2020-05-17

LABORATORIO ANALISI. “UNA PRECISA BRANCA SPECIALISTICA DELLA MEDICINA”, LA DEFINISCE IL PRIMARIO, DOTTOR EMILIO TROINI

di Germana Marini - Rinverdire la memoria di chi ha vissuto la realtà di un servizio, sotto ogni aspetto eccellente: quello elargito dall’Ospedale lecchese di via Ghislanzoni, nel corso di oltre dieci intensi anni, compresi tra il 1989 e il 2000, e ragguagliare nel contempo le nuove generazioni in merito alla partecipazione dei medici a stage propedeutici all’accrescimento delle acquisizioni scientifiche, messe a frutto all’interno del contesto ospedaliero stesso: ecco le finalità di questo mio revival.

Il raccogliere in una pubblicazione unitaria, edita dall’Editrice C.B.R.S., una nutritissima serie d’interviste ai primari di ogni singola Divisione del presidio cittadino, da me effettuate in un lungo “Viaggio nel pianeta sanità”, mensilmente apparse sul periodico nazionale “il Punto Stampa”, si deve alla lungimiranza del direttore Claudio Redaelli, Consigliere dell’Ospedale provinciale di Lecco dal 1965 al 1981, e Vicepresidente dal 1975 al 1981,  succeduto al dott. Aldo Rossi, all’On. Vittorio Calvetti e al dott. Salvatore Bonalumi.
Pubblicazione dalla tiratura di 300 copie, in men che non si dica esaurite.
<< Questa singolare iniziativa >>, ebbe a dichiarare Redaelli, << posta in essere grazie alla preziosa collaborazione della giornalista Germana Marini e alla cortese disponibilità degli operatori sanitari, è di enorme rilievo, in quanto l’Ospedale rappresenta un’autentica risorsa, un fiore all’occhiello per Lecco, apprezzato com’è in ambito europeo, al punto che da ogni parte giungono qui per affidarsi a mani provatamente esperte >>. Aggiungendo: <<Posso ben dire che le articolate interviste della Marini rimarranno ad esempio di un  servizio giornalistico esclusivo, reso possibile dal lodevole impegno professionale, sia di chi le ha curate, che di chi ne è stato protagonista. Mi corre quindi l’obbligo di ringraziare sentitamente, non gli specialisti soltanto, bensì il personale infermieristico, paramedico, ausiliario, i tecnici,  le 75 operose, infaticabili suore all’interno del collegiato e tutti coloro che si sono prodigati al fine  di dar lustro a questa privilegiata
struttura >>.

Definire il concetto di “Laboratorio Analisi” è ciò che al primario di quello cittadino , dottor Emilio Troini, sta particolarmente a cuore:
“ Questo non è un luogo dove si effettua un prelievo, tornando poi a ritirare a tempo debito l’esito. O meglio: tale non dovrebbe essere, bensì implicare un tipo di rapporto completamente diverso. Trattasi di una precisa branca specialistica della Medicina, tant’è che il Laboratorio Analisi ha anche denominazioni quali “ Istituto di patologia clinica”, o “Medicina di Laboratorio”. L’approccio dovrebbe quindi essere differente da parte dell’ utente e dei medici”.
“ A cosa è imputabile l’asetticità di un pressoché inesistente dialogo?”.
“ In primo luogo alla disinformazione del paziente, il quale dovrebbe invece sapere che qui opera un’équipe molto complessa. Oltre al personale infermieristico che si può trovare negli altri reparti, noi abbiamo preparatissimi tecnici di Laboratorio, biologi e medici. Queste figure sono imprescindibili, in quanto è dalla loro cooperazione che nasce l’esatta interpretazione del dato clinico. Un altro fatto che il paziente ignora è che può rivolgersi a noi senza problemi per qualunque chiarimento o consiglio. Consigli legati alla nostra specialità, ma anche concernenti l’aggiustamento della terapia, visto che effettuiamo esami su monitoraggio dei farmaci”.

