2020-05-17

Bernasconi nel ricordo di Mariolino Conti: “Era forte. E poi era un buono”

Il Ragno protagonista nel 1974 della storica conquista della Ovest del Cerro Torre racconta Matteo: “Era con me nella spedizione del 2007 al Cerro Piergiorgio in Patagonia”



di Claudio Bottagisi
Ha scritto pagine importanti della storia dell’alpinismo e in particolare di quella dei Ragni, di cui fa parte dal 1964. Guida alpina, classe 1944, Mariolino Conti ha un ricco curriculum fatto di ascensioni e spedizioni extraeuropee, ma il suo nome si lega indissolubilmente alla prima salita alla Ovest del Cerro Torre, in Patagonia.

Era il 1974 e, dopo aver scalato sotto l’imperversare del vento e nella morsa del gelo, alle 17.45 del 13 gennaio conquistò quella vertiginosa parete. Con lui, arrivarono in vetta Casimiro Ferrari, Pino Negri e Daniele Chiappa, il “Ciapin”.
Una montagna stupenda e una grande via, classificata di difficoltà ED+. E un grandissimo traguardo, quello raggiunto quell’anno dai mitici “maglioni rossi”.
Tante stagioni vissute da “uomo di vetta” e uno dei pilastri portanti del gruppo della Grignetta, Conti aiuta e sostiene da sempre le nuove leve dell’alpinismo e mette a loro disposizione il suo non indifferente bagaglio fatto di esperienze e di importanti lezioni di vita. A beneficiarne sono stati non pochi giovani rocciatori e tra questi anche Matteo Bernasconi, travolto e ucciso nei giorni scorsi da una valanga staccatasi dal Pizzo del Diavolo in Valtellina.
“L’avevo conosciuto nel 2007 - ricorda Conti - perché aveva fatto parte, con me e con altri Ragni, della spedizione al Cerro Piergiorgio in Patagonia. Era la sua seconda avventura alpinistica extraeuropea dopo quella dell’anno prima al Cerro San Lorenzo e anche se non si concluse vittoriosamente fu un’esperienza per lui particolarmente importante. Era stato bravo e non a caso negli anni successivi la sua determinazione, la sua preparazione e la sua voglia di arrivare l’hanno portato a raggiungere traguardi importanti”.

Il 2007 e il Cerro Piergiorgio, si è detto. “Era l’ultimo grande sogno di Casimiro Ferrari - racconta Mariolino - Io c’ero già stato nel 1995 e c’ero tornato nel 2003, appunto prima di quella spedizione del 2007 di cui aveva fatto parte anche Bernasconi. Ci sarei poi andato nuovamente l’anno successivo e quella volta arrivammo in vetta”.
Il 2008 è anche l’anno che consolida per così dire il legame ideale tra Mariolino Conti e Matteo Bernasconi. Sì, perché proprio quell’anno al “Berna”, allora ventiseienne, riuscì l’impresa, perché tale dev’essere considerata, di ripetere con il valtellinese Fabio Salini la “via dei Ragni” al Cerro Torre tracciata come detto 34 anni prima da Ferrari, Conti, Negri e Chiappa.

“Ci eravamo incontrati prima della sua partenza - ricorda sempre la guida alpina, origini lecchesi, che dopo aver vissuto a Mandello Lario da alcuni anni abita all’inizio della Val Malenco - e gli avevo dato un po’ di dritte su come comportarsi, cosa temere e come affrontare la parete. E per prima cosa su come arrivarci, anche perché io in Patagonia, dove torno quasi tutti gli anni, ho tanti amici…”.
La Patagonia, appunto, il grande amore anche di Matteo. In Sud America Bernasconi c’era stato all’inizio di quest’anno e con Della Bordella e Pasquetto aveva aperto in febbraio una nuova via sull’Aguja Standhardt, la più “piccola” delle cime del gruppo del Cerro Torre.
“Era molto forte ed era un buono - dice Conti parlando sempre del “Berna” - L’ho incontrato l’ultima volta a fine 2019 alla cena di Natale dei Ragni. Sono sicuro che ora mancherà a molti. E mancherà non soltanto ai “maglioni rossi” ma in generale al mondo dell’alpinismo”.

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