venga dato un nuovo, idoneo assetto alle Divisioni di Malattie Infettive, che ora non sono in grado di garantire una collocazione adeguata soprattutto a quei pazienti per i quali sarebbe impensabile altra sede di trattamento, come i malati di A.I.D.S. . Nella normativa rientra naturalmente anche la Divisione lecchese. Noi abbiamo presentato da due anni un modello di reparto da costruire ex-novo. Il progetto è stato già approvato dal Ministero della Sanità e dalla Regione Lombardia, e tra pochi mesi dovremmo discutere quello operativo per l’approvazione definitiva. Confidiamo in tal modo di offrire un futuro più dignitoso ad ogni categoria di pazienti, visto che questa struttura è obiettivamente insufficiente sia come numero di posti letto, che come spazi per il Day Hospital, ambulatori e servizi vari”.
“ Recenti inchieste sulla diffusione dell’A.I.D.S. nel nostro Paese rivelano come la malattia stia uscendo dai ghetti delle categorie “a rischio” per estendersi a macchia d’olio ovunque. Quale è  la situazione epidemiologica locale e internazionale? E non ritiene che intorno a questa problematica parole e inchiostro si sprechino, ma che a livello informativo si faccia poco o nulla?”.
“ Stando ai casi denunciati, l’A.I.D.S. ha fatto la sua comparsa in Italia nell’83 e l’anno successivo nella nostra città. Sono ormai sette anni che ci occupiamo di un problema divenuto sempre più consistente, in ragione della vastità del nostro comprensorio. Noi dreniamo praticamente la provincia attuale e quindi una parte di quella di Sondrio, Bergamo e Como.  Questo già era nell’afferenza dei centri che si riferivano alla nostra Divisione, non esistendo reparti del genere né a Sondrio, né a Merate, né a Bellano. Un territorio esteso, dove la tossicodipendenza incide pesantemente. La problematica, sotto il profilo della sieropositività, è piuttosto accentuata, tanto che il nostro reparto è stato chiamato a svolgere una precisa opera di diagnosi e terapia già dai primi anni d’inizio dell’infezione in Italia. La Lombardia risulta la regione italiana più colpita dal morbo, mentre la provincia di Como detiene il primato. C’è poi il rischio della popolazione generale, nella quale l’infezione da H.I.V. si è travasata, soprattutto in funzione del rapporto eterosessuale. Intrattenendo rapporti sessuali promiscui, i tossicodipendenti che nella nostra penisola rappresentano il gruppo maggiormente colpito, hanno fatto sì che l’infezione si estendesse ad una fascia di popolazione che sta percentualmente crescendo. S’imporrebbe l’attuazione di seri programmi, sino ad oggi disattesi. Una grave pecca è la completa mancanza d’informazione nella scuola, mentre una campagna di educazione sanitaria non è stata avviata”.
“ Lei è reduce dal Settimo Convegno Mondiale sull’A.I.D.S.. Sotto il profilo terapeutico quali novità sono emerse?”.
“ Nessuna clamorosa notizia inerente alla scoperta di un farmaco magico. Diciamo che ogni Convegno Mondiale serve innanzitutto a confrontare i risultati, giacché moltissimi trials terapeutici sono in corso nel mondo con una miriade di farmaci sperimentali, dei quali deve essere valutata l’efficacia. A Firenze si è svolta tutta una serie di simposii satelliti sugli esiti dell’impiego di vari tipi di farmaci, onde selezionare i più utili. Si è altresì esaminata la validità dei diversi vaccini, in fase sperimentale anch’essi, tanto più che il virus H.I.V. ha multiformi caratteristiche genetiche ed è quindi impensabile che un solo tipo di vaccino possa giovare a tutti. Non più ineluttabilmente letale come un tempo, l’A.I.D.S. deve essere considerata piuttosto una patologia “a lunga gestione”, con l’obiettivo di dilatare al massimo la sopravvivenza di pazienti, nella stragrande maggioranza in età giovanile, produttiva e fertile”.
“ Si dice che l’epatite virale mieta più vittime dell’A.I.D.S.. Quale incidenza ha nel lecchese? E in merito alla vaccinazione obbligatoria, fino a che punto si è dimostrato positivo tale provvedimento?”.
“ L’altro importante capitolo delle infezioni, riguarda appunto le epatiti. L’incidenza di quelle acute negli ultimi anni è diminuita in tutto il territorio nazionale. Hanno invece subito un incremento notevole gli esiti di queste infezioni, sfocianti frequentemente in epatiti croniche, cirrosi epatica con versamento ascitico, epatocarcinoma primitivo del fegato. Allo scopo di dominare gli esiti stessi, la cura con Interferone dà una soddisfacente risposta nel 50% dei casi, soppiantando il Cortisone, arma a doppio taglio e di ardua maneggevolezza. Ora abbiamo una legge, che rende obbligatoria fino al dodicesimo anno di età la vaccinazione per l’epatite B, che abbatterà ulteriormente il tetto delle epatiti acute. Questa patologia, tra le più silenti e subdole, non manca però di rivelarsi 10 anni più tardi attraverso i precedentemente menzionati esiti”.
“ La grossa novità di questi ultimi anni è rappresentata dalla scoperta del virus C. Ma si riuscirà a fare piena luce al riguardo? E che ruolo rivestono i marcatori nell’identificazione dei diversi virus epatici?”.
“ Non solo il virus C. è stato scoperto, ma da un anno riusciamo ad effettuare anche la ricerca diretta nel sangue di quest’epatite che percentualmente cronicizza in misura molto maggiore della B. e il cui problema è destinato ad assumere un’enorme rilevanza. Mentre infatti per la B. abbiamo la vaccinazione obbligatoria, per la C. non esiste alcun criterio di prevenzione, tranne gli scrupolosi controlli sulle trasfusioni di sangue. Ci consola il fatto che la C. cronica risponde molto meglio delle altre epatiti alla terapia con l’ Interferone. Mi chiede se in futuro si riuscirà a fare piena luce sul virus C. L’iter seguito fino a questo momento ci ha già consentito di ottenere risultati tali, da rendere ipotizzabili ulteriori progressi”.
“Qualche mese fa è deceduto uno studente del Liceo Artistico per Meningite Meningococcica fulminante. Come è potuto succedere e quali misure cautelative si dovrebbero adottare in sedi nelle quali si pratichi vita comunitaria?”.
“ Nell’ambito delle infezioni neurologiche, oggi come in passato esiste la Meningite Meningococcica fulminante. Trattasi di un tipo d’infezione assolutamente imprevedibile, originata da contagio interpersonale, che si manifesta più facilmente nelle Scuole, Caserme e Comunità varie. Questo per il fatto che una quota di popolazione che si aggira sul 2/3%, è portatrice sana del Meningococco. Esiste cioè un serbatoio del germe, che in alcuni individui può dar luogo alla forma fulminante, con andamento incontrollabile proprio in ragione della celerità dello stesso: 24/48 ore dall’entrata in coma, alla morte per distruzione delle ghiandole surrenali. Ora nell’impossibilità di individuare il portatore ovviamente asintomatico, non c’è misura cautelativa cui fare ricorso. Piuttosto, ogniqualvolta si verifichi un caso indice, nella comunità interessata diviene indispensabile l’osservanza dell’idonea profilassi”.

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