SENSIBILIZZARE I MEDICI DI BASE. UNA TECNOLOGIA AL GALOPPO

“ Sappiamo che da un anno a questa parte il 1° Laboratorio Analisi gestisce il Centro per la sorveglianza dei pazienti in terapia anticoagulante orale. In che modo?”.
“ Questi pazienti, portatori di protesi valvolari a seguito di interventi, sono in terapia con anticoagulanti praticamente a vita. Mentre un tempo erano abbandonati a se stessi, oggi l’istituzione dei suddetti Centri garantisce loro un idoneo tipo di assistenza. Noi ne seguiamo un centinaio, che prima venivano solo per esami e poi, nella maggior parte dei casi, si autogestivano, spesso in modo empirico. Ora invece si dedicano validamente ad essi tre medici del 1° Laboratorio Analisi, con piena soddisfazione degli assistiti e altresì dei medici curanti, che hanno compreso che noi non intendiamo interferire con quella che è la loro gestione del paziente, bensì apportare semplicemente il nostro contributo”.
“ A dispetto di ciò, i vostri rapporti con i medici di base non sono ancora idilliaci…”.
“ Infatti. Diciamo che si tratta di rapporti occasionali, improntati più alla conoscenza o all’amicizia, tra primario e medici di laboratorio e certuni di base. E’ auspicabile che col tempo riusciamo ad instaurare una forma di dialogo perlomeno  con quelli interessati, che in definitiva non sono pochi. Il che costituirà una preziosa occasione di arricchimento da ambo le parti”.
“ Tanto più considerando che questa è una delle branche della medicina, che oggi ha un’evoluzione tra le più celeri…”.
“ Ci troviamo in realtà a misurarci con una tecnologia che, di anno in anno, galoppa. In Ospedale la situazione è migliore, potendo avere un contatto più diretto con i vari colleghi, e impostando diversamente le cose, si otterrebbero mutamenti positivi anche al di fuori”. 

PER ESAMI PIU’ MIRATI E PROFICUI.  DA LABORATORIO ANALISI A MEDICINA DI LABORATORIO

“ Che dire in merito alla pretesa concorrenza con le “Strutture convenzionate” ?”.
“ Non siamo assolutamente in concorrenza con la struttura privata. Ma s’imporrebbe anche qui un dialogo tale, da determinare uniformità di risposte”.
“ Quello che lascia perplessi è appunto la non uniformità degli esiti. Come si spiega che rivolgendosi a due Laboratori diversi, l’utente ottenga spesso contrastanti responsi?”.
“ Errori possono registrarsi in ogni campo, e diciamo che tutto dipende dal tipo di metodica usata. Un concetto, questo, difficile da far intendere al paziente, ma non di rado anche al medico di base. Dobbiamo onestamente riconoscere che in merito all’importante valutazione clinica dei risultati, abbiamo parecchia strada ancora da percorrere. Abbastanza approssimativa non molto tempo fa, oggi, grazie agli enormi progressi della tecnologia,  sta raggiungendo insperati livelli. Vale la pena di sottolineare che il medico di base dovrebbe premurarsi di istruire il paziente che si accinge ad affrontare un prelievo. L’errore pre-analitico è gravissimo e suscettibile di inficiare tutto il decorso dell’analisi. Tanto per fare un esempio, una donna che si recasse ad effettuare il dosaggio della prolattina, trovandosi in condizioni di stress per qualsivoglia causa, otterrebbe un risultato falsato. L’astensione da specifici cibi, dal fumo ecc… è altrettanto determinante al fine di garantirsi esiti attendibili. C’è da dire che anche il cosiddetto “valore normale” è attualmente superato. Occorrerebbe addirittura corredare tutti gli esami di un commento. Il “concetto di predittività” è nato appunto per una corretta utilizzazione dell’esame, così come il “livello decisionale” impone un preciso comportamento clinico e diagnostico. Allo stato odierno nessuna normativa obbliga il medico a motivare una richiesta. Cosa che ci permetterebbe di valutare, non solo meglio i dati, ma di approfondire la patologia. Troppi esami si praticano senza seguire un idoneo criterio diagnostico, con inutile sperpero di denaro e di tempo. Insisto sul fatto che un mutato atteggiamento qualificherebbe la richiesta, consentendo esami più mirati e attendibili. Certo molto dipenderà dalle risorse delle quali potremo avvalerci, ma mi prefiggo di dare sempre più un’impronta di “specialità medica” al reparto, in modo che non venga inteso come mero “Laboratorio Analisi”, bensì come “Medicina di Laboratorio”!”.

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