2020-05-26

Lezzeno, luglio 1988: sulla scalinata del Santuario il cardinale Carlo Maria Martini

Lo scorso 10 maggio a salirla è stato anche monsignor Mario Delpini, attuale arcivescovo di Milano. In un libro edito proprio nell’88 dalla Banca Popolare di Lecco la testimonianza del giornalista e scrittore Dino Brivio



di Claudio Bottagisi
Era il 10 maggio scorso, una domenica. Era trascorsa una settimana dall’inizio della parziale ripartenza dopo il lockdown imposto dall’emergenza coronavirus e monsignor Mario Delpini, dall’estate 2017 arcivescovo di Milano, saliva al Santuario della Beata Vergine di Lezzeno per celebrare la messa della quinta domenica di Pasqua “a porte chiuse” e affidare alla Madonna, in tempo di pandemia, le comunità lariane e l’intera diocesi.

“Accogliamolo idealmente con gioia - era stato l’appello rivolto ai fedeli da don Paolo, rettore del Santuario - pur restando ancora nelle nostre case e con la possibilità di seguire la celebrazione eucaristica in diretta Facebook”.
Prima di monsignor Delpini, altri arcivescovi di Milano avevano salito la scalinata che porta al Santuario situato sopra Bellano e caro al culto dei fedeli di tutto il Lario.
Tra gli altri il cardinale Carlo Maria Martini, alla guida della Chiesa ambrosiana dal 1979 al 2002. Era il luglio 1988 e a ricordare quella visita al Santuario, la cui prima pietra venne posata il 6 agosto 1690 e che in una nicchia collocata sopra l’altare custodisce il tondo in gesso con l’immagine della Vergine, fu Dino Brivio nel volume edito dalla Banca Popolare di Lecco proprio sul finire del 1988 dedicato agli “Itinerari lecchesi” e, nello specifico, ai Segni della pietà mariana.

“La protezione mediatrice della Vergine che piange - scriveva il giornalista e scrittore lecchese - non ha mai cessato di manifestarsi in questi tre secoli e l’arcivescovo di Milano cardinale Carlo Maria Martini, salito al Santuario il 10 luglio scorso, sulle orme di tanti venerati suoi predecessori, per partecipare alle celebrazioni tricentenarie e inaugurare nuove opere di abbellimento eseguite per generosità dei fedeli dagli Oblati di Sant’Ambrogio cui lo stesso Santuario è affidato, non ha mancato di portare la riflessione sul significato più vero di quel lembo di terra santa dove Maria ha fatto sentire la voce di Dio”.
Dino Brivio aggiungeva: “E’ questo un luogo, ha detto Martini, dove si è chiamati a meditare in silenzio il mistero di Dio che si commuove sulle sofferenze e le pene degli uomini e, amando il suo popolo, manda Maria sua madre che piange per i peccati dell’umanità impetrando grazie”.
Il giornalista ricordava quindi che il 6 agosto di quello stesso 1988 a Lezzeno aveva desiderato essere presente in spirito pure il Santo Padre Giovanni Paolo II per la celebrazione cui avevano dato lustro il cardinale Giovanni Colombo, a sua volta arcivescovo di Milano dal 1963 al ’79, e il vescovo di Alessandria monsignor Ferdinando Maggioni.
Scriveva in quell’occasione il pontefice: “La misteriosa “lacrimazione” della venerata immagine, della quale tante persone furono testimoni oculari, ancor oggi, dopo tanti anni, ci stupisce, ci commuove e appare profondamente significativa. Essa vale a ricordarci che Maria, sebbene si trovi nella gloria celeste e quindi sia immune da ogni sofferenza, partecipa intimamente al travaglio del corpo mistico di Cristo in cammino verso il Cielo ed è profondamente toccata dalle offese che si arrecano al Signore”.

Il giornalista ricordava altresì che “nella stessa ricorrenza trisecolare è stato cantato un inno alla Madonna di Lezzeno musicato dal cuore di Vittorio De Col ed è stata recitata una preghiera del cardinale Giovanni Colombo alla Vergine”.
Va altresì aggiunto che a incoronare a Lezzeno la Madonna il 6 agosto 1938 fu Alfredo Ildefonso Schuster, che tanto amò il Santuario e che sedette a sua volta sulla cattedra ambrosiana nel periodo compreso tra il 1929 e il 1954, proclamato beato da Giovanni Paolo II il 12 maggio 1996.
Tornando alla visita del cardinale Carlo Maria Martini dell’estate 1988, Dino Brivio chiudeva il capitolo del suo libro dedicato al Santuario di Lezzeno con queste parole: “Le cerimonie sono finite, la gente è sfollata. Anche l’arcivescovo se ne va, nello splendore della porpora ma solo con il suo segretario, per quella scalinata che prima aveva inaugurato insieme ad altre recenti opere di abbellimento. Riparte, come un pellegrino che ha compiuto quando doveva. Bellano è la sotto, con i suoi tetti, il suo lago, le gioie e i dolori dei suoi abitanti, che da tre secoli vivono nella luce del Santuario”.

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