2020-05-10

La Fondazione Lerici di Stoccolma diffonde la cultura svedese in Italia grazie a due docenti dell’Insubria

Come vedeva l’Italia l’erudito professore svedese Jacob Jonas Björnståhl a fine Settecento? E perché non gli piaceva la Sardegna? Lo scopriremo grazie al prestigioso finanziamento che la Fondazione Lerici di Stoccolma ha conferito a Elisa Bianco e Paolo Luca Bernardini, ricercatrice e professore ordinario di Storia moderna dell’Università dell’Insubria, Dipartimento di Scienze umane e dell’innovazione. Saranno loro a tradurre i capitoli sull’Italia dei cinque volumi scritti da Jacob Jonas Björnståhl, per una pubblicazione che uscirà nel 2021 per l’editore Città del Silenzio.

«La Fondazione Lerici – spiega Paolo Bernardini – è un’istituzione legata fin dagli anni Quaranta del secolo scorso al Ministero degli Esteri italiano, che opera in Svezia dal 1942 grazie all’Istituto Italiano di Cultura. È intitolata a Carlo Maurilio Lerici, industriale nato a Verona nel 1890 e morto a Roma nel 1981, che operò ampiamente in Svezia a partire dagli anni Trenta del Novecento, lasciando già in vita una ricca dotazione per la promozione dei rapporti culturali da Italia e Svezia». 
«Il nostro progetto – racconta Elisa Bianco, che insegna sia a Varese che a Como – è la pubblicazione in italiano dell’opera odeporica, ovvero di letteratura di viaggio, dell’erudito e professore svedese Jacob Jonas Björnståhl (Näshulta, 23 gennaio 1731 – Salonicco, 12 luglio 1779), per quel che riguarda la parte dedicata all’Italia. L’opera si intitola Resa till Frankrike, Italien, Schweiz, Tyskland, Holland, Ängland, Turkiet och Grekeland (Viaggio in Francia, Italia, Svizzera, Germania, Olanda, Inghilterra, Turchia e Grecia) e fu pubblicata postuma in cinque volumi tra il 1780 e il 1784. In realtà esiste una traduzione italiana del tempo, ma è molto inaccurata in quanto basata sulla traduzione tedesca, peraltro con numerosi errori. Usando l’originale svedese, la traduzione tedesca e quella italiana, forniremo un’edizione commentata del lavoro, uno dei più curiosi ed insoliti testi odeporici sull’Italia di fine Settecento, osservata da prospettiva spesso inedite, con arguzia e non senza singolari pregiudizi, come per esempio quello contro la Sardegna che provocò una vera e propria levata di scudi».


